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    SE NON CI AMMAZZA IL COVID, CI AMMAZZA IL LOCKDOWN - NEL SOLO 2020 I LAVORATORI ITALIANI HANNO VISTO CALARE IL LORO MONTE SALARI DI BEN 40 MILIARDI, PASSANDO DA 525,7 A 486,4 MILIARDI DI EURO: SECONDO EUROSTAT IL CALO, CHE CI RIPORTA INDIETRO DI ALMENO 5 ANNI, È DEL 7,5% RISPETTO AL 2019. LA MEDIA EUROPEA È DELL’1,9%. E L’ITALIA SI COLLOCA ULTIMA IN EUROPA…


     
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    Paolo Baroni per “La Stampa”

     

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    Non solo il Covid sino ad oggi ci è costato 1 milione di posti di lavoro, ma anche chi non è stato licenziato ha subito una bella mazzata in seguito al lockdown e alle chiusure prolungate.

    Secondo Eurostat, infatti, nel solo 2020 i lavoratori italiani hanno visto calare il loro monte salari di di ben 39,2 miliardi, passando da 525,7 a 486,4 miliardi di euro. Il calo, che ci riporta indietro di almeno 5 anni (nel 2016 il monte salari era pari a 490,6 miliardi), rispetto al 2019 è del 7,5% a fronte di un calo del Pil dell' 8,9% e contro una media europea che invece segna una riduzione quattro volte più bassa della nostra (-1,9%). Per noi si tratta del dato peggiore di tutta l' Europa a 27 e finisce per incidere negativamente anche sui versamenti dei contributi sociali a carico delle imprese, scesi in un anno del 5,24% contro il -1,37 della media Ue27.

     

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    Le cifre sono ricavate dalle tabelle elaborate da Eurostat relative alle principali componenti del Pil da poco aggiornate. Solo la Spagna ha registrato un dato analogo al nostro, con un calo del monte stipendi del 6,44% (-28,37 miliardi) ed una riduzione altrettanto pesante dell' occupazione (-600 mila unità). Nello stesso periodo in Francia sono stati persi 32 miliardi (ma su una massa salariale passata da 930 a 898 miliardi) con una perdita del 3,42%, appena 13 in Germania su un ammontare si oltre 1.500 miliardi di euro (-0,87%). In Olanda, invece, si è registrato addirittura un aumento della massa salariale a prezzi correnti pari ad un +3,29%.

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    Il blocco dei licenziamenti e il massiccio utilizzo degli ammortizzatori, estesi anche ai settori e lavoratori che in precedenza non avevano accesso agli ammortizzatori sociali, ha limitato in parte i danni a carico dei lavoratori dipendenti. Per questo ieri i sindacati sono tornati a chiedere che sia prolungato il blocco dei licenziamenti e che siano messi in campo interventi per rilanciare l' occupazione. Per la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti, a questo punto, «investimenti pubblici e privati e piano di assunzioni a partire dai settori pubblici sono necessari e urgenti». La prospettiva di uno sblocco dei licenziamenti, secondo il segretario confederale della Cisl Giulio Romani, «non potrebbe che peggiorare la situazione, sia in termini assoluti che comparativi».

     

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    Anche la Uil chiede di confermare il blocco dei licenziamenti «senza il quale il dato sarebbe più grave» e di rinnovare al più presto i contratti nazionali. Oltre a ciò occorre anche «agire sulla leva fiscale procedendo alla riforma dell' Irpef, che pesa per oltre il 90% sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati».

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