Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
ARTEM USS
Quarantotto ore di differenza il 9 novembre 2022, a vantaggio dei russi sugli americani, e la combinazione fra queste 48 ore e una norma di legge in tema di estradizioni, disvelano quale sia stato, fino all’evasione il 22 marzo 2023 dell’uomo d’affari russo Artem Uss dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, il vero imbarazzo politico da gestire per il governo Meloni-Nordio: superiore persino a quello ora per la beffarda fuga del magnate russo, perché impossibile da tentare di spartire con i giudici milanesi.
Uss viene arrestato il 17 ottobre a Malpensa per accuse americane di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio, e il giorno successivo (in attesa che dagli Stati Uniti arrivi la richiesta di estradizione) i giudici convalidano la custodia cautelare in carcere, sposando la tesi americana di Uss in fuga da New York, solo di passaggio a Malpensa, e senza dimora in Italia.
ELISABETTA BELLONI ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI IN AUDIZIONE AL COPASIR
IL BLITZ DI MOSCA
L’11 novembre arriva dagli Stati Uniti la richiesta di estradizione, alla quale Uss non presta consenso, sicché si avvia il normale iter giudiziario che prevede che siano la Corte d’Appello (che lo farà il 21 marzo 2023) e poi la Cassazione (che nelle prossime settimane dovrà valutare il ricorso della difesa di Uss) a verificare se esistano le basi giuridiche per concedere l’estradizione: la quale poi però, per diventare esecutiva, deve per legge passare dalla scelta di responsabilità squisitamente politica solo del governo, che può negarla anche se i giudici l’abbiano ritenuta ammissibile.
LA STRUTTURA DOVE ARTEM USS ERA AI DOMICILIARI
Sinora era già noto che dopo l’arresto di Uss anche la Russia paradossalmente ne aveva domandato l’estradizione per una propria inchiesta per malversazione, parsa a molti un pretesto per provare a mettere in salvo il figlio di un governatore di una regione siberiana caro a Putin. Ma quello che non si è sinora considerato è che i russi bruciarono sul tempo gli americani e chiesero l’estradizione 48 ore prima, il 9 novembre.
GIORGIA MELONI CARLO NORDIO
Uss ovviamente prestò subito consenso: e quando c’è consenso, i giudici non hanno alcun ruolo nell’estradizione, ma è solo il governo a quel punto a dover decidere il sì o no. Questo vuol dire che dal 9 novembre, e poi per oltre quattro mesi, il governo Meloni-Nordio ha preferito non prendere questa decisione.
Nel frattempo, dopo quasi 40 giorni di carcere a Busto Arsizio, i difensori di Uss, […] il 25 novembre 2022 ottengono dai giudici Fagnani-Curami-Caramellino gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico operativo dal 2 dicembre, nonostante il parere contrario del procuratore generale Francesca Nanni e del pg Giulio Benedetti, i quali avevano evidenziato come già l’anno precedente il braccialetto non avesse evitato la fuga di un arrestato richiesto dagli Stati Uniti.
ARTEM USS
Il 29 novembre gli americani scrivono al ministero per ribadire «l’elevatissimo pericolo di fuga» di Uss, additando negli ultimi tre anni già sei scappati dagli arresti domiciliari ottenuti nelle Corti di Firenze, Genova e Milano in attesa di estradizione. Il ministero risponde il 6 dicembre tranquillizzando gli americani sul fatto che «gli arresti domiciliari, resi più sicuri dal braccialetto, sono in tutto equiparati al carcere».
ROTTA JET MILITARI AMERICANI DECOLLATI DOPO LA FUGA DI ARTEM USS
E il 9 dicembre trasmette alla Corte d’Appello questa propria risposta, senza allegare la lettera degli americani ma comunque indicandola alla prima riga: sia i giudici sia gli avvocati di Uss apprendono così dell’esistenza della lettera degli americani del 29 novembre, e la richiedono al ministero, che gliela trasmette il 19 dicembre 2022, senza ritenere di esercitare la facoltà di chiedere il ripristino del carcere riconosciutagli in ogni momento del procedimento dall’articolo 714 del codice di procedura.
