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    “SIAMO ALLA ROTTURA MERKEL-MACRON, BRUXELLES NON SARÀ PIÙ COME PRIMA” – PARLA L'ECONOMISTA GIULIO SAPELLI IN LIBRERIA CON 'PANDEMIA E RESURREZIONE': "ANGELA ULTIMAMENTE NON NE HA AZZECCATA UNA. L’ITALIA? SULLO SFONDO, UNA COMPARSA. MA UN PAESE COSÌ GRANDE NON PUÒ FALLIRE E DEVE ESSERE SALVATO, SENNÒ CROLLA L' EURO – QUELLO DI DRAGHI E’ UN GIOCO DI SPECCHI SUL DEBITO: PARLA PER LA GERMANIA - CONTE RISCHIA LA FINE DI TSIPRAS…."


     
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    Giorgio Gandola per la Verità

     

    merkel macron conte merkel macron conte

    «Rileggendo San Paolo si elaborano teorie interessanti». Per il professor Giulio Sapelli, economista, docente universitario, analista e saggista di livello internazionale, la sospensione dell' esistenza è tutt' altro che inutile. Ieri ha dato alle stampe il pamphlet più fresco e intrigante del momento: Pandemia e Resurrezione (editori Guerini e Associati e goWare, che lo pubblica online e su Amazon). Perché l' epidemia ci dice cose che noi umani non immaginavamo o solo sospettavamo. Con un imperativo: «Ora tifiamo Italia, poi bisogna cambiare tutto andando alle elezioni».

     

    Professor Sapelli, perché l' ispiratore del suo libro è San Paolo?

    «Ho riletto la Lettera ai romani. C' è quel passaggio del capitolo otto sulla speranza messa alla prova nelle situazioni più orribili. Se speriamo in quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. C' è un' attesa di cambiamento, tanto per cominciare nell' Europa».

     

    Rottura prolungata, direbbero nell' ippica. Cosa vede dietro quei litigi?

    «La necessità di un cambiamento epocale e la lentezza nel farlo fra Stati divisi. Da una parte Germania e Olanda, dall' altra l' Europa del Sud. E in mezzo la Francia.

    Emmanuel Macron ha aderito alla lettera dei nove sui coronabond e poi ha fatto un passo indietro. La classica mossa del cavallo della diplomazia francese quando si sente debole, cioè quasi sempre. Però ha spiazzato Angela Merkel».

    lagarde merkel macron lagarde merkel macron

     

    Ci spieghi il duello Merkel-Macron.

    «La Germania oggi ha un sistema politico fondato sui partiti in crisi. Macron al contrario i partiti li ha distrutti e governa da bonapartista. E questo ai tedeschi non va bene, perché se prende un raffreddore politico manda al governo Marine Le Pen. Mai i rapporti fra i due sono stati a un livello così basso».

     

    E noi dove stiamo?

    «Sullo sfondo, comparse. Ma dentro un Paese così grande che non può fallire e deve essere salvato, sennò crolla l' euro».

     

    Se lo aspettava il Mario Draghi del «bisogna fare debito»?

    «Quello è un gioco di specchi e c' ero caduto anch' io. Ho pensato che dietro ci fossero gli americani che hanno sempre sponsorizzato Draghi. Poi ho notato: il presidente della Bundesbank Jens Weidman tace, la Frankfurter Allgemeine tace, da Le Monde e Le Figaro niente siluri. Allora ho capito che Draghi parlava per i tedeschi. E infatti Angela Merkel ha preso tempo per cambiare politica».

     

    Sarebbe una svolta epocale.

    «Ultimamente la signora non ne ha azzeccata una, ha bisogno di riflettere. Ha voluto a tutti i costi Ursula von der Leyen a Bruxelles, senza esperienza, senza pedigrée.

    Mai stata una volta primo ministro, non se la fila nessuno.

    emmanuel macron angela merkel emmanuel macron angela merkel

    Poi l' altra Caporetto: la sua delfina designata Annegret Kramp-Karrenbauer è stata sconfitta in Turingia e ha dovuto ritirarsi».

     

    Anche a Roma si sussurra che un' Europa così non ha senso.

    «Lo può dire l' opposizione, non il presidente del Consiglio perché un minuto dopo dovrebbe trarre le conseguenze. Conte vuole il Mes senza condizioni, l' Europa del Nord chiede le solite lacrime e sangue. Così lui rischia di fare la fine di Alexis Tsipras. Del resto, Giovanni Agnelli diceva che le politiche di destra vanno fatte fare alla sinistra».

    Nel frattempo Conte combatte l' epidemia a colpi di decreti.

    «Leggi eccezionali, provvedimenti extraparlamentari.È un governo bonapartista, come quello di Macron. Solo che fra i due c' è una certa differenza, Conte potrebbe fare solo l' ultimo dei marescialli».

     

    Passato il virus, qual è la prima riforma da chiedere all' Europa?

    ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON BORIS JOHNSON ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON BORIS JOHNSON

    «Sono due. La prima è una Bce che faccia la Banca centrale stampando moneta illimitatamente. Negli Stati Uniti in tre giorni la Federal reserve ha pompato 2.000 miliardi di dollari e il governo ha potuto pensare a sostenere tutti i lavoratori, perfino gli interinali. Da noi la Bce è guidata da madame Lagarde, una signora solo ben vestita».

    Noi abbiamo già perdonato la Cina per il virus, gli americani no.

    «Gente di buona memoria. Il Senato ha votato un Bipartisan act per denunciare le menzogne della Cina. In Italia invece abbiamo tre quarti della classe dirigente imprenditoriale e burocratica che è filocinese. Lo fanno per interesse, ci vuole poco a fargliela smettere».

     

    Parlava di due riforme per l' Europa. La seconda qual è?

    «Una Costituzione in cui tutti si possano riconoscere.

    Solo così si può finirla con i patti di stabilità e le Troike. E finirla anche con le spinte nazionaliste diverse dal patriottismo. Insomma, questo è un tempo di meditazione».

    Il declino della globalizzazione porterà ad avere più Stato nella società.

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    «L' unica globalizzazione è stata quella finanziaria. Il centro della società non è l' economia, ma la società stessa. Lo Stato dovrà assumersi più responsabilità. Ora la Bce distribuirà denaro non per un altro reddito di cittadinanza, ma per nuove imprese di Stato. E per queste servirà una nuova classe dirigente».

     

    Bisogna ripartire da zero?

    «Basta con la società civile, ci vuole una nuova società politica. E la politica è una cosa seria, comincia nei Consigli comunali, poi regionali e finisce in Parlamento. Chi ci crede deve saper scalare la ciminiera per farsi i muscoli; non è più tempo di arrivare in cima senza basi. Abbiamo un ministro degli Esteri che non sa l' italiano».

    Nel libro lei teorizza che il «tutti in casa» è una strategia sbagliata.

    «Bisognava sanificare le aziende, metterle in sicurezza e continuare a produrre come hanno fatto Taiwan e la Corea del Sud. La salute non comincia negli ospedali, ma nei luoghi in cui viviamo. In difesa del lavoratore ci sono procedure di business continuity. E il sindacato, invece di minacciare scioperi, dovrebbe conoscerle».

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