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    ECCO UN'ALTRA PROVA CHE PUTIN CI SPIA – L'INTELLIGENCE GRECA HA SCOPERTO CHE MARIA TSALLA, UN’AFFASCINANTE TRENTENNE ARRIVATA AD ATENE DAL BRASILE NEL 2018, IN REALTÀ ERA UN'AGENTE RUSSO SOTTO COPERTURA. IL SUO VERO NOME ERA IRINA ALEXANDROVNA SMIREVA. AVEVA RUBATO L’IDENTITÀ A UNA NEONATA MORTA 1991 – LA DONNA, CHE NELLA CAPITALE ELLENICA SI ERA CREATA UN'INTENSA VITA SOCIALE, È RIUSCITA A SCAPPARE A MOSCA PRIMA DI ESSERE SMASCHERATA – A FAR SALTARE LA SUA COPERTURA È STATO UN ALTRO CASO IN SLOVENIA…


     
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    Estratto dell'articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per www.corriere.it

     

    maria tsalla spia russa in grecia maria tsalla spia russa in grecia

    Maria Tsalla se ne è andata da Atene il 4 gennaio, imbarcandosi su un volo per Mosca. Una partenza frettolosa senza dare troppe spiegazioni. Perché Maria non poteva darle: secondo l’intelligence ellenica il suo vero nome è Irina Alexandrovna Smireva ed è una spia russa. L’ultima ad essere scoperta in una rete senza fine attraverso l’Europa. […]

     

    La donna, bell’aspetto, sulla trentina, arriva in Grecia nel 2018, sostiene di essere figli di immigrati all’estero, racconta di aver venduto i beni che aveva in Brasile per sistemarsi nell’Attica e iniziare una nuova esperienza. Vuole mettersi in regola, esibisce un certificato di nascita, si registra in Comune, fa le cose per bene. Almeno è ciò che appare all’ufficio dell’anagrafe.

     

    maria tsalla spia russa in grecia 4 maria tsalla spia russa in grecia 4

    Ha disponibilità finanziaria, dice di essere fotografa e poi apre un negozio nel quartiere di Pangrati, nella capitale. Vende maglie fatte a mano, monili. [...] Maria è poliglotta — sa almeno tre lingue —, studia un po’ di greco e conduce un’esistenza molto intensa. Ha un compagno, frequenta persone, appare inserita […]

     

    Uno specchio perfetto mandato in frantumi dalla polizia slovena che smaschera due sedicenti argentini, Maria Munos e Ludwig Gisch, antiquari e imprenditori, in realtà agenti segreti russi. Un’altra pista emerge in America Latina, dove agisce il marito-collega di Maria-Tsalla. Le «formiche» del termitaio russo si agitano, sono in apprensione, fiutano aria di pericolo.

     

    Maria Tsalla forse teme di essere scoperta, decide di mollare tutto. Decisione giusta perché sembra che la Slovenia abbia trovato dei collegamenti e avvisa i servizi greci. L’indagine parte dai dati anagrafici e gli 007 capiscono subito: la negoziante ha ingannato tutti rubando l’identità ad una neonata deceduta nel dicembre del 1991.

     

    Tecnica da manuale, impiegata durante la Guerra Fredda, mai abbandonata. Di solito le spie preferiscono rubare nome e cognome di bimbi piccoli perché è più facile inventare il passato di qualcuno che ha vissuto poco.

     

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    […] Il marito collega della «greca» si fa chiamare Daniel Campos, «peruviano» (in realtà agente russo), abita in Brasile dove ha una seconda compagna. A dicembre le dice che parte per la Malesia ma non si fa più sentire e la donna, preoccupata, denuncia la scomparsa attorno ai primi di gennaio. Non solo. Diffonde la foto dell’uomo di fatto «bruciandolo».

     

    […]  La vicenda di Daniel Campos ci riporta dall’altra parte dell’Atlantico. Il Brasile è infatti spuntato nei casi di altre spie russe in Olanda e Norvegia. Due «ricercatori» che si facevano passare per brasiliani: nel primo episodio il protagonista aveva conservato degli appunti — atteggiamento strano — con i passaggi della sua «leggenda».

     

    Maria-Irina ricorda l’operazione di una terza Maria, Maria Adela, fuggita dall’Italia in Russia dopo aver rastrellato informazioni negli ambienti Nato a Napoli. Aveva cercato — senza successo — di ottenere documenti puliti peruviani, un ostacolo burocratico che non le ha impedito di entrare in Italia, gestire un’attività commerciale con la vendita di gioielli — in realtà roba cinese — creare relazioni utili e andarsene al momento giusto.

     

    […]

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    L’insieme delle storie formano un sentiero, descrivono un modus operandi ripetuto, quasi monotono, a tratti con poca fantasia. Ai «creatori» della leggenda piace un nome comune come Maria, hanno la passione per il Sud America perché è una buona sponda per inventare un’esistenza dal nulla e sono fedeli alla tradizione. Vale per i morti che «rinascono» o le radioline a onde corte per trasmettere i messaggi: se continuano ad usare i cari vecchi sistemi è perché, comunque, funzionano.

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