ROBERTO SAVIANO
Roberto Saviano per il “Corriere della Sera”
Non ha vinto l'islamismo, in queste ore, dopo oltre vent' anni di guerra. Ha vinto l'eroina. Errore è chiamarli miliziani islamisti: i talebani sono narcotrafficanti. Se si leggono i report dell'Unodc, l'ufficio droghe e crimine dell'Onu, da almeno vent' anni troverete sempre lo stesso dato: oltre il 90% dell'eroina mondiale è prodotta in Afghanistan. Questo significa che i talebani, assieme ai narcos sudamericani, sono i narcotrafficanti più potenti del mondo.
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Negli ultimi dieci anni hanno iniziato ad avere un ruolo importantissimo anche per l'hashish e la marijuana. Se si cercano le dinamiche principali del conflitto, le fonti prime che lo finanziano, si arriva lì: quella in Afghanistan è una guerra dell'oppio. Prima delle scuole coraniche, dell'obbligo al burqa, prima delle spose bambine, prima di ogni altra cosa, i talebani sono narcotrafficanti.
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Nel 2001 finsero di proibire la coltivazione di oppio e a questo si lega uno dei più gravi errori dell'amministrazione americana: nel 2002 il generale Franks, il primo a coordinare l'invasione in Afghanistan delle truppe di terra Usa, dichiarò: «Non siamo una task force antidroga. Questa non è la nostra missione». Il messaggio era rivolto ai signori dell'oppio, li si invitava a non stare con i talebani dicendo loro che gli Stati Uniti avrebbero permesso la coltivazione.
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Lo stesso James Risen, nel 2009, segnalò sul New York Times che nella lista nera del Pentagono dei trafficanti di eroina da arrestare non veniva inserito chi si era schierato a favore delle truppe Usa. Non funzionò. I contrabbandieri d'oppio hanno bisogno di movimenti rapidi e veloci e invece con la presenza americana si vedono fermare, ispezionare, devono farsi autorizzare dai militari.
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Mentre i talebani riescono a ottenere rapidità di approvvigionamento e movimento e iniziano a tassare il doppio i produttori che non lavorano per loro e a coltivare direttamente le proprie piantagioni. Non più racket sulla coltivazione, dunque, ma diretta gestione del traffico... Avevano già iniziato a farlo i mujaheddin, sostenuti dall'Occidente nella guerra contro i sovietici. Il Mullah Akhundzada, appena l'Armata Rossa nel 1989 si ritirò, capì che bisognava smettere di prendere il 10% come pizzo dai trafficanti di eroina e iniziare a tenere in mano il traffico.
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Impose che la valle di Helmand fosse coltivata a oppio: chiunque si fosse opposto continuando a coltivare melograni o frumento prendendo sovvenzioni statali sarebbe stato evirato. Il risultato fu la produzione di 250 tonnellate di eroina. Akhundzada, oggi indicato come il maggiore leader talebano, è uno dei trafficanti più importanti al mondo. E i dirigenti talebani che scalano le gerarchie interne sono sempre di più i trafficanti rispetto ai capi militari e religiosi.
rotta dell eroina dall afghanistan
L'eroina talebana rifornisce camorra, 'ndrangheta e Cosa nostra, i cartelli russi, la mafia americana e tutte le organizzazioni di distribuzione negli Usa a eccezione dei messicani che cercano di rendersi autonomi dall'oppio afgano (a fatica, perché l'eroina di Sinaloa è più costosa di quella afgana). Tramite la rotta Afghanistan-Pakistan-Mombasa i talebani riforniscono i cartelli di Johannesburg in Sudafrica.
EROINA TALEBANI
E ancora, la vendono ad Hamas: altra organizzazione che si finanzia (anche) con hashish ed eroina e che infatti ha comunicato: «Ci congratuliamo con il popolo islamico afghano per la sconfitta dell'occupazione americana su tutto il territorio dell'Afghanistan e con i talebani e la loro leadership per la vittoria che giunge al culmine di una lunga battaglia durata 20 anni». Apparentemente un'alleanza politico-ideologica, in realtà un patto criminale.
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Poi c'è l'Oriente. L'eroina talebana ha creato un'asse importantissimo con la mafia di Mumbai, la D Company di Dawood Ibrahim, sovrano dei narcos indiani protetto da Dubai e dal Pakistan e vero distributore dell'oro afgano. Il mercato cinese ancora non è conquistato ma le mire talebane guardano a Est, a prendersi Giappone (la Yakuza si rifornisce in Laos, Vietnam e Birmania) e Filippine, che hanno un mercato florido e da sempre sono in rotta con l'eroina birmana.
