Giulia Cazzaniga per “La Verità”
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Enrico Montesano, dalle letture recitate sulla libertà di Giorgio Agamben, Gunther Anders, Michel Onfray, al palco delle piazze di Roma e Trieste. I toni si sono alzati.
«Ho interpretato tanti bei testi negli ultimi mesi, attraverso i cosiddetti "social". Molti hanno apprezzato e capito, altrettanti non ci sono arrivati. Guardano il dito, invece che la luna. Si scagliano contro chi li sta difendendo, capisce? Non la smetto, perché la mia resta una battaglia di libertà per tutti. La cosa che più mi avvilisce è che la massa è polemica e rissosa».
È forse una novità?
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«Manca ormai il pacato ragionamento, il civile confronto. Si demonizza l'avversario, che è chi non segue il pensiero politicamente corretto, comune e dominante. Ma chi dissente con argomenti e ragionamenti non deve essere considerato uno strano di mente, sta esercitando un suo diritto».
C'è da dire che tv e giornali la corteggiano, non è forse il segno che una dialettica democratica c'è?
«Diciamo che è una democrazia pelosa. Nei talk show c'è sempre bisogno di un nemico da attaccare. I cosiddetti intellettuali mi danno del pagliaccio o del buffone. Quando una persona intelligente arriva alle offese deduco che non abbia argomenti.
SELVAGGIA LUCARELLI E MONTESANO CON IL COVID
Se cito i numeri dell'Istituto superiore della sanità non sto che ponendo un dubbio, ad esempio, senza sostenere alcuna tesi. E con questo non credo di mancare di rispetto verso i morti, come strumentalmente mi si accusa. Anzi, proprio per rispettarli si chiede chiarezza».
Dati controversi.
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«Le cifre si possono sempre interpretare, e persino camuffare, creare ad arte. Ho letto la risposta dell'Iss all'articolo del Tempo, uno spiegone per l'interpretazione corretta dei dati, le confesso che non ci ho capito molto. Ma ribadisco: voglio solo porre domande, tutto qui. La voce del popolo racconta di anziane con il femore rotto ricoverate come caso Covid. Sarà vero? Conveniva alla Asl? Perché non si fanno verifiche?».
Uno dei suoi ultimi post su Facebook è una pagina tutta nera, a lutto.
«Sono triste per l'alluvione che ha colpito la Sicilia, per la morte di un'amica attrice. E pure perché oggi occorre un lasciapassare per fare cose che prima facevamo senza chiedere il permesso. È il sonno della ragione. Anzi, oggi la ragione sta in terapia intensiva».
NOVARA - NO GREEN PASS VESTITI COME I DEPORTATI DEI LAGER
I suoi seguaci sono in crescita?
«La gente capisce se sei sincero o se dici una cosa per un interesse di carriera, economico o politico».
Che lei, quindi, non ha?
«Sono stato già eletto alle comunali di Roma, con 8.300 preferenze al tempo dell'amministrazione Rutelli, e poi al Parlamento europeo con 140.000 voti».
Erano gli anni Novanta, aveva già vinto i David di Donatello come attore. Lasciò il posto a Strasburgo dopo due anni: perché?
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«Mi sarebbe bastato imboscarmi per altri sei mesi e un giorno avrei avuto una buona pensione mensile, ma rinunciai. Lo facevo per passione pura, visto che avevo un altro mestiere. Ma mi era impossibile onorare il mandato che mi avevano affidato i miei elettori, ero solo un numero».
L'abbiamo vista fare un'arringa tra i portuali.
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«La classe operaia sta sempre un passo avanti. A Trieste ho toccato con mano non ideologie, ma idee: libertà, equità sociale, giustizia. Ho visto uomini corpulenti commuoversi e tenersi per mano, quasi quasi ringrazio il Covid perché è stata l'occasione per riscoprirci umani e fratelli».
E pochi giorni fa lei conduceva la piazza No green pass a Roma.
«Credo fossimo in 5.000, avevamo chiesto le autorizzazioni per 500 persone». Eravate pessimisti? «Non ci montiamo la testa. Come si usa in teatro, per scaramanzia, ci si tiene bassi nelle previsioni: prima gli spettatori vanno al botteghino, poi si tirano le somme».
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Ed è andata meglio del previsto.
«A parte i numeri, è la qualità delle persone ad avermi reso contento. Una manifestazione pacifica, una festa. Abbiamo cantato e fatto i nostri cori, rivendicando il diritto alla libertà di parola e di espressione. Liberi di lavorare, sorridere, abbracciarci. Basta con il distanziamento sociale, serve un prudente distanziamento fisico».
Tra voi anche vaccinati?
«Ma certo, e tanti. Perché le persone intelligenti superano questa fasulla dicotomia. Rispettiamo chi in buona fede ha scelto di vaccinarsi, chi è danneggiato da effetti collaterali, chi non vuole fare la terza dose».
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Lei rifiuta da sempre la definizione di «no vax».
«Definizione di comodo, propagandistica. Mi danno anche del negazionista, non lo sono. Sono un dubbioso, ecco. I vaccini li ho fatti, in passato, perché era chiaro che i benefici erano maggiori dei rischi. Oggi ho paura».
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Di cosa?
