Laura Cuppini per corriere.it
Più sesso, più benessere
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Una sana vita sessuale fa bene a tutte le età. L’ultima conferma arriva da uno studio dell’Anglia Ruskin University inglese (Cambridge), pubblicato sulla rivista Sexual Medicine. I ricercatori hanno analizzato i dati di 6.879 adulti con un’età media di 65 anni: gli uomini e le donne che avevano dichiarato di fare sesso con il partner nei 12 mesi precedenti attribuivano al proprio benessere generale (nel testo enjoyment of life, letteralmente godimento per la vita) un punteggio superiore rispetto ai coetanei che non avevano rapporti intimi.
«Precedenti ricerche avevano suggerito che frequenti rapporti sessuali sono associati a una serie di vantaggi per il benessere psicologico e fisiologico - ha detto Lee Smith, a capo dello studio -, con una migliore qualità della vita e della salute mentale e un minore rischio di alcuni tumori ed eventi coronarici fatali.
I professionisti della salute dovrebbero riconoscere che gli anziani non sono asessuati e che una vita sessuale attiva e priva di problemi in questa popolazione è correlata a un maggiore benessere». Secondo gli autori dello studio, donne e uomini dopo i 60 hanno modi diversi di vivere la sessualità: per le prime gli ingredienti della salute sono principalmente coccole e tenerezza, i secondi traggono beneficio psico-fisico dai rapporti sessuali completi.
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Attivi fino a 70 e oltre
Negli ultimi decenni la sessualità è radicalmente cambiata, sia per gli uomini che per le donne. Oggi un/una settantenne che ha una vita sessuale attiva è quasi la norma. Molti dopo i 50 si preoccupano di garantirsi lil mantenimento di una buona intimità di coppia, anche se i cambiamenti fisici , e non solo - sia negli uomini che nelle donne - sono inevitabili.
«L’età biologica oggi è completamente diversa rispetto a quella delle persone delle generazioni passate, anche a 70 anni la sessualità viene vissuta pienamente, anche grazie a fatto che esistono terapie e presidi medici in grado di garantirla ovviando ai possibili disturbi fisici legati all’età. Il problema in alcuni casi può essere avere o meno un/una partner» spiega Stefano Salvatore, ginecologo responsabile ambulatori di uroginecologia IRCCS Ospedale San Raffaele. Secondo un recente studio condotto in Australia, il 50% delle donne di 70 anni ha una buona vita sessuale.
Donne/ primo problema: la secchezza
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«La menopausa non va vissuta come una patologia, bensì come un evento fisiologico, anche perché è una fase che occupa almeno un terzo della vita delle donne - sottolinea Stefano Salvatore -. L’età media in cui si entra in menopausa, nei Paesi occidentali, è di 52-53 anni, ma i sintomi possono arrivare anche 2-3 anni dopo, nelle donne che non assumono la terapia ormonale sostitutiva. Ci possono essere disturbi fisici, ma anche legati all’immagine di sé». Uno dei problemi più temuti è quello della secchezza vaginale. «Riguarda il 70% delle donne che sono in menopausa e non in terapia sostitutiva - spiega Salvatore -. È la carenza di estrogeni che causa infatti un assottigliamento dei tessuti, con riduzione della lubrificazione e conseguente secchezza, o atrofia, vulvo-vaginale. Un disturbo che interferisce pesantemente con la funzione sessuale, perché in assenza di lubrificazione i rapporti risultano dolorosi. Per curare la secchezza vaginale esistono diverse opzioni efficaci e tutte vanno prescritte dal medico per le possibili controindicazioni: la terapia ormonale locale con creme, gel o ovuli; nuovi farmaci che agiscono da estrogeni in alcuni tessuti e da non estrogeni in altri (SERM, selective estrogen receptor modulator); l’acido ialuronico; trattamenti ambulatoriali con il laser che diminuiscono la secchezza e migliorano la funzione sessuale attraverso un rimodellamento dei tessuto».
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Donne/ secondo problema: il rilascio dei tessuti
Con il passare degli anni, dopo la menopausa, i tessuti cambiano e diventano man mano più fragili. «Questo comporta alcuni possibili problemi, come la facilità di sanguinamento durante i rapporti sessuali o la tendenza a sviluppare infiammazioni e infezioni urinarie, come la cistite - chiarisce Salvatore -. Inoltre alcune condizioni, come l’incontinenza e il prolasso dei tessuti vaginali, sono più frequenti dopo la menopausa. L’incontinenza in particolare può far sentire la donna molto a disagio per quanto attiene alla sessualità.
