1 - LE COLPE DI BONAFEDE PER IL PESTAGGIO IN CELLA «IL MINISTERO SAPEVA»
Gian Micalessin per "il Giornale"
francesco basentini alfonso bonafede
«Prima di mettere in croce gli agenti di polizia penitenziaria bisognerebbe interrogarsi sulle responsabilità politiche del ministro Alfonso Bonafede. Pur sapendo quanto era successo a Santa Maria Capua Vetere il ministro è rimasto stranamente silente su questa vicenda per tutto il mandato.
le violenze dei poliziotti sui detenuti a santa maria capua vetere 5
Eppure per risolverla bastava una sua visita al carcere, seguita dalla punizione dei responsabili e dalla denuncia alla magistratura. Anche perché i fatti erano in parte già noti. Mancavano i filmati, ma il resto si sapeva. C' è da chiedersi perché il ministro abbia deciso di non agire innescando un' inchiesta e una diffusione di filmati devastante non solo per la Polizia Penitenziaria, ma per l' immagine dell' Italia nel mondo».
violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 2
La domanda non arriva da Matteo Salvini che ieri è stato il primo a tirar in ballo l' ex ministro di Giustizia Alfonso Bonafede per la vicenda delle violenze sui detenuti del Reparto Nilo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. A proporre il quesito, invitando a darsi delle risposte, è una fonte del Giornale ai vertici del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria.
ANTONIO FULLONE
La gravissima e prolungata inerzia del ministro grillino solleva infatti interrogativi inquietanti. Il principale riguarda l' identità di chi ai vertici del Dap o del Ministero di Giustizia, ha al tempo autorizzato l' azione punitiva. «Quell' incursione non è avvenuta per decisione del capo reparto di polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, né del direttore del carcere che in quei giorni non c' era. Il raid è stato deciso ed eseguito racimolando un gruppetto di agenti nei vari istituti della regione aggregandoli in un fantomatico Nucleo Operativo d' Intervento creato a livello regionale» - racconta al Giornale Daniela Caputo, segretario di Dir PolPen, il sindacato dei funzionari di Polizia Penitenziaria.
violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere 1
Ma a quel punto c' è da chiedersi se il vero decisore sia soltanto l' «indagato» Antonio Fullone, al tempo responsabile del Provveditorato del Dap in Campania. Il via libera al fantomatico «Nucleo Operativo» potrebbe esser stato preceduto da consultazioni con Francesco Basentini, il Direttore del Dap, fedelissimo di Bonafede, dimessosi il primo maggio 2020 in seguito allo scandalo sugli arresti domiciliari concessi ai boss mafiosi per l' emergenza Covid.
alfonso bonafede francesco basentini
Di certo stando al procuratore Maria Antonietta Troncone, responsabile dell' inchiesta sulle violenze, Basentini rispose con un «hai fatto benissimo» ad un Fullone che lo informava di avere disposto la «perquisizione straordinaria» del 6 aprile 2020. Resta da chiedersi se, oltre all' informativa a posteriori, vi sia stata un' autorizzazione preventiva concordata da Fullone e dal Direttore del Dap.
Un' intesa preventiva con i vertici del Ministero e del Dap spiegherebbe l' atteggiamento «stranamente silente» di Bonafede sulla vicenda. Pur di coprire se stesso e il fido Basentini il ministro a 5 Stelle avrebbe messo la sordina ad una vicenda che poteva venir risolta con una serie di duri provvedimenti interni seguiti da una collaborazione con la magistratura.
Matteo Salvini al carcere di Santa Maria Capua Vetere
Un vicenda che, per come viene raccontata ora, sembra, invece, figlia esclusiva della ferocia e della voglia di vendetta di un gruppo di spregiudicati secondini.
