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Estratto dell'articolo di Paolo Russo per “la Stampa”
«Camplus Bononia» ha 206 stanze con balaustre colorate che affacciano su un bel giardino. […] È uno dei tre collegi che il principale operatore privato di residenze studentesche in Italia ha aperto a Bologna, potendo contare sugli stanziamenti statali. A fronte dei quali però non c'è alcun controllo sui canoni. Che nel Camplus emiliano arrivano a 1.300 euro al mese.
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Certo, stanno peggio i fuori sede che a Milano si dividono in 7 un mini appartamento in zona Missori sborsando ciascuno 1.135 euro di canone mensile. O chi a Roma ne spende 500, ma per dormire in un camper. E se questa è la realtà non ci volevano i rettori delle Università per scoprire che quello degli alloggi universitari è un grosso problema.
Del resto, basta andare a sfogliare l'ultimo rapporto Eurostudent per scoprire che siamo tra i messi peggio in Europa. Da noi infatti il 68% degli studenti universitari abita ancora con mamma e papà […] A vivere in proprio in un alloggio pubblico o privato che sia, classificato come studentesco, è invece solo il 5% dei nostri universitari, contro una media europea che è del 17%.
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A partire dal 2000, lo Stato ha stanziato più di un miliardo di euro con la legge 338 per finanziare il 50 per cento del costo di realizzazione di nuovi posti in studentati. Dal 2000 ne sono stati creati 38.488. La maggior parte dei posti letto, 41.478 nel 2021, è gestita dagli enti regionali per il diritto allo studio; poi ci sono gli atenei, con circa mille posti in tutto. Sul totale dei posti degli enti, nel 2021 quattromila non erano disponibili anche a causa delle norme sanitarie e diecimila sono stati assegnati a studenti "non idonei".
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«Secondo una ricognizione fatta dal governo Draghi -spiega a La Stampa il presidente della Conferenza dei rettori, Salvatore Cuzzocrea- si stima che il fabbisogno sia ancora di 30mila alloggi. Lavorando insieme al ministero dell'Università, dai beni pubblici demaniali abbiamo ricavato 8mila residenze, ma con la collaborazione dei sindaci delle aree metropolitane contiamo di reperire anche i restanti 20-22mila alloggi riconvertendo vecchie caserme o conventi in disuso, per esempio».
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Di patrimonio pubblico inutilizzato ne abbiamo parecchio. Secondo un censimento di poco più di due anni fa del ministero dell'Economia, gli immobili pubblici inutilizzati hanno un valore di 12 miliardi di euro per circa 15-20mila unità abitative, che potrebbero dare alloggio almeno a un numero doppio di studenti. «Ci sono poi milioni e milioni di vani sfitti di proprietà privata che potrebbero essere dati in locazione agli studenti stipulando contratti con gli enti pubblici, che in questi tempi di grande instabilità economica offrirebbero ai proprietari il vantaggio di poter contare su un pagatore sicuro a fine mese», spiega sempre Cuzzocrea.
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Anche se a sbrogliare più rapidamente la matassa dovrebbe bastare il Pnrr, che stanzia 970 milioni per i nuovi posti letto in alloggi studenteschi. «Peccato che dopo averlo letto sia saltata dalla sedia», confida Federica Laudisa, esperta di diritto allo studio presso l'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte. Questo, spiega in sintesi, perché i costruttori devono per legge realizzare una quota di edilizia sociale, nella quale rientra anche quella studentesca.
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Ma così il Pnrr finirà per finanziare, come già sta avvenendo a Milano, colossi immobiliari stranieri e soggetti finanziari spingendoli a realizzare residenze universitarie a tariffe che nessuno controlla. Per non parlare del fatto che il Pnrr ribadisce l'uso flessibile delle residenze universitarie, che in base a una legge del 2012 possono essere affittate anche a turisti «quando non necessarie all'ospitalità studentesca». […]
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