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SCAMBIA UN MELANOMA PER UNA VERRUCA: UNA DERMATOLOGA E’ STATA CONDANNATA A 8 MESI DI RECLUSIONE - E’ ACCADUTO A ROMA DOVE LA DOTTORESSA E’ ACCUSATA DI OMICIDIO COLPOSO PER AVER CAUSATO LA MORTE DELLA 36ENNE GIULIA CAVALLONE, MAGISTRATO DEL TRIBUNALE CAPITOLINO E FIGLIA DELL'ATTUALE PROCURATORE GENERALE DELLA CORTE DI APPELLO DI ROMA, ROBERTO CAVALLONE (CHE DA PM AVEVA SEGUITO L'INDAGINE BIS SULLA MORTE DI SIMONETTA CESARONI A VIA POMA) - LA STORIA
Estratto dell’articolo di Erika Chilelli per “il Messaggero”
Scambia un melanoma per una verruca durante un controllo di routine. Una dermatologa, Carla V., è stata condannata dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Perugia a 8 mesi di reclusione con l'accusa di omicidio colposo per aver causato la morte di Giulia Cavallone, 36 anni, giovane magistrato del Tribunale capitolino e figlia dell'attuale procuratore generale della Corte di appello di Roma, Roberto Cavallone (che da pm aveva seguito l'indagine bis sulla morte di Simonetta Cesaroni a via Poma). […]
È il 4 novembre del 2013, la vittima, insospettita da un neo comparso su un polpaccio, prenota una visita presso lo studio privato della dermatologa, dalla quale si reca ancora una volta il 18 giugno del 2014. Nel corso di entrambe le visite, la dottoressa la tranquillizza, dicendole che si tratta di una verruca seborroica, «nonostante la presenza di elementi di sospetto», si legge ne capo di imputazione. Inoltre, «ometteva di ricorrere a un esame strumentale più approfondito della lesione e, comunque, di avviare con urgenza la paziente alla competenza di un esperto».
Dunque, non viene prelevato nessun campione dalla lesione, al fine di esaminarlo istologicamente. A luglio del 2014, otto mesi dopo la prima visita, però, alla vittima viene fatta una diagnosi del tutto inaspettata presso l'Ospedale San Camillo. I medici asportano d'urgenza la lesione sospetta e concludono che non si tratta di una verruca, come stabilito dalla collega, bensì di un melanoma modulare maligno ulcerato.
Una risposta che, però, è arrivata troppo tardi: il melanoma è al quarto stadio. L'asportazione del tessuto, un intervento successivo e le cure con i farmaci non hanno impedito la sua evoluzione. Le metastasi si diffondono nel corpo della donna arrivando a colpire cervello, polmoni, cuore, fegato e intestino: non c'è più niente da fare. Il giudice muore il 17 aprile del 2020. Un epilogo, che, come emerso nel corso dell'udienza preliminare davanti al giudice di Perugia si poteva evitare con un'asportazione tempestiva della lesione. […]
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