Natalia Aspesi per “il Venerdì di Repubblica”
donatella, gianni e santo versace nel 1994
Questa autobiografia non sarebbe forse stata scritta se l'autore non avesse quel cognome, o per lo meno non l'avrebbe intitolata Fratelli. Ed è infatti soprattutto il rimpianto di anni in cui lui, Santo, e Gianni e Donatella erano una cosa sola di affetto, complicità, business, successo, denaro: erano i Versace, protagonisti dei grandi momenti di splendore, tra la metà dei 70 e la fine dei 90, nel tempo cupo di stragi fasciste, rivolte studentesche, Brigate Rosse, eroina e poi quel flagello dell'Aids che molto colpì proprio il regno felice della bella moda.
I Versace hanno perduto Gianni 25 anni fa, assassinato misteriosamente a Miami davanti alla sua villa; Donatella forse da tempo si è allontanata da Gianni, non ha voluto collaborare al libro e neppure leggerlo, e lui, tra le tante fotografie che accompagnano il testo, ne ha scelta una sola in cui c'è anche lei, i tre fratelli insieme, reperto dell'incancellabile antica fratellanza. Forse rimossa, certo molto rimpianta.
SANTO DONATELLA VERSACE
La ferita tra fratello e sorella si è aperta nell'orrore della tragedia di Miami con quel testamento forse azzardato (secondo Santo redatto dopo uno dei loro tanti litigi ma che col tempo sarebbe stato corretto) che lasciava il 30 per cento di tutta quella ricchezza a Santo, il 20 a Donatella e il 50 alla di lei figlia Allegra, adorata dallo zio Gianni, una bambina allora di 11 anni, troppo fragile per sopportare quella morte e quel peso assurdo di responsabilità e denaro. «Questo significava che fino al 2004, quando Allegra avrebbe compiuto 18 anni, Donatella avrebbe avuto virtualmente in mano il 70 per cento della società... Era troppa pressione per tutti».
Chi c'era ricorda a Milano il funerale in Duomo di un uomo, Gianni Versace, 50 anni, non solo celebre per il suo genio, ma anche molto amato per la sua gentilezza e generosità. Dietro le transenne la folla dei grandi eventi, davvero commossa, assisteva alla sfilata della celebrità il lutto, la principessa Diana, che poco più di un mese dopo sarebbe morta tra i rottami della macchina distrutta a Parigi, al braccio di Elton John in lacrime, e Carolyn Bessette, moglie di John Fitzgerald Kennedy Jr. che con lui sarebbe scomparsa in mare due anni dopo, e Sting con la moglie e i tanti colleghi compreso il grande rivale, Giorgio Armani, e quelle top model da lui inventate, donne grandi di vistosa bellezza, le donne degli uomini ricchi, che decoravano la Milano da bere, la bella vita craxiana.
casa casuarina
Naturalmente si brontolò e Don Antonio Mazzi "scatenò" una polemica sul fatto che non si sarebbe dovuto concedere il Duomo per le esequie di un omosessuale...
Gianni era stato molto coraggioso a dichiarare pubblicamente di essere gay. Oggi si direbbe fare coming out. Lui lo fece senza giri di parole nel 1995, in un'intervista con il mensile della comunità gay americana The Advocate. Santo cita Richard Martin, curatore del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York: «Non c'è dubbio che l'identità gay di Gianni Versace sia parte integrante del suo lavoro come stilista».
Mentre lo stesso Gianni in un'intervista aveva detto: «Se un uomo commenta la bellezza maschile, per esempio di un divo del cinema, la gente penserà che è gay... ma per le nuove generazioni le cose sono già molto diverse, credo che tra qualche anno ci sentiremo tutti di commentare qualunque tipo di bellezza senza temere di essere etichettati in un modo o in un altro». Nel luglio 2011, Santo era ancora deputato del Popolo della Libertà, cooptato da Berlusconi nel 2008, «ci fu la discussione sul disegno di legge che avrebbe dovuto introdurre l'aggravante di omofobia nel codice penale.
Venne affossato. Io mi ribellai. In aula fui l'unico deputato della maggioranza a farlo». Finì la legislatura nel gruppo misto. «Non mi sono più candidato. In conclusione è stata un'esperienza deludente». Ricorda un aneddoto a una cena da lui organizzata per gli industriali del settore moda, presente Berlusconi. Un invitato se ne va e al suo posto arriva una ragazzina, «ci viene detto che è un'amica delle figlie di Berlusconi che è una grande appassionata di moda. Il nome? Noemi Letizia. La rividi un anno dopo su tutti i giornali».
santo versace fratelli. una famiglia italiana
CALABRESI, NON MAFIOSI
Ancora prima dell'assassinio di Gianni, si era cominciato a ipotizzare legami illegali dell'azienda. «Noi non avevamo nulla da nascondere. Siamo calabresi, non mafiosi. Nel 2010 in una trasmissione televisiva si parlava di un libro sulle infiltrazioni mafiose al Nord. Nel libro c'erano palate di fango contro di noi... Gianni sarebbe stato ucciso all'interno di un ipotetico fantasmagorico scontro con gente che nessuno di noi ha ma incontrato né conosciuto. L'anno della morte di Gianni avevamo pagato centoquattro miliardi di lire di tasse. Non proprio un comportamento da azienda alla canna del gas che si rivolge alla 'ndrangheta».
