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    “SANTANCHÈ CI SPIEGHI CHI C’È DIETRO AI PRESTITI” – PARLA GIUSEPPE ZENO, CAPOFILA DEI SOCI DI MINORANZA CHE HANNO FATTO RICORSO AL TRIBUNALE PER LA VICENDA DELLA VISIBILIA EDITORE, LA SOCIETÀ FINO A OTTOBRE CONTROLLATA DALLA MINISTRA SANTANCHÉ E SU CUI INDAGA LA PROCURA DI MILANO PER BANCAROTTA E FALSO IN BILANCIO – “LE CHIEDEVO PERCHÉ RICORRERE AI PRESTITI DI NEGMA GROUP, SOCIETÀ CON SEDE ALLE BRITISH VIRGIN ISLAND. MA NON SONO MAI RIUSCITO A PARLARLE. A UN CERTO PUNTO SONO INIZIATE LE CONVERSIONI DELLA NEGMA CHE QUINDI DETENEVA AZIONI. E SI VEDEVANO MOVIMENTI STRANISSIMI…


     
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    Estratto dell’articolo di Luca De Vito per “la Repubblica - edizione Milano”

     

    DANIELA SANTANCHE' DANIELA SANTANCHE'

    Quello di Giuseppe Zeno - 58 anni, originario di Torre del Greco e residente alle Bahamas - è il primo nome che appare tra i soci di minoranza che hanno fatto ricorso al Tribunale per la vicenda della Visibilia Editore, la società che fino a ottobre era controllata dalla ministra Daniela Santanché e su cui ora indaga la procura di Milano per bancarotta e falso in bilancio. Operatore nei mercati finanziari di mezzo mondo, titolare della "Giuseppe Zeno Family Group", con gli altri soci aveva acquistato sul mercato il 5 per cento della società. Dalla loro denuncia è cominciato tutto.

     

    Quando e perché vi siete interessati alla Visibilia?

    "Nel 2019 volevamo avviare un'attività di pubblicità del nostro gruppo sul web. Le nostre società si occupano un po' di tutto, dalla produzione di energia rinnovabile ai prodotti alimentari. Quindi ci siamo detti, invece di andare spendendo soldi qua e la facendo pubblicità, cerchiamo di trovare un canale unico e vediamo di organizzare in modo intelligente l'attività sul web".

     

    E quindi dopo averla studiata siete entrati nella società.

    daniela santanche daniela santanche

    "Ci siamo presentanti come azionisti al 5 per cento e lo abbiamo subito comunicato alla Consob. Da quel momento in poi però i vertici della Visibilia non hanno mai voluto avere a che fare con noi, non ci hanno mai voluto incontrare. […] Mandavo i miei avvocati alle assemblee, ma non era mai possibile parlare con la presidente".

     

    Perché la situazione è diventata tesa?

    "Noi chiedevamo a cosa servissero quei soldi, perché ricorrere ai prestiti di Negma Group, una società che ha sede alle British Virgin Island. Eravamo pronti a investire e convinti che ne sarebbero serviti di meno per fare bene".

     

    Il primo prestito obbligazionario però risale al 2017, prima che voi entraste.

    "Sì, ma poi sono proseguiti. All'inizio è normale che ci sia bisogno di liquidità, ma continuavano a chiederne. Perché farlo, senza neanche ascoltarci?".

     

    Prestiti convertibili in azioni.

    DANIELA SANTANCHE DANIELA SANTANCHE

    "Esatto. A un certo punto sono iniziate le conversioni della Negma che quindi deteneva azioni. Quando un'azienda fa un aumento di capitale partecipano tutti. È una questione di quanti soldi ha uno o l'altro, come una sorta di rilancio. Invece questo sistema delle obbligazioni convertibili è come voler privilegiare qualcuno: un'operazione alla luce del sole, ma che immobilizzava noi che volevamo comprare. Non ci rendeva possibile partecipare sul mercato perché per noi il prezzo era più alto".

     

    Cosa è successo poi?

    DANIELA SANTANCHE DANIELA SANTANCHE

    "Ci siamo domandati fin da subito cosa succedesse con quelle azioni. Era un titolo molto volatile che con quattro soldi saliva e scendeva. E si vedevano movimenti stranissimi: comunicavano che il venerdì Negma aveva il 14 per cento e poi il lunedì questa quota non c'era più. Inspiegabile".

     

    A questo punto cosa avete fatto?

    "Ho scritto a tutti, dalla Consob, alla Banca d'Italia. Anche alle banche dove Visibilia e Negma hanno i conti. Ma non ho avuto riscontri".

     

    Nell'esposto segnalate una serie di mancanze.

    GIURAMENTO DANIELA SANTANCHE GIURAMENTO DANIELA SANTANCHE

    "Nel prestito obbligazionario ci sono tre figure: chi riceve il denaro e quindi emette l'obbligazione, chi dà i soldi e chi fa da intermediario. In questa operazione l'intermediario era la stessa Negma. Hanno ricevuto due fatture, una da 165mila euro e l'altra da 150mila euro per l'intermediazione. Perché esporsi a questo rischio? Chi c'è dietro Negma?". […]

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