- DI MAIO, FARÒ CONCORSO STRAORDINARIO ISPETTORI LAVORO
(ANSA) - "Le leggi ci sono gia' ma lo Stato ancora non e' attrezzato per controllare. Il mio obiettivo è fare un concorso straordinario per gli ispettori del lavoro perchè servono piu' ispettori. In alcune zone come Gioia Tauro o nel foggiano il caporalato va estirpato azienda per azienda. Si possono o fare altre leggi per fare un altro comunicato stampa o far applicare le leggi che gia' esistono". Lo ha detto il vicepremier, Luigi Di Maio, intervenendo a Radio24 sull'incidente di ieri nel foggiano.
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- IL CAPORALATO DEI FURGONCINI STIPATI «IL VIAGGIO DELLA MORTE COSTA 5 EURO»
Michelangelo Borrillo per il ''Corriere della Sera''
«Se non si crepa nei campi, lo si fa per strada. E bisogna pagare anche 5 euro per farsi trasportare dai furgoncini della morte». Yvan Sagnet, il camerunense di 33 anni che nel 2011, a Nardò, si ribellò ai caporali, conosce bene le campagne di Puglia. E il lungo filo rosso che le unisce, dal Salento alla Capitanata. Il rosso non è solo quello delle angurie e dei pomodori che in estate si raccolgono nell' entroterra della regione più conosciuta per le spiagge del Salento e del Gargano che per la piaga del caporalato. Il rosso è anche quello del sangue.
Una lunga striscia che negli ultimi tre anni ha un punto di partenza e un punto di arrivo.
Entrambi tragici. Il 13 luglio del 2015 è il giorno in cui, nelle campagne di Andria, muore la 49enne Paola Clemente, la bracciante agricola tarantina stroncata nei vigneti dove lavorava per 27 euro al giorno.
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Dopo la morte di Paola inizia l' iter della normativa anti caporalato, che diventa legge nel 2016. A due anni da allora, però, si continua a morire per il lavoro nei campi. «Perché anche i 16 morti sulle strade di Capitanata di questi giorni - ed eccolo il punto di arrivo della striscia - sono conseguenza di un sistema marcio che si fonda sull' illegalità e lo sfruttamento».
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Sagnet, che in questi 3 anni ha seguito le battaglie del Gran Ghetto di Rignano dopo aver fondato l' associazione internazionale anti caporalato No-Cap, ne è convinto. Prima ancora che lo stabiliscano i giudici, per lui i 16 giovani africani arrivati in Italia per morire nel Tavoliere delle Puglie, sono vittime del caporalato: lo scontro frontale sull' asfalto rovente dell' estate 2018 è solo una conseguenza. «Viaggiano su mezzi di trasporto insicuri, di terza e a volte anche di quarta mano, spesso non assicurati, difettosi e su strade pericolose, soprattutto in questo periodo in cui i Tir sono dappertutto».
Proprio per trasportare i pomodori che gli immigrati raccolgono nelle campagne svegliandosi alle 3 del mattino.
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Per raggiungere quei campi, i braccianti africani pagano anche un «biglietto» di 5 euro.
«E così non dovrebbe essere, perché il trasporto andrebbe regolamentato e cofinanziato dalle aziende e dallo Stato», denuncia Sagnet.
Nel Tavoliere delle Puglie, il caporalato parte proprio dai furgoncini. Il listino prezzi, per braccianti africani e neo-comunitari (20 mila nella provincia di Foggia, 400 mila a livello nazionale) è identico: il trasporto con il furgone costa, appunto, 5 euro a testa e per ogni cassone da tre quintali di pomodori - pagato quattro euro e mezzo - il caporale trattiene 50 centesimi. E visto che nei furgoni si stipano anche in venti e che ogni bracciante riesce a riempire fino a quindici cassoni, il caporale incassa per ogni trasporto 250 euro al giorno. Spesso riesce a farne due e arriva a 500 euro.
E se il lavoro abbonda, paga un autista 50 euro e per ogni viaggio aggiuntivo incassa altri 200 euro.
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Fin qui le falle del sistema di trasporto. «Il contratto nazionale, inoltre, prevederebbe vitto e alloggio a carico del datore di lavoro», aggiunge Sagnet. Ma invece i braccianti continuano a vivere nei ghetti e nei casolari di campagna, con l' unica eccezione di Casa Sankara, una struttura che può ospitare fino a 250 braccianti, a San Severo. Per il resto, il Gran Ghetto di Rignano, non appena chiuso dopo un devastante incendio nel 2017 (nel quale morirono due migranti), è stato sostituito da un altro adiacente, con meno braccianti (dai precedenti 2 mila si è passati a mille) ma in continua crescita. E a sud di Foggia continua a prosperare il ghetto di Borgo Mezzanone, dove lungo una vecchia pista di atterraggio abitano altri 1.500 immigrati.
Dall' approvazione della legge anti caporalato, quindi, poco è cambiato, almeno nella prevenzione, nei trasporti e nell' accoglienza dei migranti.
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«Passi avanti sono stati fatti nella repressione del fenomeno - spiega Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia - ma senza un deciso intervento pubblico per i servizi di accoglienza e trasporto pubblico, continueremo a contare vittime mentre le economie criminali ingrasseranno i loro portafogli».
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