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    SAPORE DI SAL (DA VINCI) – MEGA RISSA SULL’ALISCAFO. IL CANTANTE E IL FIGLIO PRESI A PUGNI PER DIFENDERE FATIMA TROTTA “REA” DI AVER SPOSTATO UN VASSOIO DI DOLCI – LA RICOSTRUZIONE DELLO SCAZZO. LA VICENDA SI E’ CONCLUSA CON UNA DENUNCIA ALLE FORZE DELL’ORDINE – “IO E MIO FIGLIO SIAMO FINITI ALL’OSPEDALE...”


     
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    Da corriere.it

     

    sal da vinci sal da vinci

    Aggredito e minacciato di morte: è questa la denuncia del cantante Sal Da Vinci che ha raccontato con un post nelle stories di Instagram la sua disavventura sull’aliscafo che da Procida (dove si era esibito in uno spettacolo) lo stava riportando a Napoli. Conn lui c’erano la moglie Paola, il figlio Francesco con la sua compagna e il nipote di due anni. A completare il cast di viaggiatori Federica Celio (che si era esibita con lui) e Fatima Trotta (nota per Made in Sud).

     

    Una volta saliti a bordo dell’aliscafo, «le due signore (Celio e Trotta)— ha raccontato Sal da Vinci — riponendo il bagaglio nel vano apposito spostavano di qualche centimetro un vassoio di dolci già presente, al solo scopo di evitare di rovinarlo. A quel punto una persona ha iniziato ad inveire contro le due signore per aver spostato il vassoio e ha inveito in tale malo modo, usando una tale violenza verbale, inaudita ed inaccettabile, che sono stato costretto ad intervenire».

     

    L’intervento del cantante

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    Il racconto del cantante entra nei dettagli: «Utilizzando tutta la calma possibile, e non tollerando nessuna forma di violenza, tantomeno nei confronti di due signore mi sono rivolto con le testuali e cortesi seguenti parole: “Guardi non è il caso, non è successo niente, non è il modo per rivolgersi a due signore”. L’uomo che mi era a quel punto di fronte dopo un attimo di pausa quando ormai pensavo il piccolo screzio si fosse esaurito, mi ha sferrato con una forza inaudita un pugno tra la mandibola e l’orecchio, e subito dopo ha tentato di darmene un altro, che sono riuscito a scansare ma che ha colpito mio figlio, rompendogli il labbro.

     

    Mio figlio, a quel punto per evitare un’ulteriore aggressione e per salvaguardare la mia famiglia e le persone che erano con me, ha cercato di difendersi, rispondendo agli attacchi e secondo il mio punto di vista sbagliando anch’egli perché condanno qualsiasi forma di violenza in assoluto. Dopo questo incredibile episodio la persona non si è fermata, dicendo che mi conosceva, e che mi avrebbe trovato e sparato a me e la mia famiglia, quindi una pura minaccia di morte»

     

     

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    Il pugno alla mandibola

    La vicenda si è conclusa con una denuncia alle forze dell’ordine: «Dopo le dichiarazioni rese alle autorità competenti sono andato in ospedale, con mio figlio, per farmi medicare, ad oggi riporto una forte contusione alla mandibola sinistra, e delle micro lesioni allo sterno che mi creano difficoltà nella respirazione, mentre Fatima riporta un ematoma alla gamba destra...

     

    Voglio subito precisare che ho estrema fiducia nella giustizia del nostro Paese, e quanto ho appena raccontato sarà valutato nelle sedi opportune, affinché nessun uomo e nessuna donna si possa ritrovare nella spiacevole condizione, in cui mi sono ritrovato io con la mia famiglia ed i miei compagni di lavoro.

     

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    Concludo dicendo che episodi come questo vanno sempre isolati e fermamente condannati; questa non è la mia Napoli, la nostra Napoli. Io credo nei napoletani, amo la mia terra amo, i miei concittadini, siamo un popolo straordinario che difenderò sempre; oggi non si dica “queste cose capitano solo a Napoli”, perché con grande rammarico sono episodi che purtroppo capitano ovunque e vanno condannati ed isolati».

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