Silvia Luperini per “la Repubblica”
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Con 96 voti a favore e nessun contrario è stata approvata ieri dal Folketing, il Parlamento unicamerale danese, la legge che penalizza il rapporto sessuale se non c'è stato un consenso esplicito delle persone coinvolte. «Ora sarà chiaro che se entrambe le parti non sono d'accordo, si tratta di stupro», ha dichiarato il ministro della Giustizia, Nick Haekkerup spiegando che il consenso si può esprimere a parole o «indirettamente».
Finora, lo stupro, per essere considerato tale in Danimarca, doveva essere accompagnato da prove di violenza fisica, minacce, coercizione o dall'impossibilità per la vittima di opporre resistenza.
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La mancata resistenza è da sempre una questione controversa, ma - secondo gli esperti - "la paralisi involontaria" o il "raggelamento" sono una risposta fisica e psicologica molto comune di fronte a un'aggressione sessuale.
«A questo giorno storico non si è arrivati per caso, ma grazie ad anni di campagne delle vittime che, raccontando le loro storie dolorose, hanno contribuito a far sì che altre donne non dovessero vivere lo stesso incubo», ha sottolineato Anna Bu, ricercatrice di Amnesty International sui diritti delle donne.
mette frederiksen
La legge che verrà ratificata il primo gennaio, dopo la firma della Regina, è stata una battaglia dell'organizzazione internazionale che dal 2008 denuncia il paradosso di un Paese che pur avendo una reputazione legata all'uguaglianza di genere ha uno dei più alti tassi di stupro in Europa, leggi antiquate e inadeguate.
Nel Paese che nel 2019 ha eletto la più giovane prima ministra della sua storia, la socialdemocratica Mette Frederiksen, lodata per la gestione intelligente della pandemia e iniziative come la videoconferenza stampa per i bambini sul Covid (salvo scivolare sul pasticcio dei visoni abbattuti), prima del 2013 non veniva giudicato come stupro un rapporto in cui la vittima non poteva opporre resistenza perché incosciente.
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E finora, solo quattro denunce di stupri su 10 arrivavano davanti al giudice. Secondo dati del ministero della Giustizia, ogni anno in Danimarca 11.400 donne sono sottoposte a stupro o a tentato stupro, ma l'Università della Danimarca del Sud stima che il numero sia circa il doppio.
Ciò nonostante, nel 2019, 1.017 stupri sono stati denunciati alla polizia e solo 79 sono giunti a una condanna. Un'inezia. Dal 2021, la Danimarca sarà il dodicesimo Paese europeo a riconoscere che il sesso senza consenso è uno stupro.
Una decisione che, per Anna Bu, «la rende un esempio per altri Paesi in Europa che hanno a cuore l'accesso alla giustizia per le vittime di stupro e la vera parità di genere».
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La "legge del consenso" si è rivelata decisiva in Svezia che l'ha adottata nel 2018 portando a un aumento del 75% delle condanne per stupro. È andata così a raggiungere Belgio, Croazia, Cipro, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svezia e Gran Bretagna.
E in Italia? Malgrado l'impegno preso nel 2013 alla Convenzione di Istanbul, il nostro codice penale prevede che il reato di stupro sia «necessariamente collegato agli elementi della violenza o della minaccia o dell'inganno, o dell'abuso di autorità». Di consenso, per ora, non c'è traccia.