mario draghi
1 - QUIRINALE:RENZI,SE DRAGHI PRESIDENTE, PREMIER ISTITUZIONALE
(ANSA) - Definire il nuovo governo insieme alla candidatura di Draghi per il quirinale "aiuterebbe; non tanto la composizione, che la fa il presidente del Consiglio con il presidente della Repubblica, ma lo schema di gioco si.
L'arrivo di Draghi al Quirinale, ci sta, allora se lui va, a Palazzo Chigi probabilmente servirebbe non un politico ma una figura istituzionale che va bene a tutti. Se i leader vogliono entrare entrano, sono fatti loro".
Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi a "L'aria che tira" su La7, a proposito dell'elezione del presidente della Repubblica.
MATTEO RENZI MARIO DRAGHI
"Il concetto quale è - ha proseguito Renzi - o uno schema in cui porto Draghi al Colle, ma ho un governo che ha caratura politica; o Draghi rimane a Palazzo Chigi, lui è generoso, e a quel punto serve una figura che prende il più ampio consenso possibile" da eleggere alla presidenza della Repubblica.
Interpellato sul suo incontro di stamani con Enrico Letta, il leder di Iv ha detto: "Non lo vedo oggi per la prima volta.
Ci siamo già visti e continueremo a vederci. Letta, alla Direzione del Pd, ha detto una cosa che condivido: ci vuole un patto di legislatura. E' giusto: sia che si vada su uno schema Draghi o su altro. In parole povere, facciamo per una volta gli interessi del Paese e poi riprendiamo a litigare".
DRAGHI RENZI
Infine, quanto alle affermazioni di Draghi alla conferenza stampa di fine anno, secondo cui la maggioranza di governo non reggerebbe una divisione sull'elezione del Presidente della Repubblica, Renzi ha detto: "Non sono d'accordissimo. La maggioranza che elegge il Presidente non sempre è quella del governo. Ora per la prima volta abbiamo un governo di unità nazionale, quindi può essere che qualcuno si perde per strada, o che la Meloni entri".
2 - IL RISIKO DEL DOPO DRAGHI
Annalisa Cuzzocrea per "La Stampa"
RICCARDO FRACCARO GIUSEPPE CONTE
«Giuseppe, io sono una persona seria. Mi hanno offerto i voti di un pezzo di 5 stelle, ma io non tratto con chi ti vuole tradire». Per capire quanto si sia fatta complicata la trattativa per il Quirinale, sarebbe stato utile ascoltare la telefonata tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte.
Due nemici, da quando cadde il governo in cui erano insieme. Due leader di partito costretti ora a tornare a parlarsi, e a fidarsi l'uno dell'altro. È stato il segretario della Lega a riferire al presidente M5S quel che è successo a via della Scrofa, lunedì, quando nello studio di un commercialista romano ha incontrato Riccardo Fraccaro, che pure ha negato fino all'ultimo.
MATTEO SALVINI E GIUSEPPE CONTE
L'ex ministro della Funzione pubblica nel Conte 1, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Conte 2 - raccontano due deputati leghisti - è andato dal leader del Carroccio a dire: «Avrai i voti di Parole Guerriere e Italia 2050, le correnti di Dalila Nesci e Carlo Sibilia, se proporrai il nome di Giulio Tremonti. In quel caso noi ci siamo e proveremo a trascinare gli altri. Punta su di noi».
Visto da Conte, è praticamente un colpo di Stato. È «gravissimo» - ha detto in cabina di regia con i fedelissimi - e ha annunciato che «ci saranno conseguenze. Anche perché Fraccaro è un probiviro, dovrebbe essere lui a sanzionare questo tipo di azioni, non certo a promuoverle».
giuseppe conte mario draghi
La storia racconta la difficoltà del momento. I 5 stelle dicono ufficialmente, per giorni, che serve un altro nome, che Draghi non va bene. Conte offre a tutti quelli che incontra l'ex presidente del Consiglio di Stato, ora alla Consulta, Filippo Patroni Griffi; Andrea Riccardi della comunità di Sant' Egidio; l'ex ministra Paola Severino.
mario draghi vittorio colao
Ma in serata, all'assemblea dei deputati, arrivano le prime aperture: con Stefano Buffagni che dice: «Ci sono alcuni nomi invotabili, ma dobbiamo avere anche l'onestà intellettuale di dire che non possiamo non considerare quello di Mario Draghi un profilo di altissimo livello».
elisabetta belloni 4
E così, se lì bisognerà arrivare - al presidente del Consiglio che viene eletto presidente della Repubblica - servirà farlo preparati. C'è bisogno di un patto su un nuovo governo, «meno tecnico e più politico». E il premier dovrà essere una figura larga, istituzionale. In pole position, partono il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao e la ministra della Giustizia Marta Cartabia.
