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    NELLE OTTO ORE DAVANTI AL PM, SCHETTINO NON HA SPIEGATO PER QUALE MOTIVO, CON IL RADAR FUNZIONANTE, NON SI ACCORSE DELLA ROTTA SUICIDA, UNA LINEA CHE ANDAVA DRITTA A SBATTERE CONTRO L’ISOLA DEL GIGLIO


     
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    Marco Gasperetti per il "Corriere della Sera"

     

    schettino FUGGE DALLA NAVE schettino FUGGE DALLA NAVE

    Tre piccioni con una fava. O meglio, tre piccioni con un inchino, il fatale saluto della Concordia davanti all’isola del Giglio prima del naufragio. Lo dice Francesco Schettino, rispondendo al pm, e ci sarebbe quasi da sorridere se dietro quei «piccioni» non ci fossero 32 morti, tra i quali una bambina.

     

    Uno dei naufragi più vergognosi e incredibili della storia della marineria italiana e una probabile fuga, quella dello stesso comandante, ripresa in un video dei vigili del fuoco appena allegato agli atti del processo. Nel filmato si vedrebbe Schettino in abito scuro e cravatta durante il naufragio avvicinarsi alla balaustra di un ponte esterno sul lato di dritta dove ci sono le lance di salvataggio. La prova, secondo la Procura, della sua fuga.

     

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    Inizia così il grande giorno dell’ex comandante della Concordia, per la prima volta ascoltato al processo che lo vede unico imputato al Teatro Moderno di Grosseto. Impeccabile nel suo completo grigio, dice di essere «contento di raccontare finalmente la mia verità»» e ricorda che quel passaggio avrebbe dovuto accontentare (i tre piccioni) il maître Antonello Tievoli (con i parenti al Giglio), l’ex comandante Antonio Palombo e anche le ragioni commerciali dell’armatore.

     

    «Perché gli inchini erano ricorrenti e in plancia, pagando 70 euro, arrivavano i turisti — spiega — che prendevano anche i nostri cannocchiali da 1.500 euro l’uno e io ero stato costretto a mettere delle sicurezze ai bottoni di emergenza per paura che li pigiassero. Era un’abitudine, per questo non avvisai la Costa». Racconto che, a fine udienza, verrà smentito dai legali di Costa Concordia.

    CONCORDIA CONCORDIA

     

    Sono state quasi otto le ore di fuoco del pm Leopizzi contro uno Schettino che si è difeso attaccando gli altri. Il primo ufficiale Ciro Ambrosio (già condannato con rito abbreviato a 1 anno e 11 mesi) che gli avrebbe passato il comando di una nave ormai con la rotta compromessa, del timoniere indonesiano Rusli Bin (che non capì un suo ordine in inglese), ma anche degli altri membri dell’equipaggio che, dice lui, non lo avvertirono della situazione.

     

    costa concordia costa concordia

    Ma non ha spiegato per quale motivo, lui il comandante, davanti a un radar funzionante non si accorse della rotta suicida visualizzata al monitor con una linea che andava dritta a sbattere contro l’isola del Giglio. Per la prima volta però Schettino ha riconosciuto durante il dibattimento di aver commesso degli errori. «È chiaro che ho sbagliato» ha detto, aggiungendo subito dopo che quegli errori sarebbero stati indotti da altri. In una pausa del processo il pm Francesco Verusio ha confermato che chiederà 22 anni di carcere.

    costa concordia costa concordia

     

     

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