DAGOREPORT
GLI APPUNTI DI SILVIO BERLUSCONI SU GIORGIA MELONI
Dopo un anno di governo Meloni che è riuscito nella tragica impresa di trasformare Palazzo Chigi in un condominio in preda a una rissa costante tra i tre proprietari, bisogna dare atto alla buonanima di Berlusconi di essere stato davvero preveggente quando all’inizio dell’avventura di potere della destra-centro, dopo aver incassato il no a Licia Ronzulli ministra e aver mandato al diavolo La Russa presidente del Senato, così sintetizzò il carattere della prima premier in gonnella, in un foglietto messo a disposizione dalle telecamere nell’aula del Senato: “Giorgia Meloni . Un comportamento 1. supponente 2. prepotente 3. arrogante 4. offensivo. Nessuna disponibilità al cambiamento. È una con cui non si può andare d’accordo”.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju 1
Il Cavalier Pompetta la conosceva bene, fin da quando Gianfranco Fini nel 2008 la impose come ministro della Gioventù nel quarto governo Berlusconi. Adesso quel caratterino da cintura nera dello strillo, da “io bulla da sola”, in modalità “meglio perdere che perdersi”, lo conosce bene anche il pacioso Antonio Tajani. Il presidente di Forza Italia ha provato a convincerla di non andare allo scontro, meglio aprire un tavolo di trattative sui candidati alla presidenza delle Regioni tenendo presente il trionfo di FdI del 25 settembre 2023. Facciamo un accordo, ha pigolato il ministro degli Esteri (per mancanza di prove): inutilmente.
GIORGIA MELONI IN VERSIONE DUCETTA - MEME
Più incandescente situazione con l’altro alleato: nervoso già per l’affaire Verdini, con l’arrivo della Evita Peron di Colle Oppio in modalità “vattela ‘a pia in der culo!”, Salvini le sta inventando tutte per uscire dall’angolo: mentre vede aprirsi la botola della irrilevanza politica visto che il terzo mandato è stato messo fuori discussione dalla premier; così ha deciso di prendere il toro per le corna, accendere lo scontro su qualsiasi questione tanto sa benissimo che quest’anno l’Underdog non si può permettere, con le europee e la presidenza del G7, di far cadere il governo e tornare al voto per cancellare definitivamente Lega e Forza Italia dalla faccia del parlamento.
silvio berlusconi giorgia meloni
La decisione di non aprire un dialogo sul terzo mandato nasce su pressione dei quadri di FI, soprattutto dai camerati di Veneto e Puglia, che, dopo 40 anni di inutili saluti romani nelle fogne, vogliono finalmente assaporare il gusto dionisiaco di sedersi alla tavola del potere. Del resto in contrasto con il 27% intascato alle politiche del 2023, a FdI fanno capo solo tre regioni: Lazio, Abruzzo e Molise. Poco, troppo poco, quasi niente: come ha sibilato la Ducetta sulla Rai, “bisogna riequilibrare”. Ora tocca a noi! L’accordo te lo metti in quel posto! Sono finiti i tempi di Berlusconi che imponeva il suo Schifani alla Regione Sicilia gettando nella discarica il nostro Musumeci…
CHRISTIAN SOLINAS - MATTEO SALVINI
La situazione è seria perché Salvini è davvero messo male: oltre al braccio di ferro sul terzo mandato con la Giovanna D’Orco della Garbatella che metterebbe in circolazione un temibile competitor come Zaia, se la deve vedere con il governatore uscente della Regione sarda, Christian Solinas. Che è stato a suo tempo cooptato dal Carroccio ma appartiene politicamente al Partito Sardo D’Azione, il quale ha già comunicato che se ne frega del duello Matteo-Giorgia e il suo Solinas verrà candidato comunque. Il Capitone lombardo ha provato a offrirgli un posto alle Europee ma il diversamente anoressico Solinas vuole essere capolista in Italia-Centro: ciao core...
matteo salvini giorgia meloni
Se in casa funziona “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo”, in Europa volano stracci bagnati. A partire dalla riforma della Giustizia: Roma aspetta un esposto ufficiale da Bruxelles sulla cancellazione di reati come traffico d’influenze e abuso d’ufficio, un’infrazione che costò a Orban le note sanzioni. Lo sa benissimo, ma la Ducetta è fatta così: è più forte di lei.
In attesa di ricevere una porta in faccia, domani tocca a Giorgetti strisciare alla riunione dell’Eurogruppo dove verrà accolto dalla seguente domanda: c’è un ripensamento italiano sul Mes? No? E allora partirà l’operazione ordita da Macron: studiare come mettere fuori l’Italia liquidandola la quota sottoscritta (125 miliardi, di cui soltanto 14 versati) e avere un Fondo Salva Stati a 19 nazioni anziché a 20.
DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI
Martedì, altro colpo di gong per la Ducetta! Il parlamento europeo si riunirà in seduta plenaria per dibattere sul rigurgito neo-fascista visto in azione ad Acca Larentia. Potrebbe produrre un monito per il premier Meloni, anche perché finora la signorina non ha avuto modo e tempo per condannare l’invereconda adunata di camerati ad Acca Larentia.
GIORGIA MELONI - MEME