ITALIA - LE IMPORTAZIONI DI GRANO DA RUSSIA E UCRAINA
Rosaria Amato per “la Repubblica”
Magazzini di cibo spazzati via, campi abbandonati, popolazioni affamate. «Non c'è dubbio che il cibo qui venga usato come arma di guerra, in molti modi diversi»: il grido di dolore del Programma Alimentare Mondiale dell'Onu arriva da Leopoli, in Ucraina: intervistato dalla emittente Usa Cbs , il direttore esecutivo David Beasley lancia un appello per permettere al «granaio del mondo» di continuare a svolgere il suo ruolo, che è quello di nutrire «400 milioni di persone del pianeta ».
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«La metà del grano che noi compriamo arriva dall'Ucraina, e ci permette di nutrire 125 milioni di persone. E quindi è un problema molto grave se non riusciamo a riportare i contadini nei campi, non alcuni contadini, tutti. In modo che possano seminare, spargere i fertilizzanti e mietere. Ed è ugualmente importante riaprire i porti del Mar Nero». E nel frattempo, denuncia Beasley, bisogna far arrivare il cibo agli ucraini: solo a Leopoli ci sono 200 mila persone che in questo momento sono sfamate dal Pam e da altre organizzazioni umanitarie. Molti ucraini non hanno accesso al cibo per via dei blocchi, come a Mariupol. spiega Beasley, dove «le forze russe assediano la città e non ci danno l'accesso di cui abbiamo bisogno».
LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO
L'appello del Pam si aggiunge a quelli della Fao, dell'Unicef, di tutte le organizzazioni umanitarie che nelle ultime settimane hanno continuamente fatto pressione per trovare una soluzione almeno alla questione alimentare.
Bloccare l'agricoltura ucraina significa affamare una grande porzione del mondo già in gravi difficoltà: i giornali nazionali parlano delle forti proteste per gli aumenti del prezzo del pane in particolare in Libano e in Egitto, i Paesi maggiormente dipendenti dall'export da Russia e Ucraina. Problemi analoghi in tutto il Nord Africa. Per evitare di rimanere con i magazzini vuoti, l'Egitto ha appena siglato un accordo con l'India per importare un milione di tonnellate di grano, e ne ha chieste 240 mila entro aprile.
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Ma trovare nuovi fornitori potrebbe non essere facilissimo per Paesi che si dibattono in gravi difficoltà finanziarie, in particolare per il Libano, la cui valuta ha perso più del 90% del suo valore nell'arco di due anni.
La crisi infiamma i prezzi: alla Borsa merci di Chicago quelli del mais hanno raggiunto il livello più alto dal 2012. E la Fao aveva segnalato nel rapporto di marzo il livello più alto dell'indice dei prezzi dei prodotti alimentari in oltre 30 anni. E l'inflazione è destinata a durare a lungo se la produzione mondiale di cereali dovesse scarseggiare anche l'anno prossimo: l'associazione cerealicola di Kiev stima che il raccolto di grano 2022 potrebbe ridursi a 18,2 milioni di tonnellate, circa la metà del 2021.
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Previsioni di crollo anche della raccolta di mais, orzo e semi di girasole. L'Unione Europea sta cercando di correre ai ripari, e ha dato incarico al Copa, organizzazione a cui aderiscono le associazioni agricole degli Stati membri, di fornire agli agricoltori ucraini quello di cui hanno maggiormente bisogno per seminare, in particolare carburanti e sementi.
Ma gli strumenti di lavoro non bastano se c'è una strategia diretta a bloccare la produzione agricola: anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha denunciato, dopo la visita in Ucraina, il bombardamento sistematico dei magazzini di grano da parte dei russi e il blocco delle navi che servono per esportare il grano. «Così aumenta la pressione sul sistema alimentare», ha sottolineato.