giorgia meloni carlo nordio
UN OK E UN DILEMMA
Il 22 marzo l’altro collegio di Corte d’Appello formato dai giudici Nova-Barbara-Arnaldi concede l’estradizione di Uss agli Stati Uniti ma per il contrabbando di petrolio dal Venezuela in violazione dell’embargo, non per le esportazioni illegali di tecnologie militari sensibili […] Se Uss non fosse evaso, e una volta che la Cassazione avesse confermato l’ok della Corte d’Appello all’estradizione, il governo avrebbe dovuto decidere a chi darlo: agli Stati Uniti o alla Russia, che lo aveva chiesto prima, e per giunta in forza della convenzione europea sull’estradizione. Un imbarazzo che, dopo l’evasione di Uss, non avrà più.
ARTEM USS NEL 2011
2 - SILENZIO DI STATO
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
Ricordate Herbert Kappler? Nel ferragosto del 1977 l’ex colonnello nazista è riuscito a scappare dall’ospedale militare del Celio chiuso in una valigia, trasportata lungo le scale dalla moglie Anneliese. Questa la surreale versione stesa dal governo Andreotti per nascondere la verità: la fuga dell’ufficiale malato, morì sei mesi dopo, venne agevolata in tutti i modi per evitare una crisi diplomatica con la Germania Federale, che aveva chiesto per tre volte un provvedimento di clemenza. La ragione di Stato aveva spinto a lasciare il responsabile del rastrellamento del Ghetto e del massacro delle Fosse Ardeatine senza la minima sorveglianza, permettendogli di allontanarsi indisturbato.
LA VERA FOTO DI ARTEM USS
Qualcosa di simile è avvenuto il 22 marzo con Artem Uss, il giovane oligarca russo evaso dagli arresti domiciliari in una cascina milanese dove nessuno lo teneva sotto controllo. […] oggi il silenzio dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sulla fuga di Uss spinge ai peggiori sospetti. […] appare incredibile che non sia stata decisa una vigilanza speciale nei confronti del manager che la magistratura statunitense ritiene protagonista di traffici fondamentali per la macchina bellica russa: è accusato di permettere la costruzione delle armi tecnologiche che bombardano l’Ucraina.
Invece è stato messo ai domiciliari […] con un braccialetto elettronico privo di segnalatore di posizione, dove riceveva frequenti visite della moglie e dei funzionari del consolato russo. Misure di sicurezza inferiori a quelle previste per un piccolo spacciatore o uno scippatore. […] Perché?
GIORGIA MELONI CARLO NORDIO
L’estradizione dall’Italia agli Stati Uniti di Artem Uss avrebbe provocato una reazione feroce del Cremlino, che ha fatto pressioni su tutti i vecchi amici italiani per impedirla: tanti a Roma devono avere tirato un sospiro di sollievo alla notizia della fuga di Artem Uss. È paradossale però che il ministro dell’Interno Piantedosi e la stessa premier non abbiano ancora fornito spiegazioni al Parlamento e ai cittadini. Il danno alla credibilità del nostro Paese provocato dall’evasione è tale da minare la fiducia nell’Italia degli alleati atlantici.
E lo scenario che emerge dalle indagini della procura di Milano sembra confermare le ipotesi iniziali: è stata un’operazione pianificata al massimo livello dall’intelligence russa, condotta da “agenti a contratto” di diverse nazionalità che sono entrati in azione alle porte di Milano. Un’esfiltrazione — come si dice nel gergo delle spie — che ha trasferito il detenuto attraverso tutta l’Italia settentrionale, fino alla frontiera di Trieste e ai Balcani.
IL BRACCIALETTO - LA FUGA DI ARTEM USS VISTA DA GIANNELLI
Una volta a Mosca, Artem Uss ha lodato «le persone forti e affidabili» che gli «sono state vicine». E il padre Alexander ha pubblicamente ringraziato Vladimir Putin «che ha un cuore grande e generoso». Per poi aggiungere una frase sibillina: «Il nostro Paese ha molti amici e persone oneste che lo sostengono e che al momento giusto sono pronte ad aiutare. So di cosa parlo…». Chi sono questi amici? […] c’è stata anche una collaborazione attiva tra italiani e gli specialisti ingaggiati da Mosca? […]