Tiziana Paolocci per “il Giornale”
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Netflix dovrà affrontare una causa per diffamazione. La maestra di scacchi georgiana Nona Gaprindashvili ha chiesto 5 milioni di dollari alla società di streaming, perché sostiene di essere stata diffamata nella serie di successo «La regina di scacchi». Giovedì la prima mossa vincente della georgiana, prima donna ad essere stata nominata grande maestro di scacchi.
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Il giudice si è infatti rifiutato di ritirare la causa e a settembre della questione se ne occuperà il Tribunale Federale. Il gigante dello streaming è stato accusato di aver travisato «uno dei risultati più significativi» della carriera della leggenda degli scacchi sovietica, ovvero quello di aver affrontato giocatori uomini.
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Nell'episodio finale della serie un personaggio dice che Elizabeth Harmon, interpretata da Anya Taylor-Joy «non è affatto una giocatrice importante... l'unica cosa inusuale è il suo sesso. E anche questo non è unico in Russia. C'è Nona Gaprindashvili, ma lei è una campionessa femminile di scacchi e non ha mai sfidato uomini».
Invece Gaprindashvili, che ora ha ottanta anni e vive a Tbilisi, in Georgia, ha duellato con decine di uomini: secondo la causa, 59, di cui 28 in incontri simultanei, come pure 10 gran maestri prima del 1968, anno in cui la serie tv è ambientata.
Nona Gaprindashvili LA REGINA DEGLI SCACCHI
La frase secondo la Gaprindashvili è «grossolanamente sessista e sminuente», pertanto chiede il risarcimento dei danni, spiegando che quanto affermato è «una falsità devastante», che mina e sminuisce «i suoi risultati davanti a un pubblico di molti milioni».
Netflix, da canto suo, aveva messo in atto la sua strategia che mirava a chiedere al giudice che la causa per diffamazione fosse respinta, sottolineando che «La regina di scacchi» è solamente una finzione e che i creatori dovrebbero avere una licenza artistica protetta dal primo emendamento.
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Gli avvocati di Netflix sostengono anche che la serie ha utilizzato due esperti di scacchi per certificare i dettagli, osservando che il riferimento a Gaprindashvili aveva lo scopo di «riconoscerla, non denigrarla».
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Ma giovedì in California il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Virginia A Phillips, ha dato ragione alla campionessa ribadendo che non c'è motivo alcun per impedire «a persone reali rappresentate in un'opera di fantasia di presentare denuncia per diffamazione se lo ritengano opportuno». Al contrario, il fatto che la serie fosse una pura opera di fantasia non solleva in alcun modo Netflix dalla responsabilità «se tutti gli elementi di diffamazione sono presenti».