Ma anche per curare questi disturbi esistono trattamenti che assicurano un ottimo risultato e quindi il ritorno a una buona vita sessuale. Per l’incontinenza ci si può sottoporre a sedute di fisioterapia, a piccoli interventi chirurgici oppure assumere farmaci; il prolasso può essere curato, nei casi più gravi, con un intervento chirurgico. E poi ci sono diverse opzioni farmacologiche per il sanguinamento e le infezioni urinarie».
Come prevenirli (e prendersi cura di sé)
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«Primo, non nascondere i problemi al proprio medico, perché come abbiamo visto esistono molti trattamenti che possono essere risolutivi - dice Salvatore -. Non bisogna trascurare un aspetto di sé che è fondamentale, quello della sessualità, anche perché uno dei momenti in cui le coppie si separano di più è proprio nella post-menopausa e questo comporta per la donna un grosso carico di sensi di colpa.
Secondo, l’esercizio fisico è molto importante,anche perché in menopausa il tessuto adiposo tende ad accumularsi: facendo sport si hanno benefici a livello cardiovascolare, si mantiene sotto controllo il peso e può migliorare persino la considerazione di sé». Molto utili gli esercizi del pavimento pelvico: «Migliorano la tonicità muscolare pelvica, la consapevolezza e anche la sensibilità pelvica, molto importante per la funzione sessuale - spiega l’esperto -. Inoltre aiutano a prevenire e combattere l’incontinenza e il prolasso. Si possono fare da soli in casa, ma le prime 4-5 volte meglio essere seguite da una fisioterapista, da un’ostetrica o da un’infermiera con competenze sul pavimento pelvico. Le donne occidentali non hanno grande consapevolezza della propria muscolatura pelvica, al contrario delle donne orientali dove esiste l’abitudine a pratiche come lo yoga. Terzo e ultimo punto, la dieta: «Deve essere equilibrata, è bene non abusare di cibi grassi e piccanti che interferiscono con l’apparato genito-urinario - conclude Salvatore -. Inoltre consiglio di non eccedere con le bevande alcoliche. Bisogna avere una misura sia qualitativa che quantitativa del cibo e delle bevande che si assumono».
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Per l’uomo non esiste l’«andropausa»
Per l’uomo non esiste il “corrispettivo” della menopausa. «Il concetto di andropausa è superato da vent’anni, oggi si parla di deficienze parziali androgenetiche legate alla sindrome metabolica, che è causata da un basso livello di testosterone - sottolinea Vincenzo Mirone, professore ordinario di Urologia all’Università Federico II di Napoli -. Il calo di questo ormone può essere legato a sovrappeso, scarsa attività fisica, momenti di stress (anche lavorativo) e depressione».
Calo del testosterone e disfunzione erettile
Sono due i disturbi sessuali più frequenti nell’uomo dopo i 50 anni: oltre al testosterone basso - legato come detto alla sindrome metabolica - può comparire anche la disfunzione erettile. «Se la libido scende e il desiderio sessuale scompare spesso è necessario integrare il testosterone, dopo averne misurato i livelli nel paziente - spiega Mirone -. Invece nei casi di disfunzione erettile è possibile aumentare l’afflusso di sangue al pene. In entrambe le situazioni è però fondamentale rivolgersi allo specialista, che deciderà l’eventuale terapia».
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Per curare la disfunzione erettile (se non derivante da altre patologie e quindi causata solo dal fisiologico invecchiamento vascolare) molti uomini - soprattutto tra i 50 e i 70 anni - usano le cosiddette “pillole dell’amore” (o inibitori della PDE5). «Il grosso problema è che questi farmaci vengono molto spesso comprati su internet, senza alcun controllo - chiarisce Mirone - e questo comporta un enorme rischio per il paziente, anche perché sono prodotti che hanno ben poco farmaco al proprio interno. Il mercato online dei farmaci che aiutano l’erezione ha un fatturato superiore a quello della cocaina. È invece fondamentale, nei casi di calo dell’erezione, rivolgersi a uno specialista che richiederà alcuni esami: un doppler dinamico del pene, che misura l’afflusso di sangue, ed esami per valutare la sindrome metabolica (ormoni, colesterolo, glicemia), ovvero tutti i fattori che possono alterare metabolicamente l’organismo. A quel punto il medico deciderà l’eventuale terapia».
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