Estratto dell'articolo di Mauro Giordano per https://corrieredibologna.corriere.it/
MATTIA SANTORI
Le scuse per le tende nella sede del Nazareno dopo le dimissioni choc di Nicola Zingaretti nel marzo 2021 e le chiavi del Pd in mano. Come sempre Mattia Santori, leader delle Sardine, ama essere metaforico.
Ha usato queste due immagini per commentare sui social il successo di Elly Schlein alle Primarie del Pd: la deputata dem alla quale aveva da subito annunciato il suo sostegno. Vittoria ai gazebo arrivata contro Stefano Bonaccini, il governatore dell'Emilia-Romagna al quale è legata la nascita del ruolo pubblico e politico delle Sardine: le elezioni regionali del 2020, le 6mila Sardine in piazza Maggiore a Bologna in opposizione al leader della Lega, Matteo Salvini, e una storia che tutti conoscono.
«Il nostro ruolo in quel successo non ci è mai stato pienamente riconosciuto, ma Bonaccini è un politico dal quale imparare molto» dice oggi Santori (consigliere comunale con delega al Turismo della Città metropolitana di Bologna) senza voler sentire parlare di «rivendicazione», sottolineando di sentirsi più politicamente affine a Elly Schlein e di essere pronto anche a ruoli nella squadra della nuova segreteria del Pd: «Ma senza sgomitare, non chiedo nulla, la diversità di Elly sta proprio in un metodo nuovo.
MATTIA SANTORI
E poi ho fiducia in lei, sa valorizzare i talenti e le competenze». Lui che ricorda «di aver preso la tessera del Pd perché lei ha scelto di partecipare alle primarie» è anche uno dei bersagli preferiti dell'area riformista del Pd (a favore di Bonaccini, ndr), soprattutto quando prende posizioni dure nei confronti di un partito del quale fino a pochi mesi non faceva parte.
Ora ne mostra le chiavi (quelle del circolo Pd del Pratello di Bologna), ammonisce le Sardine «che hanno deciso di non prendere posizione chiara alle Primarie, sbagliando» e smonta le tende. Gli indiani hanno conquistato il fortino. (...)
Il voto dei circoli del Pd che aveva visto trionfare Bonaccini e il voto ai gazebo che consegnano il partito a Elly Schlein. Non è un problema?
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«Sappiamo che il voto dei circoli è stato fortemente influenzato dalle scelte degli amministratori e dirigenti locali.
Questo dovrebbe fare riflettere sul fatto che il problema probabilmente non era solo l'apparato romano ma anche un partito troppo di amministratori e ci dice che dobbiamo tornare a essere un partito delle persone.
Lo collego al punto di domanda chiave di queste primarie: qual è la comunità del Partito Democratico? Alla luce del risultato è utile chiedersi come continuare ad allargare e come creare un Partito Democratico nel quale si senta rappresentato anche chi ci è vicino».
Quanto ha influito la presenza di Elly Schlein nella sua scelta di prendere la tessera del Pd?
elly schlein e enrico letta passaggio di consegne vignetta by gnentologo
«Penso di essere tra le persone che più hanno fatto pressing su Elly chiedendole di scendere in campo. Nei giorni in cui Bonaccini aveva già fatto la sua scelta ero convinto che Elly avrebbe avuto la possibilità di giocarsi le sue carte ma soprattutto di giocare una partita diversa.
Non per forza vincendo, perché credo si possano influenzare i processi in corso anche con una semplice presenza. La sua rappresentanza è stata colta e riconosciuta da una grande comunità e sono contento perché le sensazioni sono state rispettate. E la politica è fatta di sensazioni, le antenne devono funzionare. Se funzionano significa che non devi cambiare mestiere».
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Il suo nome è già gettonato per una nuova squadra dirigenziale del Pd? Si sente pronto?
«Il dato positivo è che Elly fa delle scelte, ti chiede impegno ma ti valorizza senza pretendere nulla in cambio e credo che per tanti valga un discorso reciproco, cioè l'impegno di queste settimane non prevedeva nessun altro tipo di obiettivo.
Penso che lei sia la prima persona da quando faccio politica che decida di mettere donne capolista senza alcun tipo di richiesta precedente. Ha un approccio diverso che non prevede lo sgomitare, mi fido di lei e sono che è molto attenta ai talenti e alle competenze. Sono fiducioso, saprà creare una squadra forte per affrontare una sfida epocale. Lei sa quello che so fare ma anche che mi piace farlo in un circolo locale, in un quartiere o in ambito nazionale».
L’unità del partito non è a rischio?
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«Ringraziamo Bonaccini che ha mantenuto una promessa di unità subito dopo aver ammesso la sconfitta. Dobbiamo ricordarci che non si è trattato di un plebiscito, ha vinto una mozione e c'è un'intera comunità che deve essere riconosciuta e coinvolta».
Adesso quali sono le prime cose da fare o che chiede a Elly Schlein?
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«Bisogna continuare a girare l'Italia, perché se vogliamo fare opposizione bisogna stanare le iniquità che si creano sotto casa. A partire dalle politiche nazionali sbagliate. Serve essere a Crotone dove in queste ore il mare restituisce dei morti, bisogna essere dove il diritto d'aborto non è garantito, ma anche dove il lavoro precario non ha rappresentanza oppure la sanità non funziona. Parlerei di una opposizione di prossimità».
Il centrodestra alle elezioni nazionali e più recentemente in elezioni regionali importanti come quelle in Lazio e Lombardia ha dilagato. In Emilia-Romagna, tra i pochi territori con un centrosinistra competitivo, ha comunque prevalso Bonaccini. Non teme una guida del partito complessa?
«Il lato positivo è un numero dei votanti che mostra una comunità molto viva e che si è sicuramente separata tra due mozioni ma non si è spaccata. Questo perché i toni tra Bonaccini e Schlein sono stati rispettosi nelle differenze. Non era facile. Sono fiducioso sul futuro insieme».
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
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