1 - NON SIAMO SOLO MODESTI SIAMO DIVENTATI ANTICHI E GLI ALTRI SONO PIÙ LONTANI
Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
SCONCERTI 4
È un altro calcio quello della Francia, pieno di forza fisica e freschezza africana, qualcosa di impensabile per noi molto più lenti, più zeppi di pensieri, meno naturali. Mancini non c'entra niente, direi quasi che per molto tempo non sarà più un problema di allenatore. Sono i giocatori a essere inferiori. È la nostra paura del risultato a volerci lenti, andando veloci potremmo non controllare il gioco. Così abbiamo imparato a subirlo.
Ma nel frattempo gli altri hanno imparato a giocare molto meglio, è questa la novità del buon calcio. Ed è questo che ci tiene fuori da ogni partita. La definizione è generale, poi ci sono i particolari. Avevamo tre debuttanti e nessuno è andato benissimo. La Francia è molto forte, assomiglia a un piccolo Brasile scolarizzato dai campionati in Europa.
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Mbappé è vicino a essere un fuoriclasse, tutti si divertono a giocare di prima, a cercare il difficile. L'Italia sembra quasi non cambi mai giocatori. Sono tutti uguali, abituati tutti al nostro sacrificio. Dove prima Balotelli era chiaramente uno da dimenticare, adesso nell'oscuro brilla come un diamante. Non è cresciuto lui, che pure è diventato uomo.
Siamo andati indietro noi. Pochissimi dei nostri assomigliano a giocatori del mondo, forse ancora Bonucci, forse qualcosa c' è in Chiesa, ma la somma di tutto il resto è qualcosa che non vedevamo da molti anni. Non siamo solo modesti, siamo fuori progetto, siamo antichi. Giochiamo pezzetti di calcio che è solo nostro, come se non ci fossero gli altri. Gli avversari non solo ci superano, diventano riferimenti morali, modelli non avvicinabili.
francia italia mbappe
E non cambia mai. Se prima eravamo finiti indietro per motivi tecnici, per mancanza di nuovi giocatori, adesso siamo andati oltre per mancanza di riferimenti fisici. Siamo tornati a un'inferiorità atletica che avevamo dimenticato dal boom energetico degli anni Sessanta.
È vero che noi abbiamo avuto un Impero diverso da quello francese, i nostri africani non hanno mai amato il calcio, ma l'insistenza dei nostri problemi è tanta da far pensare sia cambiato qualcosa di profondo nelle abitudini del paese, qualcosa che alla fine ha reso povero il nostro calcio. Non abbiamo mai giocato così male, in modo così inutile e leggero. Ed è ormai tanto tempo che accade.
2 - UNA CATEGORIA DI DIFFERENZA
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Gigi Garanzini per “la Stampa”
Per amichevole che fosse, un Francia-Italia non può mai essere banale. Nemmeno stavolta lo è stato, a dispetto di una differenza di qualità persino imbarazzante. I due gol francesi nella prima mezzora, in piena souplesse e qualche accelerazione a ragion veduta, avevano tutta l'aria dell' anticamera di una goleada: invece è bastata una punizione di Balotelli, caparbiamente guadagnata, ben battuta, e trasformata in tap-in da Bonucci a inceppare la superiorità dei Bleus e a porre le basi di uno splendido avvio di ripresa in cui gli azzurri, anzi gli azzurrini hanno sfiorato a ripetizione il pareggio. Azzurrini, perché Mancini ha scelto di depotenziare il significato della sfida schierando ben tre debuttanti, anche a costo di bruciarli verdi.
Con un pizzico di cinismo, questo sì, ma mettendo in conto da un lato il rischio di uno smarrimento iniziale, e dall' altro l' incoscienza di chi ha ben poco da perdere e una grande ribalta da provare a sfruttare. Sotto la guida, va detto, di Bonucci e Balotelli: i soli due, come la partita ha dimostrato, che potrebbero giocare nei Bleus, o sui quali Deschamps farebbe come minimo un pensierino pur avendo una ricchezza di rosa persino imbarazzante.
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Perché è vero che il calcio non è una scienza esatta. Ma è vero anche che, oggi, tra Francia e Italia c'è almeno una categoria di differenza: anzi, calcolando che i francesi sono in piena preparazione mondiale e in forma dovranno essere il 16 giugno al debutto con l'Australia, e non quindici giorni prima contro di noi, le categorie potrebbero anche essere due. Alla fine dunque il punteggio dice e non dice.
francia italia
Ma restano, se non altro, il coraggio e l'orgoglio con cui la nuova Italia ha provato, riuscendoci in parte, a risalire la china. Ribellandosi alla prospettiva di un naufragio che era lì, ad un passo, ed è stato evitato con un grande impegno collettivo e qualche spunto di qualità individuale. Troppo facile con l'Arabia, troppo difficile con la Francia. Lunedì a Torino con l' Olanda la sintesi di questo trittico della ripartenza.
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