Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
putin gas
Lo choc energetico della guerra si sta riversando sull'Europa come uno tsunami partito non appena il primo stivale russo ha calpestato il suolo ucraino. Ora il continente e l'Italia sono alle prese con una cascata di implicazioni: economiche, finanziarie, ma anche politiche ed etiche, perché i Paesi dell'Ue si trovano di fatto a co-finanziare l'aggressione di Vladimir Putin a Kiev pagando a Mosca le forniture di gas, petrolio e carbone a prezzi esorbitanti in moneta forte e al riparo dalle sanzioni che essi stessi hanno appena stabilito.
le vie del gas russo
Che questo equilibrio non possa reggere a lungo risulta chiaro però dall'esplosione delle quotazioni in queste ore. Ieri il prezzo del gas europeo sul mercato di Amsterdam è rincarato del 42,2%, su valori più che doppi rispetto ai livelli già altissimi di inizio anno. Il carbone ha fatto registrare un balzo del 33% e ormai tratta al triplo dei prezzi del primo gennaio; quanto al petrolio (Brent), è cresciuto del 6% e scambia ai massimi dal 2014. Il detonatore nelle ultime ore è stato proprio il pacchetto di sanzioni alla Russia, benché le materie prime fossili restino fuori.
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«Il mercato ha iniziato da solo ad applicare un embargo sugli idrocarburi russi», spiega Simone Tagliapietra, ricercatore di Bruegel e docente della Cattolica di Milano. «Gli intermediari non vogliono più trattare il gas siberiano o il petrolio degli urali, perché temono nuovi divieti». La Russia oggi vale un decimo delle esportazioni mondiali di greggio e quasi il 40% delle importazioni di metano in Europa, quindi i rischi di scarsità delle forniture nel futuro prossimo mettono istantaneamente le ali ai prezzi.
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Ma anche senza contare il balzo delle ultime ore, si sta verificando una torsione paradossale: proprio mentre cerca di paralizzare le fonti di finanziamento del regime putiniano, l'Europa lo sta finanziando come non mai. Lo si può stimare dai dati della Bp Statistical Review of World Energy. Nell'ipotesi di una proiezione sul 2022 dei prezzi di martedì - prima dei picchi di ieri - l'Europa quest'anno verserebbe alla Russia circa 260 miliardi di euro per comprare gli stessi volumi di gas, petrolio e carbone importati nel 2020 durante la profonda recessione pandemica.
putin e il gasdotto south stream
È una somma pari a un quinto del prodotto interno lordo russo. Nell'ipotesi invece di prezzi medi dell'energia simili a quelli meno elevati di inizio gennaio, i Paesi dell'Unione verserebbero a Mosca circa 130 miliardi di euro. Mai accaduto prima. Eppure queste somme in valuta pregiata diverrebbero liberamente fruibili dal governo di Mosca mentre commette crimini di guerra, anche perché da Bruxelles è arrivata una decisione che ha creato sorpresa: dal pacchetto di sanzioni contro Mosca sono escluse Sberbank e Gazprombank, prima e terza banca russa, entrambe controllate strettamente dal governo. Entrate del Cremlino Forse anche per questo Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha commentato le sanzioni con tono di sfida: «L'economia russa sta subendo seri colpi - ha riconosciuto -. Ma rimarrà in piedi perché c'è un certo margine di sicurezza».
COME ARRIVA IL GAS IN ITALIA
Impossibile dire oggi se, alla fine del 2022, i governi europei avranno contribuito con cento o duecento miliardi di euro al bilancio del regime che oggi bombarda Kiev, Kharkiv e Mariupol. Di certo il blocco da parte di Bruxelles della parte in euro delle riserve della banca centrale di Mosca vale circa 185 miliardi, ma rischia di essere controbilanciato dalle entrate del gas e del petrolio in breve tempo. Certo è anche quanto accade in questi giorni, nelle stime di Simone Tagliapietra di Bruegel: ai prezzi di ieri l'Europa versa a Mosca 800 milioni di euro al giorno, dei quali quasi 80 vengono dall'Italia.
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Austerity sui consumi Districarsi in breve tempo da questa contraddizione è impossibile, perché essa è il frutto della miopia strategica dell'Europa almeno dal primo attacco all'Ucraina nel 2014. Impensabile rinunciare di colpo a tutto il gas russo, che vale un terzo dei consumi europei, senza chiudere le fabbriche e sprofondare in recessione. Eppure il disgusto nell'opinione pubblica per i crimini di Putin e la stessa tensione dei prezzi imporranno presto una svolta: su tutte le fonti fossi l'Europa è di gran lunga il primo cliente di Mosca e deve cercare di sottrarsi il più possibile.
UCRAINA - ATTACCO DEI RUSSI A KIEV
Propone Chicco Testa, presidente di Assoambiente: «Iniziamo a comprare almeno carbone e petrolio da altri Paesi e a ridurre i consumi non essenziali di gas». Diminuzione delle temperature in casa, meno illuminazione notturna, limiti di velocità ridotti e ora legale prolungata sono le prime misure possibili. Chi non vuole provarci per scelta morale o politica, dovrà adeguarsi per far tornare i conti.