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    “SE ILARIA SALIS VENISSE CONDANNATA PER VIOLENZE, NON LA VORREI PIU’ IN CLASSE COME MAESTRA” – SALVINI TORNA ALL’ATTACCO DELLA 39ENNE IN CARCERE A BUDAPEST – IL PADRE DELLA GIOVANE REPLICA: “SALVINI? HO UN AMICO PRINCIPE DEL FORO DI MILANO. GLI FARÀ AVERE PRESTO MIE NOTIZIE. QUI CI SONO DIRITTI UMANI CALPESTATI. E CI SONO MINE VAGANTI CHE VANNO A FRUGARE NEL PASSATO PER DIRE CHE ILARIA, IN FONDO, SE L’È CERCATA. NESSUNA LEGGE IMPEDISCE A UNA MAESTRA DI PARTECIPARE A UNA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA"


     
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    SALVINI, SE SALIS CONDANNATA NON LA VORREI PIÙ IN CLASSE

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    (ANSA) - "Da genitore capisco l'ansia e anche alcune dichiarazioni originali del padre di Ilaria Salis, Roberto. È giusto che il governo sia impegnato con tutte le forze per tutelare la ragazza e ne auspico la completa e rapida assoluzione. Ribadisco, però, che Ilaria Salis è stata bloccata con un manganello e in compagnia di un estremista: in caso di condanna per violenze, a mio modo di vedere, l'opportunità che entri in classe per educare e crescere bambini è nulla". Così il vicepremier e Matteo Salvini.

     

    «FRUGANO NEL PASSATO MIA FIGLIA È CORAGGIOSA: PER LE COMPAGNE DI CELLA È UNA GIOVANNA D’ARCO»

    Francesco Battistini per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

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    «Ah, Salvini...». All’inizio è diplomatico: «Dichiarazioni fuori luogo». Poi è combattivo: «Ho un amico principe del foro di Milano: gli farà avere presto mie notizie». Quindi è arrabbiato: «Qui ci sono diritti umani calpestati. E ci sono mine vaganti che vanno a frugare nel passato per dire che Ilaria, in fondo, se l’è cercata...». Infine, è indignato: «Hanno scritto che perfino io, nel 2009, sarei stato denunciato per un blocco del traffico dei Cobas. Io!... Ma nel 2009 facevo l’amministratore delegato d’una spa da 50 milioni di fatturato, la Robert Bosch. Le pare che avessi tempo per i blocchi del traffico?».

    ROBERTO SALIS PADRE DI ILARIA SALIS ROBERTO SALIS PADRE DI ILARIA SALIS

     

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    A tarda mattina, esce dalla prigione: «Ho trovato mia figlia più rilassata. Più bella. Lunedì aveva fatto tre rampe di scale coi piedi legati, era provata. Le ho spiegato che cosa sta succedendo in Italia, il clamore sul processo, ed era soddisfatta. Le cose stanno un po’ migliorando. Gli ungheresi han fatto le pulizie e anche le compagne di cella erano contente, perché ha ottenuto cose che loro non erano in grado d’ottenere: la chiamano Giovanna d’Arco». Un regime più tollerabile: «L’ha visitata un medico. In principio stava rinchiusa da sola, poi è stata ammessa al laboratorio: almeno, fa qualcosa. Si dedica al cucito.

     

    Ci ha fatto avere un ricamo con la scritta “Auguri”, per il compleanno di suo fratello. Per me, certo, è uno schiaffo vedere una con l’intelligenza d’Ilaria costretta a ingannare il tempo col cucito».

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    Cuore di padre. Che non si nasconde il peso delle accuse. «Io lo dico sempre: se faceva parte di quel commando, è giusto che sia punita. Ma io so che non era lì». E perché? «Ilaria ha sempre fatto sport, era brava in atletica, e ha un suo modo particolare di correre. La si riconosce a vista d’occhio. Quella persona, nel video, corre come la Vispa Teresa...».

     

    Salis trova «assurdo che lo Stato italiano non sia in grado di dire a un altro Stato europeo: possiamo garantire noi i controlli», ma ancora di più chi collega la figlia ai cacciatori di neonazi del gruppo Hammerband: «A Budapest, sono state presentate 800 pagine del processo Hammerband, celebrato in Germania. E quel tedesco, che è stato arrestato in taxi con Ilaria, ha ammesso d’appartenere a quell’organizzazione. Ma in quelle 800 pagine, il nome di mia figlia non compare. Mai. Quel materiale allegato è un pretesto.

    ROBERTO SALIS PADRE DI ILARIA SALIS ROBERTO SALIS PADRE DI ILARIA SALIS

     

    È come se io e lei venissimo arrestati solo perché andiamo in taxi con uno che appartiene a una banda armata». Ilaria però aveva in tasca un manganello... «Uno strumento retrattile che costa 89 euro e si può comprare su Amazon. Uno strumento di difesa. È comprensibile che l’avesse. Io non ho il coraggio che ha mia figlia, non saprei andare in un corteo antinazista. Ma se ci andassi, farei la stessa cosa: mi porterei dietro un oggetto simile. Anche perché, chi aveva di fronte, aveva già manganellato e aggredito 4-5 volte. Sono state fatte analisi sul Dna: il manganello trovato a Ilaria non è mai stato usato sulle vittime del pestaggio».

     

    Detto questo, resta un punto: è vietato picchiare, sia pure un neonazi. «Certo. Le persone non vanno mai toccate. Nemmeno se sono come quel tizio del video, che ha scritto un libro su come sia giusto sterminare gli ebrei. Ripeto: se è stata Ilaria a colpirlo, abbia un processo e una pena giusti. Ma giusti davvero. Invece per lesioni guaribili in pochi giorni, lei rischia 24 anni: un omicida volontario, al massimo 15! Quel tizio, poi, s’è rialzato subito. E quella era gente già a spasso poche ore dopo esser stata presa in flagranza, per aggressione».

     

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    Ma una maestra può partecipare a manifestazioni del genere? «Se si ragiona rispettando le leggi, la legge è chiara: ci sono alcuni reati che impediscono d’esercitare certe professioni. Allora Salvini, invece di chiacchierare, faccia una legge per aggiornare questi reati ostativi. O taccia. Nessuna legge impedisce a una maestra di partecipare a una manifestazione antifascista».

     

    O d’inneggiare all’antifascismo alla prima della Scala... «L’antifascismo non si va a gridarlo tra persone in smoking. Si va dove il fascismo è presente. Come ha fatto mia figlia».

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