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Quest' ultima, come l'eroina cinese, è gestita dai militari e quindi può contare su una produzione veloce e efficiente che spesso i cartelli, costretti alle tangenti e alle mediazioni, non riescono a eguagliare. Il massimo storico stimato per la produzione di oppio in Afghanistan è stato raggiunto nel 2017, con 9.900 tonnellate, per un valore di circa 1,4 miliardi di dollari ma, come riferisce l'Unodc, se si tiene conto del valore di tutte le droghe -hashish, marijuana - l'economia illecita complessiva del Paese, quell'anno, sale a 6,6 miliardi.
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Gretchen Peters, la reporter che ha seguito il legame tra eroina e talebani, osserva nel suo libro Semi di terrore : «Il più grande fallimento nella guerra al terrorismo non è che Al-Qaida si stia riorganizzando nelle aree tribali del Pakistan e probabilmente pianifichi nuovi attacchi all'Occidente. Piuttosto, è la spettacolare incapacità delle forze dell'ordine occidentali di interrompere il flusso di denaro che tiene a galla le loro reti».
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Così i talebani hanno cambiato lo scacchiere internazionale. Cosa nostra e i marsigliesi, dagli Anni 60 al Duemila, importavano l'eroina dal sud-est asiatico; il monopolio dell'oppio era in Indocina, nel triangolo d'oro Birmania-Laos-Thailandia. Ora i talebani hanno preso il loro posto, lasciando al sud-est asiatico una fetta di mercato residuale, dall'1% al 4%.
È paradossale: gli Stati Uniti combattevano investendo miliardi di dollari - spenderanno 8 miliardi (fonte Reuters) solo per sradicare le piantagioni di papavero - contro una guerriglia che si finanziava vendendo eroina proprio ai loro cittadini.
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E ai nostri: il primo e il secondo mercato di eroina in Europa sono Regno Unito e Italia. Eppure i governi occidentali ignorano il dibattito sulle droghe. Non solo: l'anno scorso, mentre la pandemia di Covid-19 infuriava, la coltivazione del papavero è aumentata del 37% (fonte Unodc). E i talebani non vendono solo ai cartelli: senza oppio non si possono realizzare farmaci analgesici; senza oppio niente morfina né fentanil.
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Ora, le case farmaceutiche comprano oppio da produttori autorizzati, ma questi sempre più spesso acquistano da società indiane che si approvvigionano dall'Afghanistan. I talebani decidono anche delle nostre anestesie e dei nostri psicofarmaci. Nel 2005, l'allora presidente Karzai aveva sentenziato: «O l'Afghanistan distrugge l'oppio, o l'oppio distruggerà l'Afghanistan». È andata esattamente come prevedeva la seconda ipotesi.
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Ma Karzai stesso era uno dei signori dell'oppio e gran parte dei suoi proclami erano di facciata. L'ex presidente è stato tra i maggiori proprietari di raffinerie di droga e in realtà, stava dicendo: «Distruggeremo l'oppio gestito dai talebani e terremo il nostro». Dal monopolio di questo stupefacente non è possibile prescindere, hanno solo vinto i trafficanti migliori. Con un cambio di rotta rispetto al passato: la droga, fino a vent' anni fa, i talebani la vendevano solo fuori dai confini nazionali, ora vendono anche all'interno.
TALEBANI IN AFGHANISTAN
La tossicodipendenza in Afghanistan è un'epidemia che nessuno ha preso in considerazione e cresce di anno in anno. I talebani ne approfittano: le giovani reclute sono riempite di hashish e hanno la possibilità di accedere all'eroina: entra nei nostri gruppi e potrai farti è il «non detto» dei reclutatori. E l'Afghanistan si è trasformato in un narcostato.
Guardando l'esercito americano, i suoi blindati e i suoi elicotteri, vi sarà sembrato un'armata ricchissima contro pastori dalle barbe lunghe e dai coltelli arrugginiti. Ebbene, gli Stati Uniti hanno speso 80 miliardi in vent' anni di guerra per addestrare un esercito afghano, creare ufficiali, truppe, poliziotti e giudici locali; i talebani, in vent' anni, hanno guadagnato oltre 120 miliardi dall'oppio.
Quale era l'esercito più ricco? In ogni caso i talebani vincitori non avranno pace; i loro prossimi nemici saranno gli iraniani. L'Iran ha bisogno di eroina come di benzina, e quella consumata a Teheran viene tutta dall'Afghanistan. I trafficanti iraniani vogliono poterla controllare direttamente, prendere il posto di turchi, libanesi e kurdi, che oggi sono i mediatori con l'Europa.
TALEBANI
Vogliono espandersi e non avere solo Hezbollah come strumento del traffico di hashish ed eroina, vogliono controllare l'oppio afgano e presto i talebani saranno nemici da sconfiggere. Ma questa è un'altra storia. Però con chi mi sta leggendo vorrei fare un patto, chiamiamo i talebani con il loro nome: narcotrafficanti.