Fabio Rubini per “Libero quotidiano”
GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI
Chi si aspettava che a Saronno sarebbe andata in scena una nuova "notte delle scope" - dieci anni dopo quella bergamasca che mise fine all'era Bossi-, coni militanti a contestare Matteo Salvini, è rimasto deluso. Il primo confronto con la base per il segretario è stato ruvido ma costruttivo. In perfetto stile Lega.
Salvini ha subito messo le cose in chiaro, escludendo passi indietro o di lato e, anzi, ha rilanciato la sua segreteria: «Troppo comodo fare come fanno altri - con una chiara allusione a Letta, ndr che lasciano la segreteria dopo la sconfitta elettorale. Io me ne andrò solamente quando riporterò la Lega al 30%».
Parole che suonano anche come un avvertimento a chi in questa settimana sta provando a indebolire la sua leadership. Anche per questo, a precisa domanda dell'ex ministro Francesco Speroni - su cosa fare col Comitato Nord lanciato da Umberto Bossi- Salvini ha spiegato senza esitazioni che «dove c'è la firma di Bossi, subito dopo c'è la mia».
matteo salvini umberto bossi
RIBELLI DELUSI
Un'affermazione che suona da un lato come una "benedizione" per il Comitato, ma dall'altro come un "depotenziamento" per chi «vorrebbe usare questa operazione per rivincite personali». Tanto che subito dopo Salvini avrebbe confermato alla platea che il congresso in Lombardia si farà, ma solo dopo le elezioni regionali e non prima come chiedono i "ribelli".
Strettamente legato a Bossi è uno dei due temi focali che sono stati toccati nella serata: l'autonomia. «L'unica richiesta emersa con forza, è che i militanti vogliono parlare di più dei problemi del Nord e delle questioni che attengono all'autonomia, argomenti che per loro fanno parte della storia del partito», ha spiegato il governatore lombardo Attilio Fontana uscendo dalla sala della riunione.
MATTEO SALVINI
L'altro tema è quello catturato da un audio clandestino nel quale si sente Salvini spiegare alla platea che «la Lega chiederà alcuni ministeri come quello perla Famiglia e la natalità, perché bisogna tornare a mettere al mondo figli senza tanti problemi».
Nulla di nuovo per la verità, visto che la Lega detiene questa delega da sempre: con Lorenzo Fontana prima e Alessandra Locatelli poi, durante il Conte uno e con Erika Stefani nell'esecutivo Draghi.
matteo salvini umberto bossi
Sul capitolo governo è stato Giancarlo Giorgetti a rivendicare l'utilità dell'appoggio a Draghi: «Sono un cog...ne governista - ha scherzato coi militanti però abbiamo fatto bene ad entrarci perché altrimenti chissà quante cose sbagliate avrebbero approvato». Poi disillude i militanti sul governo di Centrodestra: «Guardando avanti, non è che andando a fare questo governo, andrà tutto bene. È evidente che dovremo mandare giù tante cose che non ci vanno, ma andiamo al governo perché pensiamo che, con adeguati pesi e contrappesi, questa volta magari riusciamo ad andare in "buca", a fare l'autonomia, a farci rispettare dall'Europa, a coltivare la nostra diversità, per la quale continueranno ad attaccarci».
GIUSTA RAPPRESENTANZA
salvini giorgetti
A proposito di pesi e contrappesi, anche ieri fonti Lega hanno fatto sapere che «non ci sono veti di alcun tipo su Matteo Salvini, il cui ottimo lavoro ai tempi del Viminale non è in discussione». Una frase che vuol dire tutto e il suo contrario.
Da un lato il leader leghista non ha ancora abbandonato le speranze di tornare agli Interni- anche se non punterebbe i piedi sul nome di Matteo Piantedosi -; dall'altro potrebbe usare la carta Viminale per spuntare dicasteri più pesanti. La rosa è sempre quella: Agricoltura, Infrastrutture, con l'aggiunta ieri di quello allo Sviluppo economico.
MATTEO SALVINI COME IL PATRIARCA KIRILL MEME
A seconda di dove si siederà Matteo, andranno "in buca" anche le altre caselle. Quello che è certo è che la Lega non è disposta a giocare un ruolo da comprimario, anche perché a fronte dell'8,8% uscito dalle urne, può contare su una truppa parlamentare che pesa per il 18%. «A Giorgia Meloni chiediamo, come chiederanno gli alleati di Forza Italia, che la Lega abbia la giusta rappresentanza- spiega il capogruppo uscente al Senato, Massimiliano Romeo -. Non ci sono veti, diktat, non c'è nulla di tutto ciò, c'è la grande consapevolezza che bisogna stare zitti e lavorare. $ quello che i cittadini chiedono».