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    1- SCONTENTI TUTTI. COME SEMPRE. MAL DI PANCIA DA DOPO FESTIVAL. MA COME, FACCIAMO FUORI MULLER E VINCE UN FILM COREANO E IL REGISTA, KIM KI DUK IN CIAVATTE E VESTITO DA CACCIATORE, DOPO AVERCI CANTATO "ARIRAN" (CHE DELIZIA...) SALUTA CON IL PUGNO CHIUSO COME UN VECCHIO COMUNISTA? E NULLA A MARCO BELLOCCHIO, CHE AVREBBE EVITATO QUEST'UMILIAZIONE E NON USCIRE MALAMENTE COL CALDO NELLE SALE? 2- MENTRE I GIORNALISTI CREDONO DI POTER SALVARE IL CINEMA ITALIANO CON I PREMI, MEDUSA, CHE AVEVA SOLO FUORI CONCORCO ‘’SHARK 3D’’, E' PURE PRIMO IN CLASSIFICA E SE MAGNA LA “BELLA ADDORMENTATA” DI BELLOCCHIO E RAI CINEMA CHE DOVEVANO (STRA)VINCERE 3- NON PERFETTA NEANCHE LA SCELTA DI UN SOLO LEONE ALLA CARRIERA E POI DARLO A FRANCESCO ROSI. SE NE DOVREBBERO DARE DUE, UNO STORICO E UNO PIÙ POP. A VEDERE TIM BURTON O DAVID LYNCH CI VADO, A SENTIRE ROSI E TORNATORE GIA' DORMO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    Scontenti tutti. Come sempre. Mal di pancia da dopo Festival. Ma come, facciamo fuori Muller e vince un film coreano e il regista, Kim Ki Duk in ciavatte e vestito da cacciatore, dopo averci cantato "Ariran" (che delizia...) saluta con il pugno chiuso come un vecchio comunista? E nulla a Marco Bellocchio, che forse avrebbe preferito evitare quest'umiliazione e non uscire malamente col caldo nelle sale?

    ROBERT REDFORD BARBERA E GIORGIO NAPOLITANO A VENEZIAROBERT REDFORD BARBERA E GIORGIO NAPOLITANO A VENEZIA

    Repertori gia' visti. Come le accuse di scarso patriottismo a Matteo Garrone (gli faranno far la fine del poro Monicelli? Sicuro..), che non avrebbe difeso abbastanza il cinema italiano. La verita' e' che se vogliamo una Venezia cinefila, se vogliamo il trionfo del cinema d'arte, e soprattutto se pensiamo che il cinema italiano sia comprensibile da tutti (ricordate il film di Martone?) e di alto livello produttivo, va quasi sempre a finire cosi'.

    Alberto BarberaAlberto Barbera

    Certo un premio a Bellocchio ci stava, ma chi poteva spiegare a Michael Mann il caso Englaro e la discussione politica in senato dentro il Pdl? Altro che Garrone, dovevano chiamare Travaglio. E per fortuna che non sono più presenti i vari e mostruosi Bondi o Galan tutto sudato con l'occhio sulle belle ragazze, ministri degli ultimi governi Berlusconi, ma l'inutile Ornaghi, che non gliene puo' importare di meno del cinema e di Kim Ki Duk.

    alberto barbera al festival del cinema di veneziaalberto barbera al festival del cinema di venezia

    Quanto al pugno chiuso, diciamo solo che Bertinotti e' stato il primo ospite di Marzullo e il presidente Napolitano e' sceso al Lido per salutare un Robert Redford che di rivoluzionario aveva solo la tinta di capelli.

    Intanto Medusa, dilaniata da lotte interne e una serie di film sbagliati, non aveva film in concorso e il suo Shark 3D, presentato proprio qui in anteprima, e' pure primo in classifica e se magna Bellocchio e Rai Cinema che dovevano (stra)vincere. Il nuovo film di Castellitto, che gia' dal cast sembra un tipico acchiappafischi veneziano, e' stato dirottato a Toronto salvando cosi' sia Barbera che Muller.

    Leone d'oro a Pieta' di Kim Ki-dukLeone d'oro a Pieta' di Kim Ki-duk

    Insomma, lo dobbiamo ammettere. Era un buon festival. Il concorso aveva qualche titolo sbagliato, ma nel complesso funzionava. Quello che e' davvero mancato a Alberto Barbera, che (SPOILER!) e' un amico di vecchissima data esattamente come lo e' Marco Muller, e' stata qualche scelta acchiappona di film di genere, li' Muller e' un maestro, e qualche furbata di palinsesto.

    Leone d'oro a Pieta' di Kim Ki-dukLeone d'oro a Pieta' di Kim Ki-dukLeone d'oro a Pieta' di Kim Ki-dukLeone d'oro a Pieta' di Kim Ki-duk

    Bastava spostare a sabato "Spring Breakers" con Selena Gomez e tutte le sue fans, per evitare l'effetto vuoto. Ma il suo arrivo, come la presenza del film di Anderson hanno illuminato un festival che fino a li' pareva un po' grigio. Non ha aiutato Barbera neanche il supporto eccessivo dei giornalisti ancora incazzati con Muller (qualcuno ci spieghera' poi perche'...).

    In certi casi e' meglio la critica, dura ma costruttiva, alla difesa forzata. E non si puo' dire: che bello, non ci sono file, le sale non sono piene, si vedono bene i film e si va al ristorante. Muller eccedeva nel numero di film e nella bulimia e si faceva a botte per entrare, ma il festival diventava una macchina popolare e non elitaria. Tante marchette vero (come i terribili film della Sgarbi o quello di Michelle Bonev), ma anche ben segnalati come marchette. Ci cascavi solo se ci volevi cascare. E Berlusconi non e' Monti.

    PIETa DI KIM KI DUKPIETa DI KIM KI DUK

    Non perfetta neanche la scelta di un solo Leone alla Carriera e, soprattutto, di darlo a Francesco Rosi. Se ne dovrebbero dare due, uno storico e uno più pop. A vedere Tim Burton o David Lynch ci vado, a sentire Rosi e Tornatore gia' dormo.

    Non parlo di retrospettive perche' non sarebbe corretto visto che ne ho fatte tre per Muller a Venezia e una per Barbera a Torino, ma certo vedere un film in sala con Tarantino e' un'esperienza esaltante per qualsiasi studente di cinema. Detto questo, ripeto, era un'ottima mostra, con grandi film e grandi star. Bisogna solo migliorarla e evitare che la Biennale Architettura e le troppe feste veneziani succhino spettatori e presenza eccellenti.

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    Che i giornalisti esaltino tutto senza pensare e che si creda di poter salvare il cinema italiano con i premi. Anche se il premio tecnico a Cipri', che e' anche un direttore della fotografia meraviglioso per Bellocchio, e al ventiquattrenne Fabrizio Falco, che alle sue prime due apparizioni ruba la scena a tutti e dimostra quanto conti studiare e fare teatro per recitare, sono anche più di un premio imposto a un regista italiano.

    LE PROTAGONISTE DI SPRING BREAKERS jpegLE PROTAGONISTE DI SPRING BREAKERS jpeg

    Sono uno spiraglio di novita' e di serieta' da non sottovalutare. Detto questo avrei dato un premio anche a Selena Gomez e alle cattive ragazze di "Spring Breakers" per aver ringiovanito la seconda parte del festival. E ora "pieta" la chiediamo noi.

     

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