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    COLONNELLI O COGLIONELLI? SCONFITTO NELL’ASSEMBLEA DELLA FONDAZIONE AN, FINI SILURA GLI EX “COLONNELLI”: “SONO COLPITO DALL’OSSESSIONE CHE HANNO PER ME. MI TIRANO IN BALLO QUASI PER ESORCIZZARE IL LORO SENSO DI COLPA. MELONI? ‘FRATELLI D’ITALIA’ FOTOCOPIA DELLA LEGA”


     
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    Alessandra Longo per “la Repubblica”

    elisabetta belloni gianfranco fini elisabetta belloni gianfranco fini

     

    Presidente Fini, riassumo per i lettori l’esito dell’Assemblea dei soci della Fondazione Alleanza Nazionale: la Meloni ha vinto e si tiene il simbolo, i 180 milioni di euro della Fondazione non possono essere usati da nessuno per fini politici e lei, Gran Burattinaio dei quarantenni più Alemanno, ha perso...

     

    «Mente spudoratamente chi ha parlato di assalto alla cassa. Giurano di aver sventato una manovra che non è mai esistita, se non nella loro fantasia. Esultano come gli ubriachi per una congiura costruita nelle loro teste. Ma posso capire: devono pur campare e l’onestà intellettuale non sanno cosa sia. Io non sono il Gran Burattinaio, non sono l’Uomo Nero. I giovani quarantenni che hanno animato con la loro proposta l’assemblea non sono dei burattini ed è offensivo pensarli così».

    GIANFRANCO FINI BIONDO A IN MEZZORA GIANFRANCO FINI BIONDO A IN MEZZORA

     

    Eppure tutti ad evocare l’ex Capo.

    «Sono colpito dall’ossessione degli ex colonnelli per me (leggi La Russa, Gasparri, Matteoli, ndr). Mi tirano in ballo quasi a voler esorcizzare il loro senso di colpa».

     

    Lei ha un andamento carsico. C’è o non c’è? Sta lavorando ad un nuovo cantiere o si è ritirato a vita privata?

    «Che io ci sia è noto a tutti e per qualcuno è un dispiacere. Cerco ostinatamente di tenere vivo il dibattito, di inserire qualche virus, qualche idea, che contribuiscano alla nascita di una destra aperta e autonoma di pensiero, una destra di governo che non sia subalterna, come lo è stata sovente, al berlusconismo, e nemmeno alla Lega di Salvini».

     

    fini gasparri larussa fini gasparri larussa

    La sua è una destra sommersa, per il momento.

    «Sì, underground, non rappresentata in Parlamento ma sono molti gli orfani che mi interpellano».

     

    Fratelli d’Italia ha l’ambizione di essere il nuovo e adesso può disporre definitivamente del simbolo.

    «Giorgia Meloni dice: “La mia non è la destra di Fini” e io sono perfettamente d’accordo. Milioni di italiani votavano An e oggi non votano Fratelli d’Italia. Lo fanno perché non ne condividono i contenuti che sono quasi sempre una fotocopia sbiadita del leghismo di Salvini.

     

    Fini Almirante e Gasparri Fini Almirante e Gasparri

    C’è una bella differenza tra l’amor di patria e la difesa delle tradizioni nazionali, che erano nel Dna di An, e il neonazionalismo egoista alla ricerca perenne di nemici: l’euro, la dittatura di Bruxelles, gli immigrati invasori. Quando An indicò la Meloni come vicepresidente della Camera e poi ministro, lei non la pensava così. E’ lecito cambiare ma non si può pensare che tutti siano disposti ad avere la stessa disinvoltura».

     

    E il simbolo?

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    «Il simbolo non basta da solo, non si illudano, si ricordino le battaglie per il simbolo nella Dc e nella sinistra per la falce e martello. L’elettorato non ragiona come il ceto politico che si muove per conservare se stesso, l’elettorato ha bisogno di contenuti. Il miglior alleato del partito totalizzante di Renzi non è Alfano né Verdini, è il centrodestra incapace di essere alternativa di governo. Un centrodestra che non si interroga sulla crisi di rappresentatività di partiti, sindacati e associazioni e preferisce lanciare la battaglia “tutti insieme contro i comunisti”. Un centrodestra che non ragiona a sufficienza sull’assurdità di una riforma del Senato incentrata sul ruolo fallimentare di regionalismo e federalismo e preferisce denunciare presunti pericoli per la democrazia...».

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    Peccato che all’Assemblea più che ragionamenti son volati altri stracci.

    «Credo che un confronto anche aspro sia salutare per l’intera comunità politica di An. Ma devono volare le idee e non gli insulti».

     

     

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