CON MAMMA FRANCA
Reggio Calabria, una famiglia per bene. Nonno materno Giovanni, calzolaio, anarchico mandato al confino dopo i moti dei Fasci Siciliani, papà Nino commerciante di carbone e poi di elettrodomestici, mamma Franca, tipica donna italiana d'epoca, sottomessa al patriarcato per poter comandare con pugno di ferro la famiglia, la sua gestione e il suo denaro. Tutti ubbidienti, in più lei sarta di lusso e di successo, 15 dipendenti, le signore di Reggio in fila per le sue toilette. Nascono Tinuccia, che morirà bambina, e poi Santo, e poi Gianni, e anni dopo Donatella. «Se qualcuno si aspetta che io in qualche modo attacchi mio fratello, o mia sorella, resterà deluso. Pur nelle incomprensioni e nelle difficoltà di alcuni momenti, il legame resta profondo e sincero».
santo versace, woody allen con la moglie soon yi previn e minnie driver sfilata versace 1998
Santo si laurea in Economia e commercio a Messina, Donatella, molto studiosa, in Lingue a Firenze. Gianni ha già scelto altro; adolescente va a Parigi con la mamma «a comprare i cartoni di Dior, Chanel, Chloé» (così usava allora, le sarte italiane rifacevano il lusso parigino) e poi la convince ad aprire accanto alla sartoria una massima novità, la boutique di prêt-à-porter, chiamata Elle, diventandone il buyer, con immediato successo.
Sono i primi anni 70, il made in Italy ancora non esiste, lo stilista è solo il collaboratore di produttori di abiti, il più noto è il meraviglioso Walter Albini che per primo oserà mettersi in proprio. Ma a Reggio Calabria c'è questo giovane compratore di gran gusto, perché non farlo salire al Nord? Ricorda Santo: «Per aiutare Gianni a realizzare il suo sogno prendo in mano la situazione...». Solo un paio d'anni dopo «cominciai a impostare la Gianni Versace a tavolino, a modo mio... investimmo una cifra che oggi fa ridere, venti milioni di lire, diecimila euro attuali...».
Donatella Versace al funerale di Gianni con la figlia
A Milano li raggiunse anche Donatella e iniziò per loro, ma anche per le tante celebrità del lusso italiano, un'epoca di meraviglie: persino per noi giornaliste che, dedicandoci alla moda, venivamo allora mal giudicate dai colleghi, ma in compenso avevamo accesso a ricevimenti stupendissimi, a cene fantasmagoriche, a sfilate sempre più pazze, a sederci accanto alle celebrità, e alle famose cose firmate, le borse e i cappottini che tutte le ragazze sognavano e che a noi venivano regalate.
UN DOLORE COSÌ GRANDE
fratelli Versace
Tra il 1981 e il 1986, i Versace comprarono l'antico palazzo Rizzoli di via Gesù, 4.281 metri coperti, un cortile di 600, un giardino di 900. I grandi saloni immediatamente adornati da arte neo-classica e reperti archeologici e opere della transavanguardia, mentre nella palazzina di New York si moltiplicavano i Picasso, seppur i meno epocali, e nella antica villa di Moltrasio brillavano barocchismi di ogni tipo. Ospiti i divi americani, le celebrità del rock, chiunque fosse giovane e gay: e in mezzo noi invisibili, col nostro flute di champagne al lume di mille candele, un po' stordite e certo grate.
Pur di avere quel magnifico palazzo, io, dice Santo, «ero pronto a batterlo all'asta sino a 19 miliardi di lire». Gianni si fidava di lui così tanto che più di una volta gli chiese di «liquidare fidanzati che cominciavano a diventare molesti o che lui non sopportava più». Il lungo amore, sino alla morte, era stato per Antonio D'Amico, citato dal testamento ma escluso dall'azienda.
Santo Versace ha 78 anni, due figli di primo letto e quattro nipoti, una bella sottile seconda moglie, Francesca, 25 anni di meno, che ha rinunciato alla sua professione di avvocato dopo essere stata dirigente della Presidenza del Consiglio dei ministri, ispettore di Finanza pubblica al ministero dell'Economia. Lui se ne vanta moltissimo e nel libro abbondano le foto della coppia. Lui ha abbandonato il mondo della moda e adesso si occupa di produzione cinematografica con la Minerva film e ha già vinto premi ai festival.
gianni versace funerali
La Gianni Versace è stata venduta anni fa agli americani per due miliardi di dollari, e si chiama ormai solo Versace, un marchio che vuole dimenticare il suo creatore: si vende Versace anche su Instagram. Donatella continua ad essere il volto e la consulente creativa dell'azienda, Allegra si occupa delle campagne pubblicitarie con grande successo. Credo che sia suo il palazzo di via Gesù. Il solo estraneo a quello che è stato il regno che ha aiutato a nascere e crescere, è lui, Santo. Il dolore per essere stato cancellato, dall'azienda e forse dalla famiglia, gli ha dettato questi ricordi.
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