Melania Rizzoli per "Libero quotidiano"
ipocrisia
Esiste una dimensione molto più buia, oscura e dannosa della menzogna, oggi talmente diffusa da essere diventata una sorta di maschera sociale per ottenere vantaggi: è l' ipocrisia.
Spesso identificata come l' opposto della sincerità e della trasparenza, questo atteggiamento include un insieme di comportamenti legati alla scarsa chiarezza, alla falsità e all' ambiguità, ovvero la tendenza a fingere, a simulare, ad esibire un falso disinteresse e camuffare le proprie intenzioni, mirate alla conquista di un bene, di una posizione, dell' affetto o della stima di una persona.
MELANIA RIZZOLI
In realtà tutti noi nella vita quotidiana facciamo un uso, seppur modesto, dell' ipocrisia, come quando per esempio fingiamo piacere ad incontrare una persona che avremmo evitato, o quando ci mostriamo gentili e cortesi con chi non vorremmo esserlo, ma in questi casi sarebbe meglio parlare di diplomazia anziché di ipocrisia, poiché la cortesia, l' educazione e la gentilezza sono ingredienti necessari in ogni ambiente sociale, e soprattutto opportuni quando non è il caso di esprimere senza filtri il proprio sentire. L' ipocrisia è peggio della menzogna perché nasconde dietro sembianze amichevoli una volontà di potenza mirata al possesso o all' accaparramento di un bene o della stima, per rendersi graditi ed accettati per poi prevalere ed ottenere vantaggi personali.
L' ipocrita è consapevole di indossare una maschera che considera funzionale nei suoi rapporti con il mondo esterno, recitando una commedia che non lo rappresenta per quello che è, evitando di mostrare palesemente l' effettiva intenzione finale, e la persona ipocrita spesso assume le sembianze di un amico di cui fidarsi, con cui parlare e confidarsi, di un partner fedele e disponibile, mentre dietro al proprio agire nasconde un desiderio di conquista, di opportunismo o di frode, riconoscibile dalla falsità del rapporto, identificabile dalla mancanza di reciprocità e coinvolgimento nella relazione.
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l' origine "Ipocrisis", dal greco "simulazione" era il nome dato agli attori di teatro che recitavano e simulavano un ruolo, ma oggi l' ipocrisia la troviamo ogni giorno sul palcoscenico della vita quotidiana, in tutte quelle persone che si comportano diversamente da quello che pensano, che fanno cose differenti da quelle che dicono, che sono portavoce di principi morali e senso di giustizia senza crederci, e che spesso si contraddicono nei gesti, negli atteggiamenti e nelle discussioni con coloro che la pensano diversamente da loro.
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L' ipocrita è la persona che nel fare un complimento dice celatamente una cattiveria facendola trapelare in modo sottile, mascherandola da elogio, esaltando alcune caratteristiche, spesso non veritiere, come fossero difetti, ma delle quali è invidiosa o gelosa, rivelando scarso rispetto al reale modo di essere e mentendo sui propri fini ed interessi. In realtà gli ipocriti dimostrano sofferenza nelle proprie relazioni, dovute spesso a delusioni nei confronti di atteggiamenti non sinceri e leali, che hanno minato in passato la loro sicurezza e provocato dolorose disfunzioni, rendendoli conflittuali, litigiosi, sospettosi e con un intimo senso di inadeguatezza. L' ipocrisia infatti si alimenta con la scarsa fiducia in se stessi, con l' incapacità a relazionarsi a viso aperto e ad interloquire lealmente con il mondo esterno, nascondendo le emozioni basilari, inclusa l' ostilità repressa, il cui ferreo controllo psichico impedisce di trapelare.
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le tipologie Ci sono ipocriti di tutti i tipi: i manipolatori, i falsi buonisti, quelli convinti di essere sempre nel giusto, quelli che si indignano per principi che non rispettano, quelli che giudicano gli stessi difetti che hanno loro stessi, che elogiano chi è debole, povero e possibilmente sofferente, e poi tutti quelli che insinuano, che esigono, che vedono nel successo altrui motivi di sospetto, che poi criticano malignamente fingendo comprensione. Molto spesso però l' ipocrisia è inconsapevole, sinonimo di una stupidità manifesta, che nasconde la propria ottusità e inadeguatezza dietro atteggiamenti vittimistici che manifestano fragilità e insicurezze, le quali divengono improvvisamente violenza e aggressività ignorante nel momento in cui ci si sentono incompresi e non valorizzati secondo la propria visione di sé.
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Ai bambini si insegna che la verità è giusta, che mentire è un' abitudine da evitare sempre, ma verso i 10-13 anni si sviluppa nei ragazzi un principio di coscienza sul senso di giustizia, che rivela pian piano le contraddizioni degli adulti e ci si comincia a chiedere se è meglio offendere con sincerità oppure mentire per semplice educazione. È questa l' età in cui inizia la convivenza con l' ipocrisia ancora innocente, che oggi appare pienamente istituzionalizzata nella nostra società, addirittura normalizzata, come un male inevitabile radicato in ogni ambito, politico, lavorativo, sentimentale, amicale e familiare.
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la finzione Anche dal linguaggio del corpo, che non mente all' unisono, si riconosce l' ipocrita: per come ti dà la mano, per il suo sorriso mai spontaneo ma di circostanza, che non coinvolge tutti i muscoli facciali ma solo le labbra, mentre i suoi occhi sono mobili e raramente guardano fisso l' interlocutore, e i suoi movimenti sono spesso affrettati e i gesti compulsi per deviare l' attenzione ed evitare a tutti i costi di esporsi esteriormente nel loro intento. L' amicizia di un ipocrita è la finzione di uno scambio reciproco, di un affetto sincero, di una confidenza leale, ed è priva di generosità e autenticità e mai disponibile a ricambiare, al punto che il falso amico ti elogia quando ti ha di fronte, per poi sparlare alle spalle facendo emergere l' ostilità repressa, per cui nel momento per lui opportuno si schiera con l' amico più potente, con la persona che ha più potere e può assicurare un trattamento migliore.
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Concludo ricordando le parole di Carl Gustav Jung quando affermava: «La maggior parte degli ipocriti giudicano. Perché pensare è molto difficile. La riflessione richiede tempo, impegno e intelligenza, per cui chi riflette già per questo non ha modo di esprimere continuamente giudizi».
In realtà in tutti noi esistono molte identità, ma vi è un nucleo originario, come quello del seme della pianta che ci hanno impiantato da bambini, ovvero la sincerità, la grande incompresa del tempo corrente, una virtù oggi solo dei grandi, di coloro che non hanno mai tradito sé stessi o gli altri, che hanno sradicato da dentro l' ipocrisia o che non ne hanno mai fatto uso, non hanno mai indossato maschere bensì mostrato limpidamente il proprio volto, le proprie emozioni e i propri sentimenti con onestà, trasparenza e limpidezza, senza sotterfugi mentali e soprattutto senza la grande fatica di nasconderli mentendo.
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