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    LA CASA C'È IL REATO NO: SCAJOLA MARTIRE! - GIÀ PRONTO PER TORNARE IN POLITICA "ALFANO O BERLUSCONI? DIPENDE DA CHI MI DÀ UN POSTO IN PRIMA FILA"


     
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    1 - CASA AL COLOSSEO. ASSOLTO SCAJOLA "NON È REATO"
    Gli avvocati: ha subìto un danno politico enorme
    Grazia Longo per "La Stampa"

    Innocente. L'ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, dopo oltre tre anni, è stato assolto dall'accusa di finanziamento illecito «perché il fatto non costituisce reato». Così ha deciso ieri il giudice monocratico Eleonora Santolini. E dire che quel «fatto», quel «qualcuno ha comprato la mia casa davanti al Colosseo a mia insaputa» secondo i pm Ilaria Calò e Roberto Felici era illegale perché «assolutamente incredibile la tesi della difesa secondo cui Scajola non si è reso conto che qualcuno al suo posto versasse una somma così enorme (1 milione e 100 mila euro) per l'appartamento».

    CLAUDIO SCAJOLACLAUDIO SCAJOLA

    Ma la sentenza del tribunale cancella di colpo tutte le ipotesi di reato che sono costate la carriera politica dell'ex ministro (all'epoca esponente di Forza Italia), il quale si dimise ancor prima di ricevere l'avviso di garanzia e ancor prima di essere sfiduciato in Parlamento.

    Il giudice Santolini ha inoltre prosciolto l'altro imputato, l'imprenditore Diego Anemone, figura chiave della così detta «cricca» degli appalti per G8 e Grandi eventi, per intervenuta prescrizione. Mentre per la pubblica accusa Anemone sarebbe stato dietro la famosa casa del Colosseo tramite l'architetto Angelo Zampolini, che avrebbe pagato una tranche (1,1 milioni di euro su 1,7 milioni) della somma versata il 6 luglio 2004 da Scajola per comprare l'alloggio. Anemone era inoltre sospettato di aver versato 100 mila euro per la ristrutturazione. Per Anemone era stata avanzata una richiesta di condanna a tre anni. Tre anni di carcere e una multa da 2 milioni di euro erano invece stati sollecitati per Scajola.

    Ma l'impianto accusatorio della Procura di Roma non ha retto e Scajola rivendica con orgoglio la sua innocenza. I pm della capitale, che hanno ereditato il procedimento da quelli di Perugia dove era giunto a sua volta da Firenze, nella loro requisitoria avevano sostenuto che questa vicenda «rientra in un esteso sistema corruttivo» portato avanti da Anenome e «andato avanti dal 1999 al 2010: un lasso di tempo nel quale l'imprenditore ha ottenuto appalti per oltre 300 milioni infiltrando con il suo gruppo le istituzioni ai più alti livelli».

    CLAUDIO SCAJOLA CON MASSIMO NICOLUCCICLAUDIO SCAJOLA CON MASSIMO NICOLUCCI

    Acqua passata. Oggi i difensori dell'ex ministro non nascondono la soddisfazione per la decisione del giudice monocratico. «Meglio di così non poteva andare - osserva l'avvocato Giorgio Perroni, difensore dell'ex ministro - anche perché la prescrizione copriva questa vicenda. Ma l'assoluzione nel merito evidenzia una innocenza che noi abbiamo affermato sempre come evidente».

    E ancora, per il penalista «è evidente che il nostro assistito sia stato distrutto, questa storia lo ha cancellato dalla vita politica. Questa sentenza contribuisce ad una riabilitazione agli occhi di tutti». Scajola ribadisce la sua innocenza ed estraneità ad estraneo ad ogni genere di «inciucio o affare illegale con Anemone. Tanto più che nella mia vita l'avrò visto al massimo due volte». Anemone non ci ha, invece, rilasciato commenti. Silenzio che peraltro aveva già mantenuto di fronte ai giudici che lo accusavano.

    scajola moglie colosseoscajola moglie colosseo


    2 - "BERLUSCONI O ALFANO? DIPENDE DA CHI MI OFFRE UN POSTO IN PRIMA FILA"
    Grazia Longo per "La Stampa"

    Le incongruenze sull'acquisto della casa di 180 metri quadri davanti al Colosseo lo spinsero ad affermare che «qualcuno avrà pagato a mia insaputa». Oggi l'ex ministro Claudio Scajola pensa al suo nuovo inizio in politica: dipende molto «da chi mi saprà convincere».

    Contento per la telefonata di Silvio Berlusconi?
    «Sì, certamente. Mi ha chiamato proprio davanti ai cronisti che hanno subito rilanciato alle agenzie».

    Casa Scajola al colosseoCasa Scajola al colosseo

    Pronto, quindi, per scendere di nuovo in campo?
    «Adesso voglio pensare ad altro, alla mia famiglia».

    Ma chi le è stato più vicino in questi anni? Berlusconi o Alfano?
    «La verità è che per 3 anni e 9 mesi io sono stato per tutti un appestato».

    E se dovesse scegliere con chi dei due schierarsi cosa preferirebbe? Forza Italia o Nuovo centro destra?
    «Guardi, finora mi avevano tutti relegato all'ultima fila. Ora, grazie all'assoluzione, posso tranquillamente sedere in prima fila. Starò a vedere chi mi invita. In base a chi mi invita in prima fila, deciderò il mio futuro politico. Ora però ho altro per la testa».

    Il processo le ha dato ragione.
    «Non poteva essere altrimenti, io ho detto sempre e solo la verità. Ero tranquillo, tant'è vero che stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho inviato un sms a mia moglie scivendole "Vedrai che la verità verrà a galla, perché tu sai che ho raccontato la verità. Ma meglio prima che poi"».

    Felice d'aver predetto il verdetto?
    «Molto, soprattutto perché solo l'assoluzione in formula piena, solo in caso di manifesta innocenza, può essere superata la prescrizione. Che nel mio caso era arrivata nel 2010, tant'è che ho sempre sostenuto l'inutilità di questo processo. Ma ho sempre avuto e sempre avrò fiducia nella legge e quindi non ho scelto la strada più comoda della prescrizione. E ho vinto: sono stato giudicato non colpevole».

    Scajola - Le finestre dell'appartamento con vista sul ColosseoScajola - Le finestre dell'appartamento con vista sul Colosseo

    A distanza di 3 anni e 9 mesi, farebbe ancora quell'affermazione sulla casa pagata a a sua insaputa?
    «Di questa storia non voglio più sentir parlare, anche perché in verità andò diversamente».

    Come?
    «In una conferenza stampa, dove tutti mi pressavano perché dicessi sul pagamento ciò che non potevo dire perché davvero non lo sapevo, affermai che "quello che non conosco sul pagamento è avvenuto senza che io lo sapessi"».

    A sua insaputa, appunto.
    «Ancora? Basta con questa storia. Mi ci sono giocato la carriera politica: io non ho aspettato né di essere indagato ufficialmente, né di essere sfiduciato in Parlamento. Mi sono dimesso prima».

    Perché?
    «Ho sempre inteso la politica come una questione di credibilità, sia nei confronti degli alleati sia degli avversari. La sentenza parla chiaro: io non ho commesso alcun reato».

     

    SCAJOLA E SIGNORA NELLA CASA CON VISTA COLOSSEOSCAJOLA E SIGNORA NELLA CASA CON VISTA COLOSSEO
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