1 - L'ECOFIN SOSPENDE IL PATTO DI STABILITÀ IL FRONTE DEL NORD BOCCIA GLI EUROBOND
lagarde merkel macron
Marco Bresolin per “la Stampa”
Fino a una settimana fa la decisione sembrava impensabile. E invece ieri, senza troppe resistenze, l' Ecofin ha messo nel congelatore il Patto di Stabilità e Crescita. Per quanto tempo non si sa, ma tutti i ministri delle Finanze dei governi Ue si sono ritrovati d' accordo. Sembra invece molto più difficile raggiungere un' intesa sugli altri provvedimenti sul tavolo, dall' utilizzo del Fondo Salva-Stati senza condizioni all' introduzione degli Eurobond, come proposto dall' Italia. L' Olanda guida il gruppo dei Paesi contrari, dietro il quale si nasconde - in modo molto meno esplicito - anche la Germania. Per loro la sospensione del Patto è al momento più che sufficiente.
I contatti tra le capitali sono andati avanti nella serata di ieri e proseguiranno anche oggi, con l' obiettivo di accorciare le distanze in tempo per la riunione dell' Eurogruppo fissata per le 18.30. Diverse fonti Ue sono però pronte a scommettere che la matassa arriverà giovedì sul tavolo dei capi di Stato e di governo ancora tutta da sbrogliare.
Allo studio ci sono diverse opzioni e tutte ruotano attorno al Fondo Salva-Stati (Mes). Il Fondo ha una dotazione di 410 miliardi di euro e la sua funzione è prestare soldi ai Paesi in difficoltà, i quali devono però seguire un rigido piano di riforme che rischia di minare la loro sovranità e ne indebolisce la posizione sui mercati. Giuseppe Conte ha proposto di mettere quei fondi a disposizione di tutti gli Stati, senza alcuna condizionalità. Uno scenario decisamente estremo che diversi Paesi hanno subito respinto.
giuseppe conte angela merkel
Si lavora dunque ad altre ipotesi. C' è l' idea di introdurre linee di credito precauzionali per diversi Stati, anche se ci si scontra sulle condizioni. L' olandese Wopke Hoekstra ieri ha subito messo le cose in chiaro: «Il mio governo è pronto ad assicurare che una forma appropriata di condizionalità sia rispettata per ogni strumento utilizzato, come richiesto dai Trattati». Si è parlato dell' ipotesi di far scattare le condizioni soltanto quando la crisi sarà finita, ma non sarà facile determinarlo con esattezza.
Altra opzione è l' introduzione di un nuovo strumento di liquidità all' interno del Mes, aperto a tutti, ma strettamente limitato alle spese per l'emergenza sanitaria. E con risorse notevolmente ridotte. La Banca europea per gli investimenti (Bei) è pronta a giocare un ruolo e si valuta anche un aumento del suo capitale. Ieri il presidente Werner Hoyer ha proposto di usare 25 miliardi del Mes come garanzia per assicurare 200 miliardi di prestiti aggiuntivi alle imprese. Proposta che ha avuto un riscontro positivo dall' Ecofin, anche se qualche riserva dei nordici.
Klaus Regling
Infine c' è il nodo degli Eurobond, che potrebbero essere emessi dallo stesso Mes, ma anche dalla Bei o dal bilancio Ue, seppur con dimensioni ridotte. Peter Altmaier, ministro tedesco dell' Economia, ha respinto l' idea: «È un dibattito fantasma» ha detto in un' intervista con il quotidiano Handelsblatt. A Bruxelles però assicurano che si continua a lavorare a questi nuovi strumenti e che sono allo studio diverse soluzioni possibili in base alle loro condizioni, all' istituzione che dovrebbe garantirli, oltre che alle tempistiche e alle modalità per ripagarli. Non sono le opzioni che mancano, ma il consenso.
2 - PIERRE MOSCOVICI: "BASTA DIVISIONI TRA FALCHI E COLOMBE ORA PROGETTIAMO L'EUROPA POSTVIRUS"
Marco Bresolin per “la Stampa”
«Siamo di fronte a una situazione straordinaria ed è necessario usare la nostra intelligenza collettiva per agire nella massima unità e solidarietà. Bisogna mettere da parte i totem e rompere i tabù per affrontare questa crisi e iniziare a progettare l' Europa e il mondo post-Coronavirus. Perché nulla sarà più come prima». Negli ultimi quattro mesi, da quando è terminato il suo mandato da commissario europeo all' Economia, Pierre Moscovici è uscito dalla scena pubblica. «È la mia prima intervista - spiega dalla sua casa di Parigi -, ma accetto di farla solo perché siamo in un momento straordinario e perché credo sia necessaria la massima solidarietà nei confronti dell' Italia».
mark rutte 3
L' Ecofin ha deciso di attivare la clausola che di fatto sospende il Patto di Stabilità e Crescita: un passaggio inevitabile?
«Si tratta di una decisione assolutamente giustificata. Bisogna avere il senso delle circostanze, che non sono solo eccezionali, ma veramente straordinarie. È la più grande crisi dalla Seconda guerra mondiale, con situazioni drammatiche. Guardiamo all' Italia, che già era stata toccata dalla crisi economica: c' è un dovere di solidarietà basilare che si impone. Come aveva detto Mario Draghi nel 2012, bisogna fare "whatever it takes", qualsiasi cosa serva».
E in questo momento cosa serve?
«Abbiamo davanti a noi tre imperativi. Il primo, a breve termine: la crisi sanitaria. Poi bisognerà far ripartire la macchina economica e infine bisognerà preparare il futuro. Perché l' Europa e il mondo post-Coronavirus non saranno più quelli di prima. Bisogna pensare a lungo termine e non è il momento di dividersi o di tornare ai nostri soliti dibattiti tra Nord, Sud, rigorosi, lassisti».
Crede che ci sia la piena consapevolezza da parte di tutti i governi?
ROBERTO GUALTIERI PIERRE MOSCOVICI
«La Bce ha fatto il suo, l' Ecofin ha attivato la clausola, tutti i governi hanno adottato importanti misure di bilancio. Penso alla Germania, che ha approvato un maxi-piano che va oltre il vincolo del debito. Siamo in un momento che impone di ripensare le cose. Ci sono anche altre dimensioni: gli aiuti di Stato per le imprese in difficoltà, che potrebbero prendere forma di nazionalizzazione. Nessuno deve impedirlo. Penso poi all' uso dei fondi strutturali per salute e disoccupazione e ovviamente il Mes, che è il nostro bazooka finanziario: bisogna vedere come mobilitare queste linee di credito, con quali dimensioni.
Non possiamo andare avanti come se nulla fosse».
I tempi sono maturi per gli Eurobond?
«L' opzione proposta dal premier Conte merita di essere esaminata. La solidarietà e l' unità devono essere il nostro faro e credo che la decisione dell' Ecofin sul Patto sia un segnale politico forte: gli europei sono pronti a rompere alcuni tabù perché bisogna prendere decisioni senza precedenti. Sono certo che i ministri delle Finanze, pur con le loro diverse sensibilità, saranno capaci di farlo.
Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri hanno il mio sostegno totale e in questa situazione daranno prova della loro intelligenza».
pierre moscovici giuseppe conte
L' Ue e l' euro torneranno come prima dopo questa crisi?
«Credo che ci saranno cambiamenti profondi. Noi nel 2014 introducemmo la flessibilità: una buona decisione, ma oggi dobbiamo andare ancora più lontano. Arriverà un giorno in cui il Patto tornerà in vigore, ma dovrà essere più intelligente, più semplice, più utile alla crescita. Questa non è una parentesi: il mondo cambierà, l' Europa cambierà. Dovrà ritrovare la fiducia dei suoi cittadini e dunque serviranno cambiamenti istituzionali: un Eurogruppo più aperto, un ruolo più importante del Parlamento europeo, un bilancio dell' Eurozona capace di stabilizzare l' economia in caso di choc. Bisognerà inoltre immaginare un bilancio Ue più ambizioso, con nuove priorità: clima, ma anche salute, ricerca, istruzione, intelligenza artificiale. L' Europa resta sempre la risposta, ma servono nuovi strumenti e soluzioni all' altezza delle sfide».
3. I TEDESCHI NON VOGLIONO AIUTARE GLI ALTRI PAESI
Stefano Re per “Libero quotidiano”
Brutte notizie dall' Europa. Oggi si riunisce l' eurogruppo, l' organismo nel quale siedono i ministri delle Finanze che hanno adottato l' euro. È chiamato a valutare in che modo istituzioni europee come il Mes, il fondo salva-Stati, possano aiutare l' Italia e altri Paesi le cui economie sono state messe in ginocchio dall' epidemia: in cambio di precise condizioni, che in caso estremo potrebbero arrivare alla ristrutturazione del debito pubblico, o in modo incondizionato? La Germania, l' Olanda e gli altri Paesi del nord Europa spingono per la prima opzione, l' Italia e gli Stati mediterranei per la seconda. Chi ieri sperava in un ammorbidimento dei tedeschi e dei loro alleati, magari al punto da autorizzare l' emissione di "Coronabond" garantiti dalla Ue, è rimasto deluso.
PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Dal governo dell' Aia è arrivato un veto esplicito: il ministero delle Finanze ha fatto sapere che i Paesi Bassi «si impegnano a garantire il rispetto di una forma appropriata di condizionalità per ciascuno strumento, come richiesto dall' attuale trattato Mes». Ennesima risposta negativa al presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte, che nei giorni scorsi aveva proposto di utilizzare senza alcuna condizionalità i 410 miliardi di euro di cui dispone il fondo Salva-Stati. La posizione degli olandesi è la stessa dei tedeschi: chiedono che chi accede agli aiuti fornisca garanzie precise per la riduzione dell' indebitamento e l' adozione di riforme impegnative alla spesa pubblica.
Così ieri il consiglio Ecofin, che raggruppa i ministri delle Finanze dei Paesi Ue, non ha fatto altro che confermare la sospensione delle regole del patto di stabilità. Secondo i "rigoristi" come il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, ciò dovrebbe essere sufficiente ai singoli Stati per tirarsi fuori da guai.
Il motivo della scarsa (per non dire inesistente) solidarietà è nel fatto che la Germania, malgrado sia stata anch' essa colpita dall' epidemia (29mila contagiati e 118 morti sino a ieri), dispone di una capacità di fuoco propria che l' Italia si sogna, come confermano i 25 miliardi messi sul piatto da Conte tra tante difficoltà. Il governo di Angela Merkel ieri ha stanziato l' enorme cifra di 156 miliardi di euro, sotto forma di nuovo indebitamento, solo per il 2020. Somma che farà sforare ai tedeschi la soglia del 3% del rapporto deficit-Pil nell' anno in corso. Tale cifra consentirà, tra le altre cose, di garantire alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi aiuti fino a un massimo di 15.000 euro ciascuno, per tre mesi.
PAOLO GENTILONI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI
Quest' ultimo stanziamento, peraltro, è parte di un intervento pubblico molto più ampio. Il progetto allo studio del governo tedesco prevede infatti di mobilitare sino a 1.200 miliardi di euro. Metà di questa cifra servirebbe per nazionalizzare, in tutto o in parte, le imprese in difficoltà, e altri 450 miliardi andrebbero all' Istituto di credito per la ricostruzione, una speciale banca pubblica, per garantire i debiti delle aziende, evitando così che finiscano nelle mani dei cinesi.