Estratto dell’articolo di Marco Bonarrigo per corriere.it
SARONNI MOSER 66
«Con la complicità di quel tipo lì avete montato una polemica indegna. Non parlerò mai più con un giornalista e nemmeno con lui». E giù il telefono. No, Francesco Moser non ha preso bene l’intervista di ieri al Corriere di «quel tipo lì», alias Giuseppe Saronni, coprotagonista di una feroce rivalità che ha fatto la storia del ciclismo italiano e dopo 40 anni non si è stemperata. Tutto era cominciato lunedì con il trentino che, raccontandosi, accusò Saronni di «essersi sempre sentito superiore a lui perché uomo di città» e di una permanenza molto breve ai vertici del ciclismo «per aver chiesto troppo al suo fisico».
Il lombardo ha risposto per le rime: Moser ha vinto il suo unico Giro d’Italia nel 1984 grazie «alle spinte dei tifosi» (che avrebbero anche regolarmente molestato Saronni con «schiamazzi notturni davanti agli hotel in cui dormiva»), alle salite «spianate» dagli organizzatori e a una longevità atletica favorita da «una certa scienza, di cui lui disponeva in modo esclusivo».
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Riferimento alle bici spaziali delle cronometro e del Record dell’Ora e al supporto del celebre professor Conconi. Sugli eccessi per amore del tifoso moseriano c’è ampia letteratura. Dopo la tappa del San Pellegrino al Giro 1978, Giovanbattista Baronchelli (superbo scalatore) disse ai cronisti: «Moser è salito a spinte dei tifosi, questo non è sport».
Il trentino rispose da par suo: «Baronchelli non sa che cosa sia l’intelligenza, con la testa che si ritrova un Giro d’Italia non lo vincerà mai». Tista oggi ha 69 anni: «Francesco aveva ragione, mai vinto un Giro, io: due volte 2°, una volta 3° e tre 5°. Nelle rare salite che gli organizzatori inserivano sul tracciato per non rovinargli la festa, quando non ce la faceva più Moser si faceva spingere approfittando della distrazione dell’elicottero. Sempre nel 1978, sul Bondone, a casa sua, presi ombrellate, sputi e insulti dal suo clan e dovetti farmi largo a schiaffoni. Non dico che organizzasse i tifosi ma con il suo modo di fare li aizzava. Era un gran corridore, ma un Giro con salite vere non l’avrebbe vinto. Come Saronni, se posso permettermi».
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Come replica Saronni? «Capisco che le mie parole non gli abbiano fatto piacere ma è la pura verità dei fatti. La prossima settimana io e lui dovremmo presentare assieme una tappa del Giro d’Italia: spero che l’incazzatura gli passi prima». Alla presentazione ci sarà anche Baronchelli, la saga continua.
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