Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
GIORGIA MELONI - ATREJU
La Sardegna c’entra nulla, o quasi. La battaglia di Matteo Salvini per l’isola è in realtà una storia di sopravvivenza politica. Il leghista si impunta su un’elezione locale — in una Regione di medio peso — per reagire a un duello, sotterraneo e durissimo, ingaggiato con Giorgia Meloni. Che va avanti da giorni tra colpi bassi, presunti patti traditi, silenzi rabbiosi e mediazioni fallite.
Con un detonatore, riferiscono fonti del Carroccio e confermano meloniani di rango: l’annuncio della presidente del Consiglio di voler correre alle prossime Europee. È in quel passaggio consegnato ai cronisti nella conferenza stampa dello scorso 4 gennaio che lo scontro è finito fuori controllo. Il vicepremier, raccontano, non credeva che Meloni volesse davvero scendere in campo per l’Europarlamento.
zaia salvini
Secondo la versione che circola nel Carroccio, aveva addirittura in tasca un patto di massima con la diretta interessata: io mi candido, tu eviti e schieri i ministri di FdI. In questo modo, Palazzo Chigi avrebbe blindato la leadership del ministro delle Infrastrutture, assai indebolita dai malumori interni. E stabilizzato l’esecutivo. Meloni, invece, si è esposta. A tal punto che nella sede del governo già si preparano a sei mesi di campagna elettorale. Un colpo durissimo, per Salvini. Che lo ha mandato su tutte le furie.
La spiegazione è aritmetica, oltreché politica: Salvini vive il passaggio elettorale di giugno consapevole dei rischi pesanti che comporta. Nel 2019 fu l’uomo d’Europa, con uno strabiliante 34,3%. Fu l’inizio del declino, in realtà. In ogni caso quella percentuale, quella vetta toccata cinque anni fa è un paragone destinato a pesare. Ha bisogno di superare almeno la soglia psicologica del 10%, ma i sondaggi non sono dei migliori. Sta cercando di conquistare alla causa ras locali in giro per l’Italia, uomini capaci di portare preferenze in dote. Sogna il generale Roberto Vannacci in lista.
GIORGIA MELONI CON IL MAL DI GOLA AD ATREJU
Ecco, la candidatura di Meloni rovina i suoi piani.
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Ma c’è di più, a rendere angosciante il duello. C’è la competizione tutta interna alla Lega. Anche in questo, è stata Meloni a far saltare — quanto volontariamente lo dirà soltanto la storia — equilibri già delicati. Quando in conferenza stampa la leader si è espressa sull’opzione di un terzo mandato, ha tenuto a specificare che non sarà comunque il governo a intervenire. Delegare il dossier al Parlamento significa però mettere Salvini in una posizione scomoda con Luca Zaia, al quale aveva promesso di fare il massimo per garantirgli altri cinque anni alla guida del Veneto. Questa incertezza potrebbe spingere il governatore uscente a candidarsi alle Europee.
zaia salvini
Una mossa che, almeno nel Nord Est, può mettere in imbarazzo il segretario del Carroccio: Zaia potrebbe scavalcare il suo leader, fare il pieno di preferenze, legittimarsi come alternativa alla guida del partito.
Un nefasto effetto a catena: ecco quello che Salvini prova a evitare. In un contesto interno già agitato. Almeno un paio di assessori regionali veneti del Carroccio sono sul punto di strappare con la leadership nazionale, a causa di una linea sovranista giudicata poco ragionevole. Senza trascurare il fatto che la galassia produttiva in Veneto e Lombardia ha lamentato negli ultimi mesi la scarsa capacità della Lega di incidere a Roma con misure a favore delle imprese. Salvini deve gestire questo malumore. E nel frattempo guardarsi dalla “concorrenza”
giorgia meloni 2 giorgia meloni.
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