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    SONO SPREAD AMARI – SECONDO GLI ANALISTI DI BARCLAYS, SE VENERDÌ MOODY’S DOVESSE TAGLIARE IL RATING DELL’ITALIA, FACENDOLO SCIVOLARE DALL’ATTUALE BAA3 CON OUTLOOK NEGATIVO A “SPAZZATURA”, LO SPREAD TRA BTP E BUND POTREBBE RAGGIUNGERE I 250 PUNTI BASE – COME DAGO-DIXIT E COME SI È VISTO CON FITCH E STANDARD&POOR’S, IN UNO SCENARIO DI CAOS GLOBALE, LE AGENZIE DI RATING SONO “MORBIDE” CON L’ITALIA. ANCHE SE, FINORA, MOODY’S HA SEMPRE DATO PROVA DI ESSERE LA PIÙ SEVERA CON ROMA…


     
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    Estratto dell’articolo di Marco Sabella per il “Corriere della Sera”

     

    giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

    Gli esami per l’Italia non finiscono mai. Dopo che venerdì scorso l’agenzia di rating Fitch ha confermato il giudizio tripla B con outlook (tendenza) stabile per il debito pubblico italiano, i mercati attendono con una certa apprensione la valutazione che arriverà la settimana prossima, per l’esattezza venerdì 17, da parte Moody’s, quella che ha sempre dato prova di essere la più severa tra le agenzie di rating nei confronti dell’Italia.

     

    Infatti se venerdì prossimo Moody’s dovesse tagliare il rating dell’Italia, facendolo scivolare dall’attuale Baa3 con outlook negativo al di sotto del livello investment grade (quello dei debitori più affidabili), lo spread tra Btp e Bund tedesco «potrebbe testare» la soglia dei 250 punti base. Queste le previsioni contenute in un report di Barclays dedicato alla situazione dei conti pubblici del nostro Paese e firmato dal capo economista europeo dell’istituto britannico, Silvia Ardagna.

     

    moodys moodys

    Barclays rileva come «le prospettive fiscali di breve termine dell’Italia si siano deteriorate per effetto dei una crescita più bassa, di una spesa per interessi più alta e per la mancanza di consolidamento fiscale» e prevede «un aumento» nel 2024 del rapporto debito-Pil, visto in ascesa dal 141,2% del 2023 al 144,3% (contro il 140,1% stimato dal governo), per poi «scendere gradualmente» negli anni successivi, grazie alla riduzione dei tassi Bce, a una crescita del Pil «contenuta ma positiva» e al ritorno a un «piccolo surplus primario». […]

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