GIUSEPPE CONTE RICCARDO FRACCARO
Il primo, garantirebbe una maggiore - necessaria - competenza sul piano economico. Sarà un anno durissimo per la messa a terra del Pnrr e per la revisione del patto di stabilità in Europa. C'è però un'altra possibilità: Marta Cartabia. Che attira ancora un po' di ostilità da parte dei 5 stelle per lo scontro sulla riforma della giustizia, ma potrebbe comunque essere un buon nome di raccordo visto che, per molti di loro, l'incidente sulla prescrizione è superato.
mario draghi marta cartabia 1
«E poi è donna», aggiunge chi lo propone. Come se fosse l'ideale, forse perché a Palazzo Chigi dovrebbe restare al massimo fino al 2023. Partono con meno chance, ma non si sa mai, sia Daniele Franco che Enrico Giovannini. Del primo si fida moltissimo il premier, ma non si fidano abbastanza i partiti. Il secondo - ora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti - è sostenuto dal Pd. Il che non basta per essere scelto.
mario draghi giuseppe conteu
Ha destato sospetti, ieri, l'arrivo a Palazzo Chigi della responsabile del Dis Elisabetta Belloni anche se, commenta un ministro: «Che un capo dei servizi segreti diventi premier è roba da Egitto, è stato così per al-Sisi!». Potrebbe invece accadere, come nel passaggio tra il Conte 2 e il governo Draghi, che le caselle più delicate - Interni, Difesa, Esteri ed Economia - non vengano toccate in nome della continuità, almeno così spera chi le ricopre.
luciana lamorgese e matteo salvini
Ma non è affatto detto, se è vero che la Lega pretende il Viminale, dove Matteo Salvini vorrebbe andare (o mandare al suo posto Nicola Molteni). Il leader della Lega ha ripetuto ancora tre giorni fa il suo cahier de doléances contro l'operato di Luciana Lamorgese. Ma la verità è che - ai tempi del Conte 1 - avere a disposizione la macchina del ministero dell'Interno gli aveva consentito un incredibile salto in avanti nei sondaggi e che difficilmente questa volta accetterà di lasciarsi sfuggire l'occasione, se davvero dovrà capitolare sul nome di Draghi.
matteo salvini giuseppe conte
«È una provocazione», dicono al Nazareno. Enrico Letta, che fu premier ai tempi dell'operazione Mare Nostrum, quando l'Italia andava a salvare i migranti in mare, non può davvero cedere davanti a una richiesta del genere. Per i 5 stelle invece non ci sarebbe alcun problema. Almeno per la parte più a destra del Movimento, che non ha avuto problemi a siglare i primi decreti sicurezza e che anzi ha contribuito con l'articolo sul sequestro delle navi delle Ong.
Gli altri elementi importanti - in questo dream team che è il non detto dei fitti dialoghi di questi giorni - sarebbero l'ingresso del coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani nel governo, a sostituire una pattuglia considerata più vicina a Draghi che a Berlusconi (Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna, Renato Brunetta); la sostituzione di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, con qualcuno più fedele ai 5 stelle delle origini (nonostante il suo nome sia stato fatto per primo da Beppe Grillo, che lo sente regolarmente).
enrico letta matteo renzi
L'arrivo di una donna dem, obiettivo che l'ex segretario pd Nicola Zingaretti aveva mancato. Ma davanti al nome di Paola De Micheli, di ritorno ai Trasporti al posto di Giovannini, nel Pd più d'uno storce il naso: «Letta non l'ha messa nemmeno in segreteria!». Ci sono forze nuove da mettere in campo, se serve. Almeno così assicura chi se ne occupa. Quel che è certo, è che l'assemblea M5S di ieri notte ha di nuovo riaperto i giochi: il capogruppo Davide Crippa ha detto che tutte le opzioni sono in campo. Dell'ex viceministro Buffagni si è detto. Altri hanno seguito. Il fronte contro Draghi al Colle, nel Movimento, si sgretola ogni giorno di più.
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