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    “SARTRE E’ UN GANGSTER CULTURALE E IL SUO LIBRO, "SANTO GENET, COMMEDIANTE E MARTIRE", È UNA SPECIE DI MEIN KAMPF” - L’EPISTOLARIO TRA IL FILOSOFO E POLITICO ITALIANO NICOLA CHIAROMONTE E LO SCRITTORE FRANCESE ALBERT CAMUS, DUE LIBERTARI CHE COMBATTEVANO OGNI FORMA DI DOGMATISMO, COMUNISTA IN PARTICOLARE, UNITI DA UNA DONNA BELLISSIMA, PATRICIA BLAKE, INTELLETTUALE AMERICANA – LA POLEMICA CON IL "COMUNISTA" SARTRE - IL LIBRO


     
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    Mirella Serri per “La Stampa”

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    È un vero esempio di «gangsterismo», incarna l'orrenda e deliberata istigazione alla bassezza intellettuale e morale e il suo libro, Santo Genet, commediante e martire, è una specie di Mein Kampf. Di chi si tratta? Nientemeno che di Jean-Paul Sartre. Proprio così: la più nota icona dell'intellighenzia antifascista, il celebre pensatore dell'Essere e il Nulla, viene preso di mira. Queste accuse furono formulate dal filosofo e politico Nicola Chiaromonte nella lettera che inviò il 18 settembre 1952 ad Albert Camus.

     

     Il pensatore, nato in provincia di Potenza ed emigrato in America in quanto oppositore di Mussolini, era stato a partire dal 1945 uno dei più grandi estimatori di Sartre. Camus aveva avuto con il padre dell'esistenzialismo un legame che appariva indistruttibile. Da dove allora traeva la sua linfa tanta acrimonia?

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    A raccontarci la storia della profonda intesa tra Chiaromonte e Camus, e quella della loro altrettanto profonda avversione nei confronti del celebre autore della Nausea, è l'epistolario finora inedito in Italia tra Albert Camus e Nicola Chiaromonte, In lotta contro il destino. 1945-1959 (a cura di Samantha Novello, ed. Neri Pozza, pp. 224, 18).

     

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    Questo scambio di missive - che prende avvio al termine della guerra e si interrompe circa due mesi prima della tragica morte di Camus nel gennaio del 1960 - ci illumina anche sul nostro presente: nel complesso intreccio delle relazioni tra Camus, Chiaromonte e Sartre si riflettono gli orientamenti politico-culturali della nostra modernità sui temi della violenza e delle libertà.

     

    SARTRE SARTRE

    In una delle sue appassionate epistole Chiaromonte ricorda che incontrò per la prima volta Camus ad Algeri all'inizio degli anni 40, quando era in procinto di trasferirsi negli States. Ebbe l'immediata percezione di un comune destino: antifascisti e socialisti libertari, Albert e Nicolas - come Camus chiamava affettuosamente Chiaromonte - erano avversi a ogni tipo di coazione e di soprusi nei confronti della volontà degli individui, anche se a scopi rivoluzionari, giustificati invece da Sartre. Entrambi si collocheranno agli antipodi degli schieramenti che si fronteggiavano in epoca di guerra fredda, non condivideranno l'anticomunismo dei sostenitori del capitalismo statunitense e saranno critici feroci del comunismo stalinista.

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    Saranno a fianco dei grandi padri del federalismo europeo, da Ernesto Rossi ad Altiero Spinelli, Hannah Arendt, Raymond Aron, Arthur Koestler, George Orwell e Bertrand Russell. Nel 1936 Chiaromonte in Spagna aveva combattuto nelle file repubblicane contro le armate franchiste. Divenne poi una figura di spicco dei cosiddetti New York Intellectuals: si attivò per far conoscere oltreoceano il pensiero e l'opera di Camus attraverso la rivista Politics, diretta da Dwight Macdonald.

    SARTRE SARTRE

     

    Fu Nicolas a organizzare nel 1946 l'approdo trionfale del suo amico negli Stati Uniti: fu accolto alla Columbia University da una folta platea di professori e di ragazzi appena rientrati dal fronte che si commossero sentendolo parlare di The Human Crisis. Il pensatore lucano - fu anche critico teatrale del Mondo di Mario Pannunzio - rientrato in Italia si sentì esule in patria. Pure Camus si sentì estraneo in Francia dove aveva combattuto il nazismo: il futuro premio Nobel pubblicò, nell'autunno del 1951, L'uomo in rivolta, nel quale esprimeva il disagio nei confronti del bolscevismo e del nazionalsocialismo.

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    Sartre lo lesse con grande disappunto: per lui era possibile ottenere giustizia e libertà solo con l'avvento del comunismo. A sua volta Chiaromonte attaccò il filosofo francese in un paio di saggi in cui se la prendeva con l'«assolutismo» delle ideologie e con il trionfo dell'«Ego» nella filosofia sartriana.

     

    Albert e Nicolas erano stati turbati dalle notizie che venivano dall'Unione Sovietica e in particolare da quelle riguardanti la violazione dei diritti individuali. Ma Sartre ribatteva che era necessario violarli per costruire una società più giusta ed egualitaria e dalle colonne della rivista Les temps modernes bersagliava il «doppiogiochista» Camus raffigurato con la sigaretta all'angolo della bocca e con il suo scettico sorriso alla Humphrey Bogart. Dopo questo scontro, le tirature dell'Uomo in rivolta triplicarono.

    SARTRE CON LA SIGARETTA SARTRE CON LA SIGARETTA

     

    La polemica però strinse in una morsa Nicolas e Albert, li rese come due naufraghi aggrappati all'isolotto del loro socialismo liberale, pensatori isolati all'interno della cultura a cui più tenevano, quella di sinistra, di cui Sartre continuava a rimanere l'esponente più autorevole. «Scelgo la libertà», obiettava Camus ai suoi denigratori. «Perché anche se la giustizia non è compiuta, la libertà mantiene un potere di protesta contro l'ingiustizia e mantiene aperta la possibilità di esprimersi».

    Patricia Blake Patricia Blake

     

    Lo scrittore della Peste, che era cresciuto in Algeria in una modesta famiglia di pieds-noirs, cioè di coloni francesi, si trovò a vivere ancora una volta nell'emarginazione in cui era vissuto da ragazzo. Il narratore morì in un incidente stradale in cui perse la vita anche il suo editore, Michel Gallimard, che era alla guida dell'auto: poco prima del tragico impatto aveva confessato a Nicolas di trovarsi di fronte a uno stallo della sua ispirazione artistica e di essere assai distante dagli intellettuali europei che approvavano il trattamento riservato a Boris Pasternak (a cui i sovietici avevano impedito di ritirare il Nobel).

     

    Camus, con i suoi libri, e Chiaromonte, con la rivista Tempo presente fondata con Ignazio Silone (e finanziata dagli americani), tracciavano una strada e lasciavano una fattiva eredità culturale che è continuata a lievitare ed è cresciuta nel tempo. Oggi sono i ventenni e i trentenni a riscoprire i libri di Camus e anche gli scritti di Chiaromonte così attenti alle ragioni degli «ultimi», dei lavoratori sfruttati ed emarginati, insieme al rifiuto della violenza e ai compromessi delle ideologie totalitarie.

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