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    NAZIONALE, UN CANTIERE APERTO - SCONCERTI E IL BICCHIERE MEZZO PIENO DOPO ITALIA-OLANDA: “CHIESA E’ DECISIVO NEI SUOI MOVIMENTI, PERIN E’ MENO EVIDENTE DI DONNARUMMA MA PIU’ LEGGERO. È UNA PICCOLA ITALIA CHE HA NEL MAESTRO LA PARTE MIGLIORE” - MURA: “IL CENTROCAMPO NON PUÒ PRESCINDERE DA JORGINHO, PER I LANCI LUNGHI (IL MIGLIORE, SCIUPATO DA BELOTTI) E IL SENSO DI RESPONSABILITÀ”


     
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    1 - PIÙ SCELTA E LA SPERANZA DI TROVARE UN GRUPPO

    Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

     

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    Non c' era da aspettarsi niente dalle prime tre partite del nuovo commissario e in effetti è arrivato poco. Il pareggio con l'Olanda rientra nell' aritmetica, siamo due squadre in crisi, pensare potessero trovare qualcosa da dire negli ultimi minuti della stagione era vicino all'impossibile. Un risultato è stato ottenuto, la squadra si è allargata, non è più magrissima, non più legata ai reduci.

     

    Hanno debuttato cinque giocatori, il migliore mi è sembrato Perin, poi Chiesa, che insiste a essere decisivo nei suoi movimenti. Il più deludente mi è parso Pellegrini, ma forse solo perché ne ho grande stima in campionato. Ha fatto un buone cose Verdi che è un'alternativa a Insigne e consente un paio di schemi diversi con il suo saper stare in più ruoli.

     

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    Non mi ha convinto Cristante, che ha meno numeri di quanto gli accreditiamo, ma è il nostro Milinkovic-Savic potenziale, cioè ha fisico e mezzi tecnici anche se usati con un po' troppo rispetto. Ha sempre giocato titolare Jorginho, è stato anzi l'unico. Le azioni più pericolose sono nate o dagli spunti di Verdi e Chiesa sulla destra, o dai lanci improvvisi di Jorginho. È l'uomo sicuro di Mancini, quello dal calcio semplice e continuo, un inizio di discorso mai sbagliato.

     

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    Si è rivisto Belotti, nel senso che sappiamo che è rimasto, è ancora lui. Si è rivisto Zaza, qualcos’altro arriverà. Non è cambiato molto nel gioco, è sempre evidente il nostro far parte di un altro campionato, ma abbiamo adesso più giocatori, c'è più scelta, mezza speranza in più di trovare un gruppo e un jolly. Non è il pareggio con l'Olanda a dirlo, quello è stato semplicemente onesto.

     

    È l'arrivo di qualche giovane, una piccola Nazionale che sta cominciando a lavorare senza sottrazioni, solo con addendi. Ci sono titolari nuovi, uno è Perin, meno evidente di Donnarumma ma più leggero, più in volo costante. Gli altri sono Chiesa e Rugani, forse Verdi. È una piccola Italia che ha nel maestro la parte migliore. Ora si aspetta il lavoro di tutti. Se c'è un vantaggio sotto la pioggia è avere chiaro che la strada è lunga, ma va comunque fatta.

     

    2 - PERIN E CHIESA: DUE CERTEZZE DA CUI SI DEVE RICOMINCIARE

    Gianni Mura per “la Repubblica”

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    Prima del trittico di amichevoli, una cosa era chiarissima. Non badare al risultato. Infatti l'Italia che pareggia con l'Olanda piace più di quella che ha perso con la Francia e di quella che ha battuto l'Arabia Saudita. Dalla prima alla terza partita c'è stata progressiva crescita. Non vistosa, una cosetta qui una là. Ma c'è. Ieri a Torino, che doveva essere il passo d'addio di Buffon e non è stato, s'è visto che l'erede più talentuoso è Perin.

     

    Uscite alte, uscite basse, piazzamento, elasticità, riflessi. Ha tutto quello che il ruolo richiede. Poi: il centrocampo non può prescindere da Jorginho, per i lanci lunghi (il migliore, sciupato da Belotti) e il senso di responsabilità. In una serata, per giunta, di scarsa assistenza dai compagni. Gasperini era in tribuna. Lo si è capito da come hanno giocato gli atalantini Hateboer, De Roon e Cristante, tre ombre.

     

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    Una certezza per reparto: la terza è Chiesa. Già con la Francia s'era fatto notare per intraprendenza, pur con molti errori. Ieri ancora più personalità, e meno errori. Questo ragazzo ha tiro, destro e sinistro, un gran fisico e un coraggio al limite della spavalderia. Bisogna farlo giocare di più, gli esami sono ampiamente superati.

     

    Tre certezze per il futuro secondo me valgono più d'una vittoria svanita al 43' st. Come al solito, l'Italia ha sbagliato troppi gol quando c'era parità numerica. L'Olanda è una grande decaduta, divide con l'Italia l'amarezza di una qualificazione fallita e Koeman non sta meglio di Mancini se dopo nove anni ripesca Babel al centro dell'attacco e dalla panchina pesca Elia, fugace apparizione nella Juve di sei anni fa.

     

    Ha cominciato con un prudentissimo 5-3-2, ha chiuso con un 3-4-3 sostenuto dai centrocampisti, tra cui Aké, il simil-Gullit che ha segnato l'1-1. Distrazione di De Sciglio, eccessiva libertà di cross per Berghuis. Come nelle altre partite gli azzurri calano il ritmo negli ultimi 25' ma trovano l'1-0 con Zaza, chi si rivede dopo due anni, che ribatte in porta una deviazione di Van Dijk.

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    Sembra la svolta ma la svolta vera è un minuto dopo: espulso Criscito che abbatte Babel al limite dell'area. Non è un fallo cattivo, ma c'è. Giusto il rosso. E qui comincia il superlavoro di Perin (un gatto sulla punizione di Depay) e gli affanni di una difesa fin lì piuttosto ordinata. Mancini cerca di rinforzarla con Bonucci, che diventa capitano. Fischi previsti (e ingiusti) di buona parte dello stadio. Applausi (giusti) per Insigne, primo giocatore del Napoli ad avere in partenza la fascia di capitano. Partita vera, con cinque cartellini gialli e uno rosso. 

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