ceferin infantino
Guido De Carolis per il “Corriere della Sera”
Il caso limite è il drammatico specchio della realtà: il Barcellona schiacciato da una montagna di debiti (1,4 miliardi) ha perso Leo Messi, finito al Psg. Il finale è il punto di partenza di una rivoluzione. Oggi a Nyon si ritrovano le componenti del calcio, Uefa, Eca, agenti, tifosi, non la Fifa, per discutere del nuovo Fair Play Finanziario.
L'argomento è sensibile, i conti del calcio sono un disastro. La pandemia ha infierito su un sistema squilibrato e già malato. La riforma non migliorerà i conti, proporrà (forse) un tetto salariale sugli ingaggi complessivi dei club. Le battaglie sono altre, politica e economica.
ceferin infantino
Lo scorso maggio il Congresso della Fifa ha votato sì allo studio di fattibilità dei Mondiali ogni due anni. Era passato un mese dal progetto della Superlega, nato e naufragato. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, si era schierato, a parole, al fianco del numero uno dell'Uefa, Aleksander Ceferin, e dei maggiori governi europei per farlo saltare.
Oggi le posizioni sono distanti. «Ben 166 associazioni su 188 sono favorevoli ad approfondire la fattibilità del Mondiale biennale», ha sottolineato Infantino. «Il progetto Superlega è vergognoso, quello del Mondiale ogni due anni sbagliato», l'affondo di Ceferin.
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La Uefa osteggia l'idea, ucciderebbe l'Europeo e ingolferebbe il calendario internazionale, come dimostra il caso diplomatico sulle ultime convocazioni dei sudamericani che le varie leghe europee, tra cui la serie A, non volevano concedere alle Nazionali e alla Fifa. Uefa e Fifa battagliano su molti fronti.
Infantino vuole il Mondiale ogni due anni e il perché è presto detto: ha solo quella competizione, oltre al Mondiale per Club (ancora da vedere). Cerca di allargarsi. Ceferin e la Uefa, che si porta dietro anche la Conmebol (la confederazione sudamericana), provano a resistergli, forti del controllo sui miglior club, ma perdenti in quanto a voti.
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Le confederazioni di Asia, Africa, Oceania e America del Nord insieme possono far approvare il progetto. La politica è il primo campo di battaglia e qui si torna in Europa. La naufragata Superlega ha spostato gli equilibri. Ceferin ha fatto asse con Inghilterra, Francia e Germania. Gli inglesi avendo la ricca Premier sono la prima forza, gli altri (tedeschi e francesi) che si sono opposti al torneo dei ricchi sono stati ricompensati.
Soprattutto il Psg, finanziato dai soldi del Qatar e guidato da Al-Khelaifi, promosso alla presidenza dell'Eca al posto di Andrea Agnelli, mentre il tedesco Rummenigge siede nel comitato esecutivo Uefa. Eca e Uefa sono ormai un'unica entità, entrambe contrarie alla Superlega. Gli interessi di Ceferin e Al-Khelaifi si intrecciano. La Uefa non è mai intransigente sugli acquisti fuori mercato del Psg e del Qatar cui fa capo.
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Anche sui diritti tv c'è un legame: la tv qatariota beIN paga miliardi per i diritti Champions. Il Qatar gioca su più tavoli e il dialogo lo tiene aperto anche con la Fifa. Tra poco più di un anno ospiterà il Mondiale 2022, torneo sotto l'egida del presidente Infantino, vicino all'Arabia Saudita, altro grande finanziatore che ha da poco riaperto i rapporti con il Qatar. Gli arabi sono favorevoli alla Superlega, molti dei soldi sarebbero venuti dal Golfo, e al Mondiale biennale. Ceferin rischia e lo sa.
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L'appoggio del Qatar potrebbe finire dopo il Mondiale, la sua permanenza all'Uefa è legata alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, chiamata a dare un parere vincolante sul caso Superlega e su un'eventuale posizione dominante della Uefa nella gestione economica del calcio europeo. Se l'Europa non la ravviserà il progetto Superlega sarà quasi sepolto e Ceferin resterà, in caso contrario il futuro del presidente Uefa e quello del calcio europeo e mondiale rischiano una rivoluzione. Il Fair Play Finanziario a quel punto sarà l'ultimo dei problemi.