monica mondardini carlo de benedetti
1. DAGO-IERI: TRA I CANDIDATI PER GENERALI C'È MONICA MONDARDINI
debenedetti rodolfo x
2. OGGI: GENERALI: R.DE BENEDETTI, SPERO MONDARDINI RESTI CON NOI
(ANSA) - "Lavoro con Monica Mondardini ormai da otto anni, sta facendo benissimo sia in Espresso sia in Cir. Ho grande rispetto per lei e mi auguro che resti con noi". E' quanto afferma, in un'intervista a Bloomberg Tv, il presidente di Cir, Rodolfo De Benedetti, interpellato sulle ipotesi che danno la Mondardini, amministratore delegato di Cir ed Espresso, tra i candidati a prendere il posto di Mario Greco al vertice delle Generali. "Il fatto che il suo nome sia accostato a un gruppo così importante come Generali testimonia le sue qualità e la sua forza" aggiunge De Benedetti.
alberto nagel bollore
1. DAGO-IERI: IL TRIO BOLLORÉ-NAGEL-PELLICIOLI SI LIBERA DI GRECO E VUOLE DONNET AL SUO POSTO
2. OGGI: GENERALI, DONNET IN POLE POSITION L' IPOTESI DI UN NUOVO PRESIDENTE
Francesco Manacorda e Francesco Spini per “la Stampa”
philippe donnet generali
Chi sostituirà Mario Greco alla guida delle Generali? Quando si insedierà, visto che difficilmente Greco potrà rimanere fino al 30 aprile dopo lo strappo - negato, ma conclamato - con alcuni suoi azionisti? Solo l' ad è destinato a cambiare, o con lui arriverà anche un nuovo presidente? Le tre domande se le fanno tutti i grandi soci di Generali (ieri in calo di un altro 1,34%), ma le risposte sono diverse.
philippe donnet all axa
Per schematizzare c' è chi - Mediobanca in testa, assieme a De Agostini e a Vincent Bolloré - punta probabilmente sull' attuale ad di Generali Italia Philippe Donnet, senza nemmeno scartare il nome di un ex del Leone come Sergio Balbinot. E c' è chi di fronte all' ipotesi di un amministratore delegato francese, in ottimi rapporti con Bolloré (socio delle Generali con oltre il 7% e della stessa Mediobanca con un altro 8%) propone di cambiare la coppia di vertice e di mettere al posto di Gabriele Galateri un presidente italiano di maggior peso, per riequilibrare un possibile strapotere dell' asse francesi-Mediobanca. Per informazioni citofonare Caltagirone.
pellicioli
Galateri aveva proposto ai soci di riunirsi per un cda straordinario già oggi, ma poi si è deciso di soprassedere. Se ne parlerà la settimana prossima, difficile che la decisione sul nuovo ad arrivi prima di metà febbraio. I nomi oggi al vaglio sono cinque. Il più quotato è appunto quello di Donnet. A seguire, in ordine di probabilità tra gli interni, il direttore finanziario, Alberto Minali e poi Giovanni Liverani, a capo di Generali Deutschland, che è però troppo giovane.
mario greco
Fuori da Trieste due ipotetici grandi ritorni. Ad alcuni soci piace Monica Mondardini, già nel gruppo in Francia e poi ad di Generali España: convince il lavoro che in questi anni ha fatto come amministratore delegato di Cir ed Espresso. C' è anche Balbinot, ora primissima linea di Allianz. Il suo passato al fianco di Giovanni Perissinotto, allontanato dal cda nel 2012, ne indebolirebbe le possibilità, ma dopo l' uscita ha dato prova del suo valore.
gabriele galateri
Dal nome dell' ad dipende poi - secondo alcuni soci - quello del presidente. A Mediobanca e al gruppo De Agostini va bene Galateri (che ieri ha partecipato a un vertice con Lorenzo Pellicioli a Piazzetta Cuccia sul futuro di Trieste). Caltagirone e Leonardo Del Vecchio potrebbero chiedere un nuovo presidente. Chi?
Circola il nome di Paolo Scaroni: veneto, una carriera all' Eni, già consigliere di Generali, la presidenza del Leone è sempre stata la sua magnifica ossessione. Ma una possibile corsa rischia di bloccarsi per un ostacolo giudiziario: quando nel marzo 2014 Scaroni fu condannato per disastro ambientale colposo per la centrale di Porto Tolle preferì dare le dimissioni dal consiglio Generali prima di passare al vaglio dell' assemblea.
alberto minali
Oggi quella condanna sarebbe un ostacolo superabile? Tra i rumors va segnalato anche quello che vedrebbe candidato alla presidenza Enrico Tommaso Cucchiani. Difficile che accada. Così pochi si stupirebbero se alla fine scattasse verso la presidenza lo stesso Francesco Gaetano Caltagirone.
