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    SANTÉ? LIMORTÉ! - ALLARME ROSSO A PARIGI, NELLE TERAPIE INTENSIVE IL 90% DEI LETTI È GIÀ OCCUPATO - I POSTI IN RIANIMAZIONE SONO CIRCA 5MILA, MENO DI 7MILA I RESPIRATORI (VENTILAZIONE MECCANICA) MA SOLTANTO 180 GLI ECMO, PER ASSICURARE L'OSSIGENAZIONE EXTRACORPOREA. NEL 2009, DURANTE L'EPIDEMIA DI H1N1, C'ERA STATO UN PICCO DI 2200 PAZIENTI CHE AVEVANO AVUTO BISOGNO DI UN'ASSISTENZA VIA ECMO


     
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    Francesca Pierantozzi per “il Messaggero

     

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    Vicino all'entrata del pronto Soccorso della Pitié Salpetrière, penzola un cartello con una scritta nera un po' sbiadita: Urgences en grève, pronto soccorso in sciopero. Ma dentro nessuno sciopera: dietro al bancone dell'accettazione del primo ospedale di Parigi, il personale con le mascherine smista quelli in coda, dappertutto foglietti bianchi con la scritta, grossa, nera e, questa, non sbiadita Covid-19. Invitano a chiamare il 15 se si hanno sintomi o solo preoccupazioni, ma a evitare di venire qui.

     

    PREVISIONI

    L'ospedale pubblico francese è in crisi da un anno, stato di agitazione permanente contro i tagli a fondi e personale, ma la crisi ormai è un'altra: affrontare l'epidemia. Non quella in corso, quella dello stadio 2 che definisce ancora misure di contenimento, ma quella che verrà, lo stadio 3 della gestione e attenuazione, quella in cui i cui numeri sono ancora solo previsioni e che richiederà «una logica di azione collettiva» e la mobilitazione massima dei reparti di terapia intensiva e rianimazione.

     

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    Riassume bene la situazione il primario del reparto malattie Infettive della Pitié Salpetrière Eric Caumes: «Se abbiamo mille persone, il sistema non avrà alcun problema a prenderle in cura, ma se si tratta di diecimila persone, o di dieci milioni in un lasso di tempo ristretto, allora avremo grosse, grosse difficoltà».

     

    IL BOLLETTINO

    Nel suo bollettino quotidiano ieri il direttore generale della Sanità Jérome Salomon ha annunciato 191 casi in Francia, 61 di più in 24 ore . Tre sono finora i morti, l'ultima, una donna di 89 anni, trovata positiva al coronavirus dopo il decesso. Oltre l'ottanta per cento dei casi di Covid19 è benigno, con sintomi e decorso di una comune influenza. Il 15-20 per cento presenta complicazioni, il 5 per cento avrà bisogno di cure più intensive, se non della rianimazione.

     

    Le percentuali sono (più o meno) note, ma non il numero assoluto di contagi cui fanno o faranno riferimento: il 5 per cento di 10mila o di 10 milioni? Per 8-12 settimane, come scommette il governo francese col suo piano epidemia messo a punto per la H1N1, o per mesi? Ormai sono 108 gli ospedali indicati dal ministero come centri di cura per il Covid-19, erano 38 fino a una settimana fa.

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    «In ogni dipartimento ci sarà almeno un ospedale di riferimento in grado di accogliere i malati e di prenderli in cura dall'inizio e fino alla fine del trattamento», ha detto il ministro della Sanità Olivier Veran. Ma non tutti gli ospedali Covid-19 avranno quello che serve. Basterà che ci sia almeno un'unità di malattie infettive, con la possibilità di avere letti anche in altri reparti, con la supervisione di un infettivologo.

     

    Ma è soprattutto la capacità di ricezione dei reparti di terapia intensiva e rianimazione che preoccupa. I posti letto in rianimazione sono circa 5mila, meno di 7mila i respiratori (ventilazione meccanica) ma soltanto 180 gli Ecmo, per assicurare l'ossigenazione extracorporea. Nel 2009, durante l'epidemia di H1N1, c'era stato un picco di 2200 pazienti che avevano avuto bisogno di un'assistenza via Ecmo.

     

    IN FILA PER IL LOUVRE PARIGI CORONAVIRUS IN FILA PER IL LOUVRE PARIGI CORONAVIRUS

    Le autorità sanitarie si preparano anche a liberare posti letto nelle unità di soins intensifs che sono quelle con il più alto tasso di occupazione: oscilla tra il 93 e il 97 per cento. Circa la metà sono riservati a pazienti che hanno subito un intervento, nella stragrande maggioranza cardiologico. L'indicazione è adesso di rinviare tutti gli interventi considerati non vitali e rimandabili. Ieri, nonostante l'emergenza, una catena umana di medici e infermieri ha circondato l'ingresso dell'ospedale Robert-Debré a Parigi, per chiedere più mezzi, più personale, più fondi, subito.

     

    «Se il coronavirus si estende e diventa una vera epidemia, non saremo in grado di farci carico di tutti i pazienti», allertava ieri un cardiologo col camice bianco, fuori dall'ospedale. Stesso tono da Cherine Benzouid, membro del Collectif Inter-Hopitaux, il collettivo di medici, infermieri, personale sanitario e pazienti che organizza da un anno la mobilitazione degli ospedali pubblici francesi: «Il ministro della Sanità non può dire che siamo pronti a far fronte al coronavirus: quest'anno non siamo riusciti nemmeno a far fronte in modo corretto alla bronchiolite».

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