Valentina Conte per “La Repubblica”
RENZI PADOAN
La vera secchiata d’acqua gelida è arrivata ieri, nel primo incontro tra Renzi e Padoan al ritorno dalle ferie: non ci sono risorse aggiuntive, soldi freschi, tesoretti, fiche a sorpresa da puntare sulla ruota dell’anno in corso. Il controllo della spesa, di qui a dicembre, deve essere ferreo. Troppo grosso il rischio di sforare il 3% nel rapporto tra deficit e Pil, in pratica già raggiunto. Troppo alta la probabilità di infrazioni europee, proprio ora che Bruxelles si avvia a concedere flessibilità ai paesi riformatori e virtuosi. Attenzione dunque ai cordoni della borsa.
r RENZI PADOAN huge
Una nota dolente per Renzi e i ministri Lupi e Guidi (Insfrastrutture e Sviluppo), a questo punto orientati a confezionare un decreto Sblocca-Italia asciutto, ricco di norme per semplificare e sburocratizzare, ma povero di entrate extra. Dunque a costo zero. Si farà con i denari che già ci sono da rimettere in circolo: le somme stanziate a suo tempo per opere grandi e piccole poi bloccate, qualche residuo di fondo europeo.
maurizio lupi
E si proverà a coinvolgere i privati, con accordi di partenariato, grazie anche al supporto della Cassa depositi e prestiti. Per questo, nel provvedimento atteso per venerdì, a traballare più degli altri è il pacchetto casa: ecobonus da stabilizzare e rafforzare per gli interventi antisismici, incentivi per chi compra un appartamento e poi l’affitta a canone concordato, agevolazioni fiscali per le permute immobiliari, se si acquistano abitazioni ad alto rendimento energetico.
Misure annunciate da Renzi, pubblicizzate da Lupi, a questo punto in forse. Al momento «il capitolo è aperto», trapela dal ministero dell’Economia. D’altronde sugli ecobonus - si fa notare - non c’è urgenza. Per tutto il 2014 sono coperti (sia quello al 65% che l’altro sulle ristrutturazioni, assai popolare, al 50%). Per il 2015 c’è tutto il tempo. E il veicolo migliore è ancora la legge di Stabilità di ottobre.
Il premier e il ministro dell’Economia si sono visti dunque ieri pomeriggio, per un’ora circa a Palazzo Chigi. E hanno fatto il punto sugli impegni a breve e a medio-termine del governo. Dunque sul decreto Sblocca-Italia, all’esame del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, assieme alla riforma di scuola e giustizia. Sul Consiglio europeo di sabato a Bruxelles. Ma anche sull’agenda dei Millegiorni che Renzi vuole annunciare quanto prima, per assegnare un ritmo e dunque un calendario alle riforme in cantiere.
FEDERICA GUIDI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Il presidente Napolitano è stato chiaro con Renzi: non vuole un decreto omnibus. E lo Sblocca-Italia - su cui i tecnici di Economia, Infrastrutture e Sviluppo hanno lavorato per tutto il mese di agosto - a questo punto dovrà asciugarsi. Conterrà l’essenziale, già declinato da Renzi in dieci punti durante la conferenza stampa del primo agosto.
Le norme cioè per sbloccare i cantieri, le reti (banda larga e ultralarga, ma anche qui c’è un problema di risorse), i Comuni (2 mila le richieste dei sindaci giunte via mail al premier che valgono 1,3 miliardi da finanziare con il Fondo sviluppo e coesione), i porti (accorpamento delle autorità portuali), il dissesto idrogeologico, la burocrazia (con la riforma del codice dei contratti pubblici e forse anche quello dei beni culturali), l’export (il piano straordinario per l’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione degli investimenti stranieri). In più, il piano Bagnoli e lo Sblocca-Energia per sviluppare risorse geotermiche, petrolifere e gas naturale.
napolitano al mare
I cantieri da rimettere in moto sono molti. Il ministro delle infrastrutture sta limando la lista, in cui compare l’alta velocità Torino-Lione e quella Napoli- Bari (già stanziati 2,9 miliardi), i collegamenti con Fiumicino e Malpensa, la ferrovia Catania- Messina-Palermo (già finanziata per 5,2 miliardi). In tutto, dovrebbero essere 13-14 infrastrutture importanti, già a bilancio per 30 miliardi, ma ferme o non ancora partite.
LA SOFFERENA DI MATTEO RENZI IN BICICLETTA
Con le piccole opere, si arriva ai 43 miliardi da “movimentare” di cui parla il premier. Contribuirà anche il fondo revoche del ministero di Lupi con i suoi 1,3 miliardi. Se lo snellimento delle procedure funzionerà, i tappi di Tar e burocrazie fatti saltare, le deroghe ai codici operative, il governa spera in 95 mila nuovi posti di lavoro, per un totale di 348 mila occupati.
Il ministro Padoan intanto ha messo in agenda per oggi la prima riunione con il suo staff, i viceministri e i sottosegretari. Sul tavolo, i conti. Tra Def e legge di Stabilità.