L' ipotesi di una responsabilità diretta dell' ex ministro grillino è stata ventilata ieri da Matteo Salvini. «Il ministro era Bonafede, chiedete cosa è successo a lui... il ministro venne il Aula a dirci che era tutto sotto controllo... evidentemente non era così» - ha detto il capo della Lega prima di raggiungere Santa Maria Capua Vetere ed incontrare la Direttrice e gli agenti del carcere.
elisabetta palmieri
«Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Questo però - ha detto Salvini al termine della visita - non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria».
2 - IL PROVVEDITORE IN CHAT CON L'EX CAPO DEL DAP «SPOSTATI 100 UOMINI» «HAI FATTO BENISSIMO»
Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"
le violenze dei poliziotti sui detenuti a santa maria capua vetere 8
Il nome di Antonio Fullone, fino all' altro giorno provveditore del Dap in Campania, compare 544 volte nella misura cautelare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Per lui la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip ha ritenuto che ci fossero gli estremi solo per imporgli la sospensione per 8 mesi dall' esercizio dell' attività svolta.
Dagli atti raccolti emerge che il suo ruolo fu determinante nella decisione della vicedirettrice del carcere (che nell' aprile 2020 faceva da reggente) di disporre la perquisizione straordinaria nel reparto Nilo. L' operazione di fatto servì per far uscire dalle celle i detenuti che il giorno precedente erano stati protagonisti di una protesta, e sottoporli a pestaggi e umiliazioni da parte del personale di polizia penitenziaria e degli agenti dal Gruppo di supporto inviati come rinforzo.
misure cautelari per 52 poliziotti santa maria capua vetere
Dalle chat recuperate sullo smartphone sequestrato a Fullone emerge che da un lato il funzionario interviene sulla vicedirettrice già per fare stroncare la protesta dei detenuti dicendole che «l' unica scelta è quella di usare la forza» (cosa che non avverrà perché la protesta rientra spontaneamente, ma sarà solo rimandata di poche ore) e dall' altro tiene costantemente aggiornato l' allora capo del Dap, Francesco Basentini.
Mentre nel carcere sta salendo la tensione perché si è diffusa la notizia di un detenuto positivo al Covid, lui gli scrive: «Ho spostato già 100 uomini su Santa Maria». Il giorno dopo, quando il capo del Gruppo di supporto, che è alle dirette dipendenze del provveditore, lo informa della delusione degli agenti di Santa Maria che avrebbero preferito intervenire durante la protesta, e lui decide quindi per la perquisizione straordinaria, avverte ancora Basentini: «Era il minimo per riprendersi l' istituto. Il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così», gli scrive.
«Hai fatto benissimo», è la risposta.
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Nell' immediatezza della perquisizione straordinaria, Fullone è in contatto con il comandante di Santa Maria. Che lo avverte: «Utilizziamo anche scudi e manganelli». E lui approva, ma con prudenza: «Ok se necessario ovviamente».
Nei giorni successivi ai pestaggi, quando, secondo gli inquirenti, alcuni degli indagati tentano di far sparire le registrazioni del circuito di videosorveglianza, il capo del Gruppo di supporto scrive a Fulloni: «Vado a Smcv. Per video». E poi: «Sono sul posto, ho raccolto tutto». «Ottimo», commenta il provveditore.
Il 10 luglio 2020 i pm titolari delle indagini lo interrogano. Fullone ammette di aver deciso la perquisizione straordinaria e rivendica di aver agito legittimamente perché in presenza di «specifiche situazioni emergenziali».
violenze sui detenuti al carcere di santa maria capua vetere
Ma dice di aver saputo dei pestaggi solo quando ne hanno parlato i media: «Nessuno mi ha mai informato, tra le persone che avevano operato in concreto, del fatto che ci fossero state violenze ai danni di detenuti». E quando gli chiedono se dalle immagini registrate saprebbe riconoscere i poliziotti picchiatori, risponde: «Sono chiaramente disponibile per ogni contributo utile». Quindi gli fanno vedere tre video. E per tre volte dice: «Non riconosco nessuno».
RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE RIVOLTA NEL CARCERE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE