Chiara Fenoglio per “La Lettura - Corriere della Sera”
ARNOLD SCHWARZENEGGER - CONAN IL DISTRUTTORE
«Il corpo ha le sue ragioni, che la ragione non conosce»: parafrasando ironicamente il più frainteso tra i Pensieri pascaliani, potrebbe essere questa una delle chiavi di lettura di Pumping Arnold , il racconto-saggio che Fabrizio Patriarca dedica al mito di Arnold Schwarzenegger nell'America degli anni Settanta.
E proprio il valore metaforico della parabola di uno dei corpi più famosi del secondo Novecento è l'oggetto privilegiato di questo singolarissimo libro: da immigrato clandestino (dunque da corpo negato) a divo hollywoodiano (rappresentante ora della perfezione fisica, ora del corpo-macchina di Terminator ), a governatore della California, Schwarzenegger è diventato un «marchio», l'emblema conclusivo di una storia americana che annovera tra i suoi miti primordiali John Wayne e Clint Eastwood, Marlon Brando e Charles Bronson: Pumping Arnold è un libro sull'immaginario collettivo, su un corpo che si fa non solo mito ma autobiografia di un'epoca, tanto da approdare nel 1976 al Whitney Museum con un evento di enorme successo intitolato Articulate Muscle. The Male Body in Art .
arnold schwarzenegger il pensatore
Ma è soprattutto il documentario girato da George Butler nel 1977, Pumping Iron (a cui Patriarca dedica la sezione centrale del libro e da cui trae il suo titolo) a proiettare Schwarzenegger nel mondo del cinema, trasformandolo in divo a tutto tondo: perfezione di un corpo senz' anima, di una forma vitruviana senza contenuto, Schwarzenegger è pura materia auto-plasmata, cioè costruita, nutrita, scolpita in base ai principi del culturismo che, lavorando una materia inerte, la muta in arte, dunque in atto di cultura.
arnold schwarzenegger a cannes 2
Fabrizio Patriarca, il cui interesse per la storia dell'estetica risale ai tempi di Leopardi e l'invenzione della moda (Gaffi, 2008) e arriva fino al gusto lievemente kitsch per i viaggi esotici di Tropicario italiano (66thand2nd, 2020), coglie al volo l'occasione offerta dalla collana Vite inattese per ricamare sulle fibre muscolari di Schwarzenegger una riflessione sulla fotografia, sullo sguardo, sullo specchio-schermo, sull'immaginario del postmoderno: Susan Sontag e Gilles Deleuze, Michel Foucault e Jean Braudillard sono i suoi compagni di viaggio, un viaggio in cui l'indagine sugli scatti di Robert Mapplethorpe e di Andy Warhol sono contigui alla narrazione di brevi sketch ambientati in una palestra della periferia romana, da cui emergono tutti i tabù di ogni discorso sul bodybuilding (gli steroidi, la misoginia e l'omofobia).
arnold schwarzenegger pumping iron 2
Il risultato è una sorta di catalogo brillante dei culturisti che nello specchio hanno il loro oggetto-feticcio («la panca piana è lo specchio dell'anima») ma anche il loro oggetto-limite («lo specchio suggerisce un rimbalzo di sguardi, ma la triangolazione non avviene: ammette testimoni ma non prevede compagni»). Così il passaggio obbligato dalla palestra al cinema è figura del «passaggio dallo specchio allo schermo in cui lo sguardo stesso diventa un oggetto».
pumping arnold fabrizio patriarca
Lo specchio del narcisista diventa, scrive Patriarca, uno strumento di controllo di sé e, si potrebbe aggiungere, di isolamento e solitudine rispetto al mondo, un corpo «sorvegliato e punito», per dirla con Foucault, privo di qualsiasi connessione con la realtà.
Il «fenomeno Schwarzenegger» tuttavia non sarebbe del tutto comprensibile se non ne venisse svelato il fondo parodico: svuotato di umanità, è pura materia che «sconta l'idea della morte con l'eterno presente del sacrificio e del risultato», materia precaria e assoggettata al dominio del tempo, bloccata in una posa («posare» è appunto il verbo che indica il gesto atletico del culturista) che vorrebbe fissarlo in un momento, in un monumento di sé.
arnold schwarzenegger pumping iron
Il corpo scolpito come una statua greca o, con reduplicazione dell'effetto parodico, sospeso nella famosa posa «alla Rodin» messa in scena al Whitney Museum, si rovescia nel cyber-corpo di Terminator e nel corpo auto-ironico de I gemelli e soprattutto di True Lies . Per poter restituire efficacemente questo rovesciamento di un corpo ideale, Patriarca deve andare fino in fondo e collocare sé stesso al centro di questa stessa parodia: il narratore non è allora un voyeur alla Walter Siti, bensì un bodybuilder mancato, uno «con del potenziale» che tuttavia si è rassegnato «a una miseria di risultati».
ARNOLD SCHWARZENEGGER NEL 1976
Una parodia che si spinge fino ad auspicare un autore diverso per questo libro, un Roland Barthes o un Geoff Dyer, qualcuno capace di sostituire al corpo pesantissimo di Arnold un discorso sul suo corpo, una riflessione sul suo significato (quello di una competizione estetica senza sforzo atletico), attraverso una narrazione dinamica che affranchi la pesantezza triviale della sala pesi nei territori della considerazione filosofica e sveli così la radice prima dell'esperienza del bodybuilder: quella del dandismo. D'altro canto, spiega Patriarca, Schwarzenegger non ha fatto altro che sostituire al culto dell'abito il culto egocentrico del corpo, pervertendone i segni ma mantenendo intatta devozione narcisistica.
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