Resta il tema della permanenza di Greco per altri tre mesi, fino al rinnovo del cda che peraltro è destinato a scadere tutto. Permanenza ormai quasi impossibile viste le posizioni tra l' ad e i soci. Ieri Greco ha detto agli analisti che l' unico punto di divisione con gli azionisti è stato «sul mio ruolo in azienda nei prossimi anni». Una frase, questa, che non si trova nel comunicato ufficiale seguito all' incontro, dove anzi si sottolinea che i soci «al contrario, in questi tre anni hanno sempre fornito pieno supporto alla strategia e alla sua esecuzione».
MARIO GRECO GENERALI
Anche Nagel giura che «non c' è stata nessuna rottura» tra il manager e Mediobanca: «Confermo che siamo contenti del lavoro fatto e non cambio idea perché una persona decide di andarsene». Ma al di là delle dichiarazioni e delle rettifiche il dissidio è aspro e la ferita profonda.
“GRECO VOLEVA UN’OPERAZIONE DI CRESCITA MA I SOCI NON HANNO NÉ APPROVATO NÉ GRADITO”
Beniamino Pagliaro per “La Stampa”
Il giorno dopo la fine dell' era di Mario Greco, la lettura di Giovanni Perissinotto, che in Generali ha passato 33 anni, è quella di una storia già vista. Il Ceo Greco «ha fatto ciò che gli era stato richiesto, ha venduto gli attivi d' accordo con il consiglio, ma riducendo le dimensioni si riducono anche i risultati. Probabilmente una nuova fase avrebbe previsto qualche operazione di crescita che non è stata autorizzata e gradita».
ASSICURAZIONI GENERALI
Giovanni Perissinotto risponde al telefono mentre è in viaggio. È passato dalla finanza all' industria: dopo l' uscita dalle Generali ha messo in piedi una holding e completato le prime due acquisizioni nel manifatturiero di qualità: Valcucine e Driade.
L 'evoluzione futura della prima assicurazione d' Italia è anche una questione di ciclo. «Il business assicurativo è ciclico - ricorda Perissinotto -. Greco si è accorto che i risultati non si sarebbero trovati senza un' operazione di crescita e probabilmente su questo non ha trovato la disponibilità dei soci». Non è un caso che nella lettera d' addio di Greco siano citati Del Vecchio e Caltagirone, che erano parsi pronti a investire, ma non Mediobanca e De Agostini. Nella tempesta c' è anche un elemento puntuale che sorprende Perissinotto. «Quando un amministratore sta andando alla concorrenza mi pare che il rapporto fiduciario si sia interrotto: già martedì avrebbero dovuto dare l' interim al presidente Galateri».
Giovanni Perissinotto
Il ragionamento centrale di Perissinotto riguarda il ruolo del mercato. «Per definizione il mercato trova il capitale a fronte di proposte credibili da parte delle società quotate. Se un azionista non sottoscrive o vende e ne subentra un altro c' è un ricambio. Teoricamente, perché da noi non c' è. Una società con il 13% (il primo azionista di Generali, Mediobanca, ndr) esercita il controllo ben al di là della sua quota, e su questo le autorità hanno sempre avuto un approccio molto distante, rilassato. Credo che ci siano investitori internazionali pronti a mettere soldi sulle Generali, ma gli attuali soci ne sarebbero diluiti».
PERISSINOTTO E GERONZI
La storia si ripete. Nel luglio del 2012, dopo la cacciata, Perissinotto diceva: «O uno accetta di essere internazionale anche come azionariato oppure deve regionalizzarsi». Torniamo al 2016, quando «si apre un periodo non facile per il gruppo. Nonostante tutte le critiche alla passata gestione, mi pare che gran parte degli utili realizzati derivino da decisioni prese nel passato.
C' erano punti problematici, ma ogni gestione ha fatto i propri errori», afferma Perissinotto. Tre esempi non virtuosi dell' epoca Greco: i Btp ceduti a prezzi bassi, le quote di Banca Generali cedute a metà del prezzo attuale e la parte del controvalore di Bsi ricevuta in azioni di Btg che hanno creato minusvalenze per cento milioni di euro.
ALLIANZ ASSICURAZIONI
Soprattutto, annota Perissinotto, «la performance assicurativa peggiore di Allianz e Axa».
Le Generali sono in ogni caso un capitolo chiuso. «Dalla finanza ai prodotti tangibili, ogni tanto cambiare è sfidante», dice l' ex Ceo. «Abbiamo due bei marchi e li stiamo facendo crescere bene, con maggiore internazionalità». Perissinotto concentra lo sguardo sul Paese.
zurich c
«Ora mi pare ci sia qualche sforzo a favore delle imprese - dice - ma ci sono state significative involuzioni. Si ricorda di quando Bersani non voleva parlare con le assicurazioni prima di fare le sue lenzuolate? Chi fa business deve presentare il punto di vista a chi prende le decisioni. Non abbiamo mai una avuto cultura del dialogo».
La conclusione è quasi un ammonimento: «Credo che dopo questo ridimensionamento le Generali diventeranno una realtà aggredibile».
@bpagliaro
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