paolo rossi antonio cabrini
Il mondiale di Spagna 1982 fu segnato da feroci polemiche durante la preparazione e nella fase eliminatoria. Dopo la qualificazione al secondo turno a gironi, i giocatori dell'Italia vararono il primo silenzio stampa della storia, affidando a Dino Zoff il ruolo di portavoce.
Mario Sconcerti, 74 anni, scrittore e editorialista del Corriere della Sera, seguì il torneo da inviato per le pagine sportive di Repubblica: «Quel mondiale cambiò la storia del nostro calcio - racconta - Il silenzio stampa rovesciò i rapporti tra giocatori e giornalisti. Fino ad allora si viveva a stretto contatto con i calciatori. Io ero un giovane cronista e per parlare con Bearzot lo chiamavo al posto pubblico che frequentava la mattina per prendere il caffè e leggere i giornali. Chiedevo di lui e me lo passavano. Una cosa del genere oggi è impensabile. I giocatori durante le grandi competizioni erano a disposizione dei media per un'ora, senza filtri di alcun tipo.
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Ma Spagna 1982 produsse anche un altro mutamento: i rapporti tra club e giocatori. Tardelli e Paolo Rossi si presentarono di fronte a Boniperti per discutere il nuovo contratto con il procuratore. La figura dell'agente s' impose in quel periodo». Un mondiale partito per gli azzurri in sordina, con i pareggi con Polonia, Perù e Camerun. L'Italia cambiò pelle all'improvviso contro l'Argentina: «La spiegazione è semplice, iniziammo a far gol - spiega lo scrittore -
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La nostra nazionale era una bella squadra, che aveva mostrato il miglior calcio quattro anni prima nel mondiale argentino, ma non riusciva a segnare. In attacco avevamo il generoso Graziani e Paolo Rossi che, dopo due anni di inattività per la storia del calcioscommesse, stentava. Bearzot aveva però deciso di puntare su Paolo per due ragioni: il nucleo principale di quell'Italia era il blocco juventino e Rossi era perfetto per quel tipo di squadra. Per questa ragione non convocò Pruzzo, capocannoniere del campionato. Temeva gli effetti della concorrenza.
antognoni e socrates
Chiamò Selvaggi al quale disse: Vieni con noi in Spagna, ma non giocherai mai. Selvaggi accettò il ruolo e la tripletta di Paolo Rossi diede ragione alle scelte di Bearzot». Un successo spartiacque quello contro Maradona. In precedenza alcuni quotidiani scrissero cose pesanti sulla nazionale: «All'epoca i giornali avevano un impatto straordinario. Incontrai Socrates a Barcellona prima di Italia-Argentina e mi disse ma è vero che tra Cabrini e Paolo Rossi ci sono rapporti intimi?. Furono giorni davvero complicati».
Un successo finale che ha scritto la storia dell'Italia: «L'impatto fu enorme - spiega lo scrittore - Aiutò il nostro paese a mettersi alle spalle un decennio difficile e inaugurò una stagione di vendite irripetibile per i nostri giornali». Quattro anni dopo l'Italia fu eliminata agli ottavi dalla Francia e Bearzot lasciò la nazionale. Addio sbrigativo e ingeneroso? Sconcerti non usa mezzi termini: «Bearzot in qualche modo doveva scomparire. Era un eroe scomodo».
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