«Quando mi diranno che l'esperimento è finito, e che è tutto sicuro forse lo farò, il vaccino. Anche se, come ha detto Gianni Rivera da Bruno Vespa, "se ci fosse un effetto avverso su 1 milione e quel caso sono io mi dispiacerebbe molto"».
E con cinema, teatro e ristoranti Montesano come fa, senza pass?
«Rinuncio, non ci vado».
Potrebbe farsi un tampone.
«Evito, grazie. Anche perché preferisco i luoghi aperti, ariosi. Non capisco perché non si aprono mai le finestre nei locali, per creare un ambiente più salutare. È una norma igienica di base, no? Come lavarsi le mani, e tutte quelle cose che ci insegnavano fin da bambini».
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Bastano i rimedi della nonna di fronte al Covid?
«Di sicuro non basta il paracetamolo e la vigile attesa, assurdo. Caso mai l'aspirina. Alberto Sordi una volta mi confidò (lo imita, ndr): "Prenditi mezza aspirina tutte le sere, fa bene, io lo faccio da 20 anni". Io credo in una vita sana: camminare molto, non bere alcool, e glielo dico alla romana, magna' de meno».
Fuma ancora però.
«Ogni tanto un mezzo sigaro, mi rilassa, sì».
Montesano è un «no green pass» invece si può dire.
«Vivevo senza autorizzazione, vorrei tornare a vivere senza».
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In una sua diretta Facebook ha parlato di psicopandemia.
«Mi riferisco al delirio paranoide dello star bene a tutti i costi. Ho solo il diploma da geometra, non voglio tirarmela, ma ho qui sul tavolo un bellissimo libro di Michel Foucault, Nascita della biopolitica. Temo che il lasciapassare sanitario rimarrà, ed è questo che sfugge alla maggioranza delle persone. Dicono: ma tanto siamo già controllati da cellulari e carte di credito. E non vi basta? Che bisogno c'è di avere un controllo maggiore? Siamo già abbastanza connessi: io farei a meno anche del 5G».
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E a cosa invece non rinuncerebbe?
«All'autonomia del mio Paese, alla piena occupazione, ad aiutare le piccole e medie imprese, all'artigianato, all'agricoltura naturale, a una equa distribuzione della ricchezza. Occorre lottare per un ambiente sano, per la salvaguardia del territorio».
Sembra una parte di un manifesto politico. Ci assicura che non prenderà questa strada? L'altro giorno in piazza ha detto che manca una forza che vi rappresenti.
«Guardi, io una palla di vetro tra le mani non la ho. Le posso dire che non è nelle mie intenzioni. Vorrei aiutare, questo sì, i gruppi che stanno nascendo a unirsi, così che ci possa essere una rappresentanza in Parlamento. Se il 50% degli italiani non va a votare è perché non ha fiducia nei partiti».
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Per il sindaco di Roma è andato a votare?
«No».
In passato disse di riporre fiducia nei 5 stelle. Il papà di Alessandro Di Battista di recente le ha dedicato una lettera di elogio e di ringraziamento.
«Bellissima lettera, ne sono lusingato. Sì, nel Movimento credetti, all'inizio e non sono stato il solo, ma poi sono rimasto deluso. Sono un uomo libero da sempre. Nel 2007 - scusi se mi cito, visto che i socialisti mi insegnarono che non bisogna avere il culto di sé stessi - misi in piedi uno spettacolo di grande successo, s' intitolava: È permesso?».
scontri no vax roma
Uno show «scorretto».
«Eh sì, perché già allora chiedevo se fosse consentito esprimere un concetto non conforme al pensiero dominante. Non di destra, non di sinistra: distinzione obsoleta».
I suoi seguaci cosa votano?
«Mi scrive qualcuno che si definisce "un vecchio comunista" e pure gente di destra. Mi dicono che magari non siamo d'accordo su tutto, ma che ormai le cose sono cambiate e mi sostengono in questa lotta per la libertà».
E non siete nemmeno pro Draghi, a quanto leggo dal manifesto della manifestazione romana.
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«Ci hanno dato dei violenti perché qualcuno ha bruciato una foto del premier. Capirai che violenza, mica era un assalto a mano armata. Siamo pacifisti. Mettiamola così, tanto per parafrasare la ministra dell'Interno: noi non stiamo protestando, stiamo verificando la capienza delle piazze. Ridiamoci su, perché ormai si è perso pure il senso dell'umorismo».
La sua, la vostra, è quindi anti-politica?
«No, ma i partiti hanno una grave responsabilità, se siamo in questa situazione la responsabilità è loro. Hanno impoverito l'Italia. Le bollette aumentano, così come i prezzi per fare la spesa. Ho lanciato l'idea di fare del mutuo soccorso, distribuendo pacchi alimentari per chi è in difficoltà.
Vedremo se ci riusciremo. Il punto è che una volta, al governo, fosse Craxi o Moro, c'erano persone elette dal popolo. Il governo non è eletto, ma nominato, lo sappiamo, ma Draghi non lo ha votato nessuno».
Dunque?
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«Io tornerei alla prima Repubblica, sa? O a qualcosa che molto le somiglia. Togliatti e De Gasperi sapevano che se si fossero scontrati avrebbero fatto il male del Paese, e invece trovarono una sorta di accordo, per il bene dell'Italia».
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