Benjamin Lee per "The Guardian"
DAGONEWS
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Per un autore il cui lavoro è stato spesso ostacolato dalle cifre, Netflix offre qualcosa di simile al totale controllo creativo, una proposta seducente seppure pericolosa.
È così che il colosso dello streaming ha attirato tutti da Alfonso Cuarón a Steven Soderbergh ai fratelli Coen ed è in parte il modo in cui Martin Scorsese è riuscito a ottenere il massimo.
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Originariamente nelle mani di Paramount, il suo ambizioso dramma poliziesco basato sulla narrazione decennale di una serie di fatti, “The Irishman” è stato ritenuto finanziariamente esoso, con un budget di oltre 150 milioni di dollari. Ma con la capacità non solo di finanziare il progetto, ma anche di eliminare qualsiasi timore di fallimento al botteghino, Netflix ha dato il benvenuto a Scorsese a braccia aperte e con un libretto di assegni sul quale poter scrivere qualsiasi cifra.
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Il film, che vanta un budget stellare e una durata sbalorditiva di 209 minuti, è comunque una scommessa. C'è anche la piccola questione del perché i costi di produzione siano così alti, principalmente per il desiderio di Scorsese di invecchiare digitalmente i membri principali del cast, con una tecnica controversa che deve ancora essere perfezionata.
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Ma “The Irishman”, la cui premiere è stata al festival cinematografico di New York, non è solo un film di successo alle sue condizioni, ma un esempio riuscito di come questo coraggioso nuovo cambiamento del settore può portare benefici a chi usa grande potere con grande responsabilità. Perché, semplicemente, il film così com'è non sarebbe mai sopravvissuto al moderno sistema del cinema senza assistenza dello streaming.
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Scorsese lo ha definito un "esperimento costoso". È stato un suo appassionato progetto dal 2007 che lo vede riunito con Robert De Niro e Joe Pesci. De Niro è Frank Sheeran, un veterano della seconda guerra mondiale la cui conseguente carriera di camionista ha smentito la sua capacità di uccidere a sangue freddo con poco rimorso.
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Ma presto ha trovato la sua strada nel crimine, prima con qualche furto e infine come assassino, lavorando per il boss della mafia Russell Bufalino (Pesci). I due si sono avvicinati e hanno portato Sheeran a lavorare anche al fianco di Jimmy Hoffa (Al Pacino), le cui tattiche corrotte come leader sindacale lo hanno reso un bersaglio sia per le autorità che per i criminali.
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Scorsese e lo sceneggiatore Steven Zaillian decidono di raccontare la storia di Sheeran in tre epoche diverse con l'aiuto della tecnologia anche se qualcosa di innegabilmente stonante nel suo uso, sia nel modo in cui a volte funziona davvero. Il problema più grande e inquietante del film sta dietro gli occhi di De Niro - o piuttosto il problema più grande e inquietante del film è che non c'è nulla dietro di loro. Comprensibilmente la caratteristica fisica più difficile da digitalizzare, lo sguardo di De Niro è bloccato in una vacuità da incubo, in stile Polar Express e mentre inizialmente distrae, poi attrae fino a farti ritrovare immerso nel film.
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Non capita spesso che a qualche regista sia concesso un budget così esorbitante. Quest'anno è accaduto miracolosamente due volte, ma mentre Quentin Tarantino è stato preso dalla ricreazione di una Los Angeles da fine anni '60 con 90 milioni di dollari di riserva, Scorsese ci porta molto più in profondità.
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Come ci si potrebbe aspettare da un regista di tale precisione, “The Irishman” è realizzato in modo squisito, ogni dettaglio attentamente pensato, ogni luogo perfettamente selezionato e con un budget così gigantesco a portata di mano è un peccato non assaporarlo su un grande schermo, ma solo su uno smartphone.
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Ma indipendentemente da come si sceglie di vedere il film, ci sono le grandi interpretazioni degli attori. Il declino di De Niro degli ultimi anni, da vincitore dell'Oscar a interprete meno fortunato, aveva fatto perdere di vista le sue abilità e si era persa la speranza di rivederlo nella sua
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veste migliore. È una gioia vederlo all’opera di nuovo al massimo, frenando i suoi eccessi parodiati e guidando senza sforzo il film attraverso i decenni. Pacino ha subito un destino simile, ha sprecato se stesso in nenie non appropriate a lui, e dà in questo film il meglio regalandoci l’interpretazione migliore degli ultimi anni
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L'asso nella manica del film è un Pesci silenzioso, nel suo primo ruolo dal 2010, un sorprendente promemoria della sua presenza sul grande schermo con un personaggio così distante dalle sue precedenti incarnazioni di Scorsese. È razionale e professionale, proprio come la trama del film, che evita la sfacciata dissolutezza di Goodfellas o Casino. C'è umorismo, in abbondanza, ma piuttosto che guardare gli uomini commettere crimini per pagare lussi stravaganti, li vediamo operare per la sopravvivenza della loro famiglia, o almeno è così che potrebbero giustificarlo.
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Ed è in questa introspezione che il film diventa davvero interessante. Quando un regista torna a un genere a cui è maggiormente associato, spesso può sembrare un grande montaggio di successi. Per gran parte della sua durata, “The Irishman” batte un terreno familiare, ma è divertente anche se un po' ripetitivo nella terza ora. Negli ultimi 30 minuti, mentre il ritmo rallenta e le battute si placano e la violenza si attenua, ci rendiamo improvvisamente consapevoli del prezzo finale di questo stile di vita e della schiacciante ferocia della vecchiaia.
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È un finale di desolante sofferenza, della patetica vacuità del crimine e degli uomini che confondono le loro priorità nella vita, della scoperta che arriva troppo tardi. C'è quasi una meta-maturità, come se Scorsese stesse ripensando alla propria carriera, il film ci lascia con un promemoria ossessivo: non rendere più attraente gli uomini violenti e la scia di sangue che si lasciano alle spalle.
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Se tutto dipendesse dalle prime entusiastiche reazioni critiche post-proiezione di 'The Irishman' di Martin Scorsese, visto venerdì in anteprima mondiale al NYFF, questa ode al gangster movie è già proiettata verso un multi-Oscar. Come sintetizza poi il critico americano Chris Evangelista: "Il film è un capolavoro. Divertente, epico e, soprattutto, malinconico. Cosa racconta? È Scorsese che si confronta con vecchiaia, lasciti e mortalità".
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A rendere questo film una sorta di ibrido, tra classicità e avanguardia, è il confronto con il tempo grazie alle tecnologie messe in campo per ringiovanire i protagonisti del film, che ha reso, tra l'altro, 'The Irishman' un lavoro più che travagliato a livello economico.
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Nel cast del film, che avrà la sua anteprima alla Festa di Roma e sarà a novembre in sala in alcuni cinema selezionati prima di approdare il 27 su Netflix, oltre Al Pacino,Robert De Niro e Joe Pesci, anche Ray Romano, Jack Huston, Bobby Cannavale, Stephen Graham, Harvey Keitel e Kathrine Narducci.
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