Verzaubert von Schönbergs „Verklärter Nacht“, aufgewühlt von Busonis Klavierkonzert – was für ein Konzertabend!
Vielen Dank an die @santa_cecilia, Sir Antonio Pappano und @igorpianist für dieses Erlebnis. #MusikfestBerlin @BerlinPhil pic.twitter.com/SyqWXYzCfm
— Berliner Festspiele (@blnfestspiele) September 5, 2022
Alberto Mattioli per "La Stampa"
orchestra di santa cecilia alla philharmonie di berlino 1
Ci sono sale mitiche dove suonare, per le orchestre ospiti, è l’equivalente dell’esame di maturità: che so, la Carnegie Hall o il Musikverein o il Concertgebouw. E la Philharmonie di Berlino, la “casa” dei Berliner. Qui è arrivata, reduce da un “sold out” ad Amburgo, l’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia con il suo direttore musicale sir Antonio Pappano, il pianista Igor Levit e un programma certo non molto da tournée, men che meno da tournée di orchestra italiana.
orchestra di santa cecilia alla philharmonie di berlino 2
Anzi, come dice sir Tony, “impraticabile”: il Concerto di Busoni, preceduto dalla Verklärte Nacht di Schönberg nella versione per orchestra d’archi. Sempre Pappano, alla vigilia: «Il concerto di Busoni non lo si esegue quasi mai, era in programma durante la pandemia, poi è saltato. Ma volevamo farlo, lo merita. Suonarlo qui è un’opportunità: più di così, cosa puoi volere? E poi mai come in questo brano Busoni è stato combattuto fra la sua identità italiana e quella tedesca».
igor levit
Il problema, naturalmente, è come eseguirlo. Si è capito fin da una Verklärte Nacht insolitamente drammaticissima, un vero poema sinfonico, che i ceciliani erano in splendida forma (in splendidissima la spalla, che si chiama Andrea Obiso, è siciliano, ha un’autorità eccezionale e, incredibile ma vero, soltanto 28 anni) e nella forma mentis giusta, emozionati, concentrati, ma non succubi della sala e del mito che rappresenta, consci di essere la miglior orchestra italiana e una delle migliori d’Europa. Il brano di Busoni è uno dei brani più pazzeschi mai concepiti: una specie di “Sinfonia dei mille” del concertismo per pianoforte, il genere di pezzo, commentava un raffinato, che avrebbe scritto Berlioz se fosse nato mezzo secolo dopo.
abbraccio tra igor levit e antonio pappano 5
Comincia come un normale concertone postromantico e poi divaga fra ipervirtuosismi lisztiani, fanfare wagneriane, canzoni napoletane, folli tarantelle con gare fra pianoforte e orchestra all’insegna di chi fa più note in meno tempo, citazioni di tutto il citabile, anticipazioni di tutto l’anticipabile (perfino momenti di puro Prokof’ev) e finisce con un coro maschile che sembra intonare le messe cantate del Parsifal ma su versi tedeschi di un poeta danese, Adam Gottlob Oehlenschläger, in onore di Allah.
orchestra di santa cecilia alla philharmonie di berlino 2
Insomma, una pazzia che può essere ferro o può essere piuma, tormento o estasi: dipende dall’esecuzione. Qui siamo decisamente all’estasi. Levit è curioso fin dal modo di presentarsi. Se ne sta accucciato sul suo seggiolino ondeggiando la testa a ritmo di musica, immerso in una specie di soliloquio, poi si desta e spara un pianismo scatenato e sfrenato ma sempre espressivo, sempre al limite, tutto un volteggiare senza rete in una specie di gara con sé stesso e con l’orchestra che ti tiene con il cuore in gola e una domanda nella testa: ce la farà? Sì, ce la fa, e come.
abbraccio tra igor levit e antonio pappano 4
L’orchestra non è meno concentrata e virtuosistica (nella ricordata Tarantella si è visto Obiso saltare letteralmente sulla sedia), il Coro di Piero Monti preciso e potente, e Pappano non solo riesce a tenere tutti insieme, che sarebbe già molto, ma anche a dare al pezzo un’impossibile coerenza, credendo, e dunque facendoci credere, che questo continuo divagare abbia un senso. Ovvio che dopo un’ora e quarto di delirio musicale e goduria acustica, sull’ultimo accordo Levit si alzi di scatto e vada ad abbracciarlo, che la sala esploda e vada avanti, in piedi, con applausi ritmati per otto minuti buoni. Serata memoranda, insomma.
abbraccio tra igor levit e antonio pappano 3
Si esce felici, sia dal palco che dalla sala. E quando una splendida vecchia berlinese sente parlare un gruppo di giornalisti in missione, si avvicina, chiede “siete italiani?” e ci fa i complimenti, anche a noi che non c’entriamo niente, solo per il fatto di essere italiani come questi artisti meravigliosi, beh, non sei solo felice, sei anche molto, molto orgoglioso.
alberto mattioli
orchestra dell accademia nazionale di santa cecilia philharmonie di berlino abbraccio tra igor levit e antonio pappano 2 orchestra di santa cecilia alla philharmonie di berlino