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    SCAZZANDO CON LE STELLE - MASNERI: DA 18 ANNI MILLY CARLUCCI, SMALTATA COME UNA SCULTURA DI JEFF KOONS, GUIDA LA BALERA DI STATO – "ASCOLTI IN CALO, LA SENSAZIONE E' DI STANCHEZZA, LE RISSE SONO MENO AVVINCENTI DI UNA RIUNIONE DI CONDOMINIO. SELVAGGIA LITIGA CON TUTTI (MA LE RISSE CON MAMMUCARI SONO POCA COSA RISPETTO A QUANDO IN GARA C’ERA IL SUO FIDANZATO) – MARIOTTO BULLIZZA I CONCORRENTI, ANCHE SE RILASCIA INTERVISTE IN CUI E’ SCHIERATO IN PRIMA LINEA CONTRO IL BULLISMO VERO" - “BALLANDO” È ANCHE UNA FUCINA DI GIORNALISMO: HA FORMATO ALCUNE TRA LE PIÙ GRANDI PROFESSIONISTE ITALIANE, SELVAGGIA E POI HOARA BORSELLI…"


     
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    Michele Masneri per “il Foglio” - Estratti

     

    milly carlucci milly carlucci

    E’ il varietà più longevo del sabato sera Rai, sono passati infatti diciotto anni da quando andò in onda la prima puntata, l’8 gennaio 2005: allora al governo c’era Berlusconi, al suo secondo mandato, a sua volta l’esecutivo più longevo della Repubblica. Oggi “Ballando con le stelle” è ancora lì, alla sua diciottesima stagione.

     

     

    (…)  E’ la tv che imita la vita, senza tagli, con tutta la noia dentro. Insomma non ci vuole l’Onu, forse è ora di liberare gli ostaggi di Milly, ma chi tratterà con Milly? Biden? Lei che dirige il varietà con piglio carabinieresco. Lei che sembra la Mariangela Melato ballerina in “Di che segno sei”, ma ben più carismatica. Lei che ha scovato anni fa quel format inglese, “Strictly Come Dancing”, dove dei vip si prestavano a lezioni di ballo, e capì che del ballo forse non interessava nulla a nessuno, ma intorno c’era un mondo.

     

    teo mammucari teo mammucari

    Così internazionalmente lo show che spopola pure in America si chiama “Dancing With The Stars”, sull’esempio italiano. “Le volte che seguo il programma”, ha scritto Aldo Grasso, “sono colpito dalla determinazione di Milly Carlucci, la Maria De Filippi che la Rai può permettersi (…): dietro il suo sorriso stampato si agita una dura e opaca volontà, quella del volere è potere”. Milly, immarcescibile, professionale, smaltata e compatta come una scultura di Jeff Koons, veglia sulla balera di stato badando a tutto, dalle musiche ai costumi, agli stacchi di regia, inflessibile con sé e con gli altri, raccontano al Foglio.

     

    Va avanti impettita nel suo bustino, giurano, che solo lei ancora porta, come testimonianza e trait d’union con la vecchia guardia, con un passato glorioso del varietà Rai. Antonella Falqui. E si tiene in piedi solo rifocillandosi di tè al limone (senza zucchero). Gli ospiti, prima di essere ammessi al programma, vengono avvicinati e testati in varie sedute di ascolto, e gran tempo è dedicato all’affiancamento con dei partner adatti. Poi solo quando lei dà il via libera si parte.

    selvaggia lucarelli selvaggia lucarelli

     

    Per loro inizia un calvario. Li sottopone infatti ad allenamenti quotidiani e data la non giovane età di tutti è pronto un fisioterapista dietro le quinte, mentre per ogni evenienza c’è una convenzione in atto con la vicina clinica Villa Stuart (specializzata in traumatologia). Il tutto accade nel suo teatro preferito, l’auditorium del Foro italico già caro alla Carrà. Anche questo segno di continuità. Però 18 anni sono tanti e gli ascolti seppur buoni sono in leggero calo.

     

    Inimmaginabile un confronto con la prima stagione, altra èra geologica, la finale fece 8.150.000 spettatori, pari a uno share del 35,11 per cento. Però anche l’anno scorso le prime 4 puntate facevano di media 3,6 milioni di ascolti e 24.7 di share secondo una elaborazione CeRTA su dati Auditel per il Foglio.

     

    Quest’anno invece gli spettatori sono 3,2 milioni pari al 22,6 per cento, in pratica hanno perso 2 punti in share. Naturalmente siamo solo alla quarta puntata e si potrà risalire, ma la sensazione è di stanchezza, di oppressione, l’effetto Angelo sterminatore è lì. La lunghezza micidiale dello show non è casuale ma è fatta per contrastare la concorrenza di “Tú sí que vales” (3,9 milioni e 27,9 per cento di share di media delle ultime due puntate) della eterna rivale Maria De Filippi, per combattere la quale il programma nacque.

    ballando sara croce ballando sara croce

     

    (…) Così le risse sono minime, basiche, sterili, non decollano. Una riunione di condominio è più avvincente. Per dire: battibecco tra Teo Mammucari e Antonio Caprarica (quest’ultimo peraltro straordinario nei suoi samba con panciotto color panna e le celebri cravatte, vien fuori la disinvoltura accumulata negli anni d’oro da corrispondente Rai nelle sedi estere, chissà i balli nell’ambasciata a Mosca, dove ha conosciuto la moglie pianista). E Ricky Tognazzi se l’è presa col giudice Mariotto, che ha dato 5 alla sua signora. Niente.

     

    (…) Risultato, si crepa di noia. Certo, c’è stato un momento Rosanna Lambertucci, quando l’indimenticata autrice di “Più sani più belli” pareva aver avviato una piccola polemica mitomaniaca (“Io sono la storia della tv italiana…”), ma è finita lì. Lontane sono le risse tra Selvaggia Lucarelli e Iva Zanicchi, le polemiche con Luisella Costamagna… I cultori del trash e del camp, utenza secondaria ma non meno importante di Ballando, sono delusi. L’attenzione così si sposta sui giudici, ormai icone sacre della tv italiana, maschere eterne dell’infinito sabato sera, che straborda nella domenica mattina. Ecco lo straordinario Guillermo Mariotto, l’unico arbitro a esser lì fin dalla prima edizione, talmente imbullonato nell’arredo di quel finto teatro-saloon rosso e oro da sembrare un personaggio di “Nuovo olimpo”, il film di Ozpetek dove tutto è come congelato nell’eterna Roma degli anni Duemila, tra un disco di Mina e una terrazza a Trastevere.

     

    guillermo mariotto guillermo mariotto

    (…) Mariotto bullizza i concorrenti ma è in prima linea contro il bullismo vero, anche giovedì ha ricordato la sua giovinezza venezuelana alle prese con un ambiente omofobo e ostile. Per fortuna c’era una nonna favolosa, Leonor, che l’ha mandato a studiare a San Francisco… Però il pio venezuelano col baffo, giunto a Roma via San Francisco, che passa da stilista alla “maison” Gattinoni, che veste la Carrà e i papi e prende le onorificenze, perché non è dentro “Nuovo Olimpo”, l’ultimo film di Özpetek? Anzi, perché non ha una sua serie dedicata di Özpetek, dotato com’è oltretutto di terrazza a livello come ogni eroe dei film del regista turco?

     

    (…) Insomma la sterilizzazione della tv italiana, partita dalla Grande crociata contro il trash che vede in prima linea la tv berlusconiana post Silvio, sembra aver colpito di sguincio anche Ballando come danno collaterale. Sì, certo, ci sono le risse con Mammucari ma sono poca cosa, lontani i bei tempi del conflitto di interessi quando in gara c’era il fidanzato di Lucarelli. Scrive ora l’arcinemico Libero: “Nell’ultima puntata, Selvaggia è riuscita a battere un record: ha litigato sostanzialmente con tutti in un solo episodio del format. Scontri anche feroci. E sorge un dubbio: ma il pubblico a casa apprezzerà? Le indicazioni che arrivano dallo share suggeriscono che forse no, forse il pubblico non apprezza. Anche perché Il Fatto Quotidiano è una cosa, Ballando con le Stelle un’altra”.

    ballando milly carlucci paolo belli ballando milly carlucci paolo belli

     

    Lucarelli, agitatrice polemista in servizio permanente effettivo de sinistra, tra Il Fatto e Domani, dotata di grande coraggio fisico, sfida a viso aperto (e che viso) i tassisti e i novax, produce i podcast sulle sue sofferenze d’amore (“c’è una malattia molto diffusa di cui non si sente mai parlare. Nasce come una grande passione amorosa e porta persone insospettabili, apparentemente molto forti e sicure di sé, a cadere in una spirale di autodistruzione che sembra inarrestabile. Si chiama dipendenza affettiva. Selvaggia Lucarelli racconta la sua storia di caduta e rinascita”) e non si reca in teatri di guerra col suo iPhone come vuole il nuovo corso del new new journalism ma preferisce il palchetto rosso e oro del teatro di “Ballando”.

     

    ballando giuria ballando giuria

    E’ di Civitavecchia come un altro grande maestro del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari. “Ballando” è anche infatti una fucina di giornalismo, è la Columbia School of Journalism di Saxa Rubra, è il Mondo di Pannunzio dell’Italia di oggi: ha formato alcune tra le più grandi professioniste italiane, appunto Lucarelli e poi Hoara Borselli (oltre a vedere il trionfo ballerino di una giornalista scomoda come Luisella Costamagna l’anno scorso).

     

    teo mammucari teo mammucari

    “Quando Libero mi attacca”, ha ricordato Lucarelli, “vorrei ricordare che la prima edizione è stata vinta dalla loro Hoara Borselli”, e infatti è vero. Borselli è uno straordinario personaggio già nel cast di “Centovetrine”, e “Panarea” di Castellano e Pipolo. Vinse poi la prima edizione di Ballando in compagnia del ballerino Simone Di Pasquale. Quindi esperta voluta da Ignazio La Russa, allora ministro della Difesa, come organizzatrice degli eventi per le celebrazioni per il 150º anniversario dell’Unità d’Italia. Oggi editorialista del vasto mondo tolkeniano-retequattrista, “amo confrontarmi ogni giorno con ciò che accade, seguo le notizie e scrivo di politica per il Secolo d’Italia”, ha detto in un’intervista.

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    “Un percorso bellissimo in cui ho trovato il mio centro e da cui non smetto mai di apprendere per costruire e migliorarmi”, e percorso – anche da pronunciarsi percorzo – è lemma che appartiene al mondo esperienziale dei reality, non si era mai visto un giornalista che ci parla del suo percorzo. Il percorzo di Ballando comunque ha avuto anche uno strascico polemico (come potrebbe non esserci): “E’ un programma che mi ha trattato molto male a posteriori”. Insomma non l’hanno più invitata. “Una spiegazione me la sono data. Ma non si può dire”.

    hoara borselli hoara borselli

     

    Dopo via Poma e Ustica, un altro mistero della Repubblica. A proposito, come in ogni processo c’è anche l’appello. Sul suo tronetto, nel suo ruolo di tribunale di ultima istanza, è arrivato Alberto Matano, che, succedendo all’indimenticato Sandro Mayer, può ribaltare le sentenze, da “giudice bordo campo”, tipo Tar del Lazio o Consiglio di Stato. Anche qui la lunghezza, diciott’anni per arrivare a sentenza definitiva, è abbastanza in linea con il paese reale.

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