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    SIAMO ALLA CANNA DEL GAS - IL "NORD STREAM 2" CHE TIENE LEGATE RUSSIA E GERMANIA È MOLTO PIÙ DI UN BUSINESS TRA PRIVATI, VISTE LE QUESTIONI GEOPOLITICHE CHE SI PORTA DIETRO -  SE IL CANCELLIERE SCHOLZ MINACCIA SANZIONI AI RUSSI QUALORA IL CREMLINO DOVESSE USARE L'ENERGIA COME ARMA DI RICATTO ANCHE SUL CAPITOLO UCRAINA, IL BLOCCO DEL NORD STREAM 2 COSTRINGEREBBE I TEDESCHI A RIVEDERE MASSICCIAMENTE I PIANI DI TRANSIZIONE GREEN…


     
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    Letizia Tortello per "La Stampa"

     

    Olaf Scholz E Vladimir Putin Olaf Scholz E Vladimir Putin

    Corre per 1.230 chilometri sotto il mar Baltico uno dei fili d'acciaio che tiene legate Mosca e Berlino, si chiama Nord Stream 2 e sembra attualmente una valigia molto pesante, impossibile da abbandonare e al tempo stesso da portare avanti.

     

    Il nuovo gasdotto da 11 miliardi di dollari per la fornitura di gas dalla Russia alla Germania (55 miliardi di metri cubi l'anno è la portata stimata) avrebbe dovuto essere in funzione già nel 2019, ma è stato completato a settembre scorso.

     

    E proprio mentre a Berlino si insediava il nuovo governo Scholz, a dicembre il Nord Stream 2 è stato sospeso per sei mesi: l'unico azionista, la società russa Gazprom, è anche il distributore del gas, e questo viola la normativa europea.

     

    Olaf Scholz E Vladimir Putin Olaf Scholz E Vladimir Putin

    Un margine che permette all'esecutivo tedesco a guida socialdemocratica di prendere tempo, perché quella del Nord Stream 2 - che promette di riscaldare 26 milioni di case tedesche a un prezzo accessibile - è tutt'altro che una questione di puro business di privati, come ha provato a spiegare negli scorsi giorni il cancelliere.

     

    A ogni centimetro di tubo, la pipeline ha vaste conseguenze geostrategiche. È una battaglia politica campale, che ha la questione Ucraina al centro, mette sotto sforzo le relazioni con gli Usa e potrebbe offrire a Putin la leva sulla sicurezza energetica europea, consentendogli di mettere il suo stivale sulla trachea dell'Europa.

     

    annalena baerbock annalena baerbock

    La media Ue di dipendenza dal gas russo è al 30%, le forniture arrivano a 14 Stati, molti dei quali, per di più orientali, dipendono per il 70% da Mosca. «Non abbiamo altra scelta che difendere le nostre regole comuni (la sicurezza ai confini, ndr), anche se questo avrà un alto prezzo economico», ha detto la ministra degli Esteri Baerbock ieri a Mosca, all'incontro con l'omologo Lavrov.

     

    Ma ha anche parlato di «cooperazione tra i due Paesi per l'enorme potenziale sulle rinnovabili» e «dell'importanza del gas» per il passaggio all'era delle energie pulite. A rafforzare la linea anche il collega Habeck, ministro dell'Economia: «Abbiamo bisogno di gas. I russi hanno bisogno di valuta estera perché il loro Stato possa funzionare».

     

    nord stream 2 nord stream 2

    Se dunque Scholz minaccia sanzioni a Mosca, qualora il Cremlino dovesse usare l'energia come arma, il blocco del Nord Stream 2 costringerebbe Berlino a rivedere massicciamente i propri piani di transizione green: un mix di gas e rinnovabili, per arrivare ad alimentarsi all'80% con fonti energetiche pulite entro il 2030.

     

    Il cancelliere e il suo partito (Spd), poi, dal canto loro, restano sostenitori del gasdotto, a differenza dei compagni verdi di coalizione - ironicamente allineati con i repubblicani statunitensi sul Nord Stream 2 -.

     

    DOVE PASSA IL GASDOTTO Nord Stream 2 DOVE PASSA IL GASDOTTO Nord Stream 2

    Per molto tempo, la Germania è stata il partner preferito della Russia in Occidente. Le relazioni tedesco-russe hanno radici profonde e sono persino sopravvissute alla devastazione della Seconda guerra mondiale. Ieri, di certo, Baerbock ha sperimentato quanto sia diventato gelido il rapporto. «Per il prossimo futuro, il gas naturale rimarrà parte del mix energetico tedesco - spiega Rafael Loss, analista dell'Ecfr -. Anche durante la guerra fredda, la Germania occidentale riceveva gas dall'Urss -. E ora considera la Russia un fornitore affidabile».

     

    olaf scholz olaf scholz

    Ma aggiunge: «Non c'è alcuna garanzia che la Russia non userà l'energia come arma anche contro la Germania». La produzione di gas all'interno dell'Ue è in forte calo. La stessa Germania ha pochissimi giacimenti di gas naturale - coprirebbe da sola il 5% dei consumi -.

     

    «La battaglia interna al governo tedesco per una chiara posizione su come reagire a una escalation militare russa è tutt'altro che risolta - dice Gustav Gressel, senior Policy Fellow dell'Ecfr -. L'opinione pubblica tedesca è riluttante a impegnarsi in misure più dure e deve essere convinta che il Paese debba pagare davvero un prezzo per difendere l'intera sicurezza europea».

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