Marco Cremonesi per corriere.it
salvini renzi
Il cielo di Milano Marittima è sempre più blu, ma l’umore di Matteo Salvini è di tempesta. Nemmeno il ritorno al Papeete, la disco spiaggia dell’amico ed europarlamentare Massimo Casanova, riesce a riconciliarlo. Non con i giornalisti, certamente: «Segretario, ci parla un minuto?».
«Assolutamente no». In realtà, a corruscare il cipiglio del leader leghista non è la certezza, dopo il voto in Senato di ieri, di dover essere processato per i fatti della nave Open arms. In realtà, Salvini era certo almeno da mercoledì che i 160 voti che sarebbero stati necessari a risparmiargli il processo non sarebbero arrivati. E forse, il motivo dell’umor nero è proprio quello.
salvini renzi
Magari Salvini in un aiutino renziano ci sperava. Magari non sarebbe stato sufficiente a evitargli il processo. Ma un voto clamoroso e lo scompiglio tra le fila della maggioranza, come dice un salviniano, «non avrebbe avuto prezzo». Ma l’aiutino non è arrivato. E così, per tutto il giorno, le parole più fiammeggiati Salvini le riserva proprio a Matteo Renzi. A partire proprio dall’aula:
«Preferisco l’imbarazzato “bel tacer” del M5S alle gratuite supercazzole di Renzi e compagnia. Lui è passato dall’avere come modello De Gasperi al comportarsi come uno Scilipoti qualunque». Un refrain che ricorre più delle altre due parole chiave della giornata: «Processo politico».
salvini renzi
Un altro indizio viene dalle parole della sua candidata alla presidenza della Regione Toscana, Susanna Ceccardi. Che in un’intervista a Controradio lo dice a chiare lettere: «I renziani strizzano l’occhio a destra e a manca». E cita la fonte: «Ho sentito da Salvini che Renzi gli avrebbe detto “chiamami e poi ne parliamo del voto”». E il segretario che cosa avrebbe risposto? «Col cavolo che lo chiamo».
salvini
E in effetti, anche in Aula Salvini lo ripete: «Per me, i messaggini non contano niente». Il leader leghista non perde occasione per dare in testa all’ex premier: «Renzi è meno credibile di una pianta grassa, neanche i suoi genitori gli danno più retta». Anche una volta arrivato a Milano Marittima — ciabatte Havaianas rosse, bermuda militari e camicia bianca » — di fronte alle telecamere di Rete 4, il registro non cambia: «Non ho mai dato del venditore di tappeti a Renzi per un semplice motivo: ho troppo rispetto dei venditori di tappeti».
salvini
E ancora: «Italia viva diceva che Azzolina e Bonafede non sono capaci di fare i ministri. E Azzolina e Bonafede sono là. È per questo che sono sempre meno gli italiani che li credono». E di nuovo: «Non li votano neanche i loro genitori».
Certo, qualche puntura c’è anche per Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: «L’anno scorso mi davano una mano a chiudere i porti e quest’anno mi mandano a processo per lo stesso motivo». Ma, appunto, il nemico del giorno è il senatore Matteo Renzi. Perché era dalla prima settimana di luglio che le interlocuzioni tra leghisti e renziani si erano fatte più serrate.
giuseppe conte luigi di maio
Fino al voto per il rinvio della legge elettorale di metà mese, che i leghisti avevano salutato con brindisi. Poi, l’altra notte, il mantenimento al Senato di due presidenze di commissione per i leghisti aveva alimentato la speranza dei salviniani. Che ora masticano amaro: «Renzi si è ridotto a fare l’Alfano, da solo dentro il Palazzo e niente nel paese. Continui pure così…».
conte di maio SALVINI E RENZI renzi