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    SARRI INCAZZATO NERO CON LOTITO E TARE – L’ALLENATORE DELLA LAZIO DELUSO DALLA SESSIONE DEL MERCATO DI GENNAIO, CHIUSO CON DUE ACQUISTI CHE NEPPURE VOLEVA: KAMENOVIC E JOVANE CABRAL – IL MESSAGGERO: “NON ARRIVA IL TERZINO PROMESSO, SAREBBE STATO PEGGIO SOLO ESSERE L’UNICO CLUB DI A A NON AVER CENTRATO ALMENO UN COLPO. L’IMPRESSIONE È CHE I PENSIERI DI LOTITO SIANO SEMPRE PIÙ LONTANI DALLA LAZIO”


     
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    1. SARRI FURIOSO 

    Da www.ilnapolista.it

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    Il Messaggero ed il Sarri furioso. Il quotidiano romano descrive così il tecnico della Lazio al termine del mercato invernale di gennaio, chiuso con due acquisti che lui neppure voleva: Kamenovic e Jovane Cabral.

     

    “Non arriva il terzino promesso, sarebbe stato peggio solo essere l’unico club di A a non aver centrato almeno un colpo. Sarri rimane furioso per come è stato condotto questo mercato“.

     

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    All’ultimo minuto è fallito anche l’assalto a Miranchuk. Ieri sera il presidente Lotito era a Salerno per essere ascoltato dalla Procura sulla cessione della Salernitana.

     

    “L’impressione è che i pensieri di Lotito siano sempre più lontani dalla Lazio. Eppure aveva giurato che sarebbe sceso in campo già prima della sfuriata di Sarri, sabato a Formello. Ieri pomeriggio il tecnico ha condotto l’allenamento avvelenato per essere rimasto all’oscuro di tutto quasi sino all’ultimo, mentre Tare provava a trovare un qualunque vice-Immobile al posto di Muriqi, almeno per colmare il buco numerico”.

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    Sarri aveva chiesto altri nomi, altre possibilità. “Aveva bisogno di innesti veri, senza necessità di adattamento al nostro campionato, per questo tour de force di febbraio e anche per costruire il futuro. Attendeva la società al varco, chissà come si comporterà ora con il rinnovo”.

     

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    2. IL SARRISMO NON SMUOVE LOTITO E TARE

    Alessandro Zappulla per www.lalaziosiamonoi.it

     

    La Rivoluzione Lazio si incaglia sul solito scoglio chiamato mercato. Incredibile ma vero: Claudio Lotito il riformista dal di dentro, che si adegua e naufraga con il sistema stesso che rappresenta e dirige. Un freno a mano che si arma come spesso accade sul traguardo della sessione acquisti e cessioni. 

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    Si incaglia lì, ancora una volta, sul gong finale di quel maledetto ultimo minuto. Quell’impeto spropositato di cambiamento che aveva stregato Lotito in questi mesi, sembra essersi sgretolato, impattando sul muro dell’investimento e della progettualità. 

     

    Eppure il presidente della Lazio era sembrato completamente ammaliato e rapito dall’idea della rivoluzione tattica e concettuale etichettata: Maurizio Sarri. “Ho dato mandato al segretario di rinnovargli il contratto di altri due anni”, aveva annunciato il presidente nella paternale alla squadra prima di Natale, rivolgendosi al tecnico toscano.

     

    Musica e parole presto riposte in uno scrigno segreto mai più riaperto. Un percorso intrapreso in estate, quello della Lazio, che necessita di tanto lavoro e progettualità, per sperare di riscattare quanto prima dei risultati. Aspettative e desideri che avrebbero dovuto fare il palio con il sogno della rivoluzione sarrista. 

     

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    Invece ancora una volta l’immobilismo nel modellare la rosa, rischia di inceppare irreparabilmente il disegno di svolta. Eh si! Perché quella scultura da plasmare, sotto lo sguardo attento del maestro toscano, sarebbe dovuta passare da un colpo di linfa proveniente dal mercato. 

     

    Ora invece quella pietra grezza rischia di far saltare i piani, ancor prima di farli entrare nel vivo. “In due o tre sessioni la Lazio dovrà aiutare questo progetto a crescere”  ha spiegato in più occasioni Maurizio Sarri. La rosa inadeguata al progetto dell’ex allenatore juventino ha esasperato in questi mesi il concetto di calciomercato.

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    L’ambiente laziale e l’allenatore si aspettavano un segnale, seppur flebile, ma quantomeno tangibile. Pochi, ma mirati innesti. Giovani da crescere e inserire in un disegno innovativo di calcio. Zero spese folli, ma tanta determinazione per rivoluzionare la Lazio. Nulla di tutto ciò. Niente di quel che sperava Sarri, né tantomeno la condivisione dei reali obiettivi che il timido mercato biancoceleste ha partorito. 

     

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    Quei Kamenovic e Cabral, unici innesti della sessione invernale di riparazione, che più che desideri di Mau sembrano rappresentare una mera imposizione del club. Kamenovic costato tre milioni, bocciato ad agosto dal tecnico e arruolato soltanto per una promessa garantita al suo agente (che detiene anche la procura di Milinkovic). Cabral presentato da Tare in estate all’allenatore laziale, prontamente scartato da quest’ultimo all’atto del suo insediamento a Formello. 

     

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    Riproposto e ingaggiato come colpo last second il 31 di gennaio. Più che mercato di riparazione questo è sembrato un mercato di “frizione”. Scelte discrepanti, strategie divergenti, che esasperano l’idea di una Lazio da “un corpo e due anime”.

     

    Tare e Sarri, rette parallele, che al netto delle uscite congeniali degli esuberi di rosa, sembrano non incontrarsi mai. Nel mezzo Claudio Lotito che predica un cambiamento epocale nel club, ma che poi sembra totalmente incapace di perseguirlo. 

     

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    Uno sbandierato più che reale mutamento che desta più sospetti che certezze, tanto da ricordare il motto del principe di Salina nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. L’indomani del calciomercato invernale rischia dunque di essere più gelido del previsto. Freddo nei rapporti interni, glaciale con l’ambiente circostante. 

     

    Il vento del cambiamento deve tornare a spirare dalle parti di Formello per convincere tutti che la Lazio è all’alba di una nuova era e non come al solito nella solita trama del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

     

     

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