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    CLAMOROSO: LA ’NDRANGHETA SI RIPRENDE DALLO STATO I BENI CONFISCATI – NEL 2011, NELL'INCHIESTA “MINOTAURO”, IL TRIBUNALE DI TORINO AVEVA SEQUESTRATO LA VILLA ALL’IMPRENDITORE EDILE URBANO ZUCCO PERCHÉ RITENUTO UN ELEMENTO DI SPICCO DELLA ’NDRINE IN PIEMONTE. NEL 2017, GIÀ CONDANNATO A 8 ANNI DI RECLUSIONE, IL BOSS AVREBBE RIACQUISTATO  A UN’ASTA GIUDIZIARIA ATTRAVERSO UN PRESTANOME, PER POI TORNARCI A VIVERE CON LA FAMIGLIA – ORA ZUCCO E TRE SUOI PARENTI SONO ACCUSATI DI TRASFERIMENTO FRAUDOLENTO DI VALORI


     
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    Simona Lorenzetti per https://torino.corriere.it

     

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    Nel 2011 il Tribunale gli aveva sequestrato (ai fini della confisca) la villa in cui abitava perché lo riteneva un elemento di spicco della ‘ndrangheta in Piemonte. Sei anni dopo lui l’avrebbe riacquistata attraverso un prestanome per poi tornaci a vivere con la famiglia. È la storia raccontata dagli atti di un processo in cui sono imputati Urbano Zucco e tre suoi parenti. L’accusa contestata dal sostituto procuratore Dionigi Tibone è trasferimento fraudolento di valori.

     

    Zucco venne arrestato nel 2011 nell’ambito dell’inchiesta Minotauro, l’operazione dei carabinieri e della Dda che ha svelato il radicamento della ‘ndrangheta nel Torinese e gli stretti contatti con alcuni esponenti politici locali. In quell’occasione il Tribunale dispose il sequestro di due villette con piscina a San Francesco al Campo e di circa il 70 per cento di quote societarie di un’importante impresa edile, tutti beni riconducibili all’indagato.

     

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    Al termine del processo, nel 2015, Zucco venne condannato a otto di reclusione e gli immobili furono oggetto di confisca. Nel 2017, però, l’imprenditore — è questa l’ipotesi d’accusa della Procura — sarebbe tornato in possesso delle ville: ad acquistarle per suo conto, in un’asta giudiziaria, sarebbero state la cognata e la suocera di un’altra parente. Ma come è possibile che beni confiscati alla ‘ndrangheta siano finiti sul libero mercato e siano tornati nelle mani degli ex proprietari?

     

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    È questo il nodo centrale del processo che si è aperto ieri mattina di fronte al giudice Federica Bompieri. Dopo l’operazione Minotauro, la società edile di Zucco è fallita ed è stata aperta una regolare procedura fallimentare. Nell’asse dei beni da mettere in vendita, per tentare di recuperare del denaro e soddisfare i creditori, sarebbero finite anche le due ville di San Francesco al Campo, entrambe appartenenti alla famiglia di Zucco. Quando vennero messe all’asta, sarebbe avvenuto il riacquisto a un prezzo decisamente vantaggioso rispetto al loro valore reale.

     

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    Per gli avvocati difensori la confisca non era ancora intervenuta e quindi l’iter seguito è stato del tutto regolare. La Procura la pensa diversamente. Nel frattempo, Zucco sarebbe tornato a vivere in quella casa, nonostante non ne sia formalmente il proprietario.

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