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    SCURDAMMOCE ‘O PASSATO – LA SOCIETA’ DI FRANCESCO CORALLO PUO’ TORNARE A LAVORARE CON LO STATO: HA PAGATO LA CASA DI MONTECARLO AL COGNATO DI FINI, HA FRODATO IL FISCO EPPURE E’ STATA RIAMMESSA AL BUSINESS DEL GIOCO D’AZZARDO CON NUOVE SLOT MACHINE – TULLIANI DEVE TRASLOCARE: VIA LIBERA AL TRATTATO DI ESTRADIZIONE CON GLI EMIRATI ARABI


     
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    1. TUTTO IN REGOLA

    Giacomo Amadori per la Verità

     

    FRANCESCO CORALLO FRANCESCO CORALLO

    Può tornare a fare affari l' azienda riconducibile al re delle slot machine Francesco Corallo, sotto inchiesta per diversi reati, dal riciclaggio al peculato. In attesa del possibile rinvio a giudizio nell' inchiesta che ruota intorno anche all' acquisto della casa di Montecarlo a vantaggio dei fratelli Elisabetta e Giancarlo Tulliani, rispettivamente compagna e cognato dell' ex presidente della Camera, Gianfranco Fini (i tre sono accusati a loro volta di riciclaggio). Lo ha deciso un gip del Tribunale di Roma su istanza degli amministratori giudiziari della Global Starnet, Donato Pezzuto e Giovambattista Oranges.

     

    Ma come è possibile che l' Agenzia dei monopoli e delle dogane abbia restituito la piena operatività alla società che avrebbe sottratto all' erario decine di milioni di euro e inviato circa 7 milioni di euro sui conti dei famigliari di Fini all' epoca in cui in Parlamento venivano prese decisioni vitali per l' attività delle aziende di Corallo?

    FRANCESCO CORALLO jpeg FRANCESCO CORALLO jpeg

     

    Sembra che sia avvenuto tutto nel rispetto delle regole. Infatti, se da un lato va avanti l' inchiesta penale, dall' altro gli amministratori giudiziari si preoccupano di salvaguardare gli affari dell' azienda fondata dal probabile futuro imputato in un' ottica apprezzabilmente garantista. Forse persino troppo. Tanto che la società che, secondo la Procura, è diventata leader nel settore delle videolottery e delle slot barando e non rispettando le regole, può continuare a fare affari in uno dei settori di mercato più controversi seppur legali come quello dei giochi con il beneplacito del Tribunale e dello Stato.

     

    Una schizofrenia a norma di legge che lascia perplessi. La Global Starnet Italia ha dato la notizia in pompa magna: «L' Agenzia delle dogane e dei monopoli ha sospeso per tutta la durata dell' amministrazione giudiziaria del compendio aziendale sottoposto a sequestro, le restrizioni introdotte con il provvedimento del 29 settembre 2017, al fine di consentire di perseguire con maggior efficacia l' obiettivo di garantire la prosecuzione delle attività aziendali affidate agli amministratori giudiziari. A seguito della sospensione disposta dai Monopoli, la Global Starnet potrà da oggi riprendere la piena operatività al pari degli altri concessionari del settore».

    FINI E LA CASA DI MONTECARLO FINI E LA CASA DI MONTECARLO

     

    Avrà la possibilità, dunque, di chiedere di aprire altre sale e di inserire nuovi giochi, «nei limiti previsti dalla normativa vigente». Il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, non si scompone per la decisione del gip: «I beni sequestrati in un procedimento penale in caso di condanna vengono confiscati, ma l' amministrazione di quei beni prescinde dal processo penale e si deve preoccupare di salvaguardare la loro produttività. Sono due piani diversi. Per prendere decisioni sulla gestione di quanto sequestrato non è necessario aspettare l' esito dei vari passaggi processuali». Facciamo l' obiezione che farebbero i concorrenti tagliati fuori dalle concessioni: la Global Starnet potrebbe avere truccato le carte per ottenere quello che oggi lo Stato si premura di salvaguardare.

     

    GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO

    Controreplica: «La società è uno strumento neutro, il problema è chi usa questo strumento e oggi quella società non è più nelle mani di chi secondo la pubblica accusa ha commesso dei reati». Chiediamo se non ci fosse un' altra strada rispetto a quella di restituire alla Global Starnet la piena operatività. La risposta di Prestipino è aperta: «Non glielo so dire. Questa è una decisione del giudice. Evidentemente ha ritenuto di decidere in modo tempestivo senza lasciare passare troppo tempo dall' istanza degli amministratori giudiziari».

     

    Anche perché la Global Starnet garantisce 300 posti di lavoro (un migliaio con l' indotto) e ricchi introiti per l' erario a cui versa circa 850 milioni di euro l' anno. Infatti gestisce il 20 per cento di un giro d' affari che è valutato intorno ai 47-48 miliardi di euro.

     

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    A maggio ci sarà l' udienza preliminare in cui un gup dovrà decidere se rinviare a giudizio Corallo per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato, all' appropriazione indebita e ad altri reati. Il riciclaggio transnazionale viene contestato anche a Fini, alla compagna, al genero e al suocero Sergio Tulliani, i quali avrebbero utilizzato i loro conti per spostare una parte degli 85 milioni di euro che secondo l' accusa Corallo e i suoi collaboratori avrebbero indebitamente sottratto allo Stato. «Un' intesa stretta» quella tra il re delle slot e la famiglia Tulliani che i magistrati nei loro atti hanno più volte collegato ai due decreti legge del 2009 di cui avrebbe beneficiato anche l' azienda di Corallo.

     

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    Su un altro binario procede il ricorso al Tar del Lazio della stessa Global Starnet (che controlla ancora circa 60.000 slot machine) contro la procedura di decadenza delle concessioni avviata circa un anno dai Monopoli e scaturita da un altro procedimento penale a carico di Corallo, quello per presunti finanziamenti non dovuti incardinato a Milano. Ma lo scorso primo febbraio il Tribunale meneghino ha dichiarato nulli tutti gli atti del processo riguardanti Corallo. Per questo se il Tar darà ragione alla Global Starnet e a maggio il re delle slot verrà mandato a giudizio dal Tribunale di Roma la procedura di decadenza della concessione dovrà ripartire da zero.

     

     

    2. TREMA TULLIANI

    Da Libero Quotidiano

     

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    Il Consiglio dei ministri ha approvato il Trattato di cooperazione Giudiziaria e di estradizione con gli Emirati Arabi che dovrà essere ratificato dal nuovo Parlamento per diventare operativo e permettere il rientro in Italia di una dozzina di latitanti tra cui spiccano nomi noti, tra i quali Amedeo Matacena e il cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, ricercato per l' inchiesta legata alla casa di Montecarlo.

     

    GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

    «Un altro passo - commenta il deputato Pd Davide Mattiello, che da tempo si batte per questo provvedimento - che va nella direzione giusta. Ora sarà anche possibile porre fine alle latitanze spudorate che si consumano negli Emirati alla luce del sole. Proprio l' altro ieri la presentazione a Roma della relazione finale della Commissione Antimafia metteva in evidenza come i rischi più seri alla tenuta dell' ordinamento».

    GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI

     

    Nel dettaglio il testo approvato dal governo impegna le parti (Italia ed Emirati Arabi Uniti) a consegnarsi persone ricercate che si trovano sul proprio territorio, per dare corso a un procedimento penale o per consentire l' esecuzione di una condanna definitiva.

     

    GIANCARLO TULLIANI E FRANCESCA A DUBAI GIANCARLO TULLIANI E FRANCESCA A DUBAI

    L' estradizione sarà concessa quando il fatto per cui si procede o si è proceduto nello Stato richiedente è previsto come reato anche dalla legislazione dello Stato richiesto. Tale principio trova un temperamento in materia fiscale. L' estradizione processuale richiede, poi, che il reato per cui si procede sia punito da entrambi i Paesi con la pena della reclusione per un periodo di almeno un anno, mentre l' estradizione esecutiva richiede che la pena residua ancora da espiare corrisponda a un periodo minimo di sei mesi.

     

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