Carlotta Scozzari per "it.businessinsider.com"
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Nell’ultimo rapporto stilato da Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs) sui principali rischi del 2020 legati a sinistri di responsabilità civile, quelli connessi alla sicurezza alimentare e ai richiami di prodotti stazionano al terzo posto. Al centro della questione, ci sono i prodotti alimentari che vengono ritirati dal commercio, e quindi richiamati, con tutti gli annessi costi che la cosa può comportare, sia in termini diretti sia in termini legati alla reputazione e all’immagine.
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Per un’azienda, secondo i numeri forniti da uno studio del Food Marketing Institute e della Grocery Manufacturers Association (Gma), il costo medio di un richiamo si aggira sui 10 milioni di dollari. Tale cifra include i danni legati all’immagine del marchio, le vendite perse, gli investimenti in campagne stampa “di recupero” e altri costi “fissi”. L’analisi condotta da Agcs nel settore del cibo e delle bevande è arrivata a una conclusione analoga, con richieste medie alla compagnia di assicurazione pari a 9,5 milioni di dollari per ogni prodotto ritirato dal commercio.
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Negli ultimi anni, emerge dal rapporto di Agcs, i richiami di alimenti sono aumentati sensibilmente in tutto il mondo per diverse motivazioni: una produzione globale nell’ambito della quale divengono immediatamente globali anche i richiami, un minor numero di operatori in catene di fornitura complesse, un maggiore controllo normativo, insieme a una migliore tecnologia che consente una puntuale tracciabilità e il rilevamento di agenti patogeni.
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In questo quadro, sottolinea Stewart Eaton, responsabile divisione Global Crisis Management, Recall ad Agcs, “i social media possono esacerbare la situazione quando c’è un richiamo di prodotti, se non gestiti bene”. Al contrario, se ben gestiti, “possono essere utili a mettere in guardia in anticipo il consumatore”. In generale, aggiunge Eaton, “i produttori devono essere in grado di riconoscere i fattori di rischio, essere meticolosi con i loro fornitori e condurre audit regolari”.
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Inevitabile che anche la pandemia di Covid-19 da coronavirus, che ha sconvolto il 2020, abbia un impatto sui richiami di prodotti. In questo caso si tratta di un doppio impatto che agisce in direzione opposta: da un lato, gli standard igienici sono aumentati drasticamente, il che potrebbe ridurre i rischi di contaminazione che sono una delle cause principali dei richiami di alimenti e bevande;
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dall’altro, però, secondo gli esperti di Agcs, anche l’esposizione al rischio potrebbe aumentare, a causa delle nuove metodologie, delle fabbriche temporaneamente chiuse e riavviate, della forza lavoro che opera da remoto, della diminuzione delle visite di ispezione e di catene di fornitura irregolari. Sarà da vedere quale dei due effetti